Il Fatto 2.2.18
Boschi dilania l’Svp: “Lei vince facile ma noi rischiamo tutto”
Il
collegio paracadute di Maria Elena - SfideLa rassegnazione dei
sudtirolesi: “Ci farà perdere voti, avremo un senatore in meno”
di Ferruccio Sansa
“È
come se la Juventus giocasse contro una squadra di prima divisione. Sì,
vinceremo la partita. Ma così rischiamo di perdere i tifosi e nella
prossima stagione lo stadio sarà vuoto”, sussurra un pezzo grosso della
Südtiroler Volkspartei. Meglio ricorrere alle metafore calcistiche.
L’intreccio di potere in Alto Adige è troppo complicato. La vittoria
sicura è l’elezione di Maria Elena Boschi. Ma poi si rischia che i
tifosi, cioè gli elettori, scappino dallo stadio.
Boschi dorme
sonni tranquilli: male che vada, ce la farà con una coalizione che alle
ultime elezioni qui aveva preso il 46%. Chi non chiude occhio è Philipp
Achammer, trentaduenne segretario Svp. Basta ascoltarlo, guardarlo,
leggere il curriculum: ricorda una versione sudtirolese di Renzi.
Giovani, pimpanti, lanciatissimi. Chi li conosce riferisce di una
simpatia istintiva, oltre che di convenienza politica. “Appoggiamo i
candidati del Pd perché ci hanno confermato non solo a parole il loro
impegno per l’autonomia”, ha detto Achammer. Ma ora il destino del
leader Svp si gioca nel collegio Bolzano-Bassa Atesina. Il segretario lo
ha capito quando nei giorni scorsi si è trovato di fronte quaranta
delegati di zona del suo partito, schierati per discutere la decisione
già presa. In sala l’atmosfera si tagliava con il coltello. E contro la
candidatura Boschi si sono schierati anche i giovani Svp. Oswald
Schiefer, responsabile Svp della Bassa Atesina, serra i ranghi, ma non
tace il problema: “Noi avevamo pensato che su otto possibili
parlamentari due potessero andare agli italiani. Ma ci aspettavamo che
fossero candidati locali”. Invece ecco planare da Roma Gianclaudio
Bressa, bellunese, e Boschi di Arezzo: “Bressa va bene. Ha fatto
tantissime cose per noi. Ma se proprio dovevamo prendere un altro
candidato da Roma avremmo preferito Graziano Delrio che ha fatto tanto
per questa terra, dalle infrastrutture alla proroga (senza gara, ndr)
della concessione dell’Autobrennero”. Già, l’autostrada – gallina dalle
uova d’oro – controllata dagli enti locali. Quindi dall’Svp.
I
governi di centrosinistra hanno fatto di tutto e di più per il partito
della stella alpina. Perfino a danno della comunità italiana, che a
Bolzano città rappresenta il 75% della popolazione, ma nel resto della
Provincia scende al 25. Ma non c’è soltanto la testa. Qui il voto si
decide con la pancia. Per capirlo basta girare per il collegio
Bolzano-Bassa Atesina, guardare il paesaggio. C’è la periferia sud di
Bolzano, dove tra centri commerciali, capannoni, grandi e piccole
industrie leggi lavoro e benessere. D’un tratto, però, il cemento
finisce (insieme con la maggioranza italiana) e cominciano quei paesi
con i campanili aguzzi, i masi appesi sui pendii. Qui prevale il voto
sud tirolese e, insieme con i vigneti del Traminer, mette le radici
l’Svp. Basta parlare con la gente che va a prendere i bambini alla
scuola di Bronzolo per capire la ricetta: nessuno parla di destra e di
sinistra. Si sta con chi tutela l’autonomia. Punto. E non è un caso che,
proprio nel cuore del collegio della Boschi, la stessa Svp sostenga
sindaci di centrodestra. Come Christian Bianchi, primo cittadino di
Laives. Lui ha capito che la questione Boschi può essere cavalcata, per
cancellare il Pd e far scricchiolare l’alleanza con l’Svp: “Questo
collegio era stato pensato per dare un parlamentare agli italiani
dell’Alto Adige. La nuova legge elettorale lo ha ridisegnato a vantaggio
dell’Svp. Ora che venga anche utilizzato per scambio di merce mi fa
arrabbiare”, attacca Bianchi. È il miracolo dell’operazione Boschi: ha
unito la pancia di italiani e sudtirolesi.
È l’incubo dell’Svp. I
vertici non sanno che pesci pigliare. Luis Durnwlader – presidente della
Provincia di Bolzano dal 1989 al 2014 – non gradisce la domanda: “Non
dico niente. Dovete parlare con chi guida il partito oggi”.
Arnold
Tribus, direttore del Tageszeitung di Bolzano (in prima pagina una foto
scollatissima della ministra), sorride sornione: “Vinceranno”, ma
ricorda le recenti esperienze non proprio convincenti dell’Svp, come “le
primarie fallimentari con un solo candidato”. E adesso le candidature
Bressa e Boschi: “Se il centrodestra avesse candidato Bianchi, come
qualcuno aveva proposto, molti elettori Svp potevano votarlo. Ma c’è
Michaela Biancofiore che voleva mettere il Tricolore nei masi”. Lei,
Biancofiore, cammina per la sua Bolzano con il fedele cagnolino. E
smorza i toni: “Macché, dico che tutti i cittadini devono avere le
stesse possibilità”. E giù due stoccate all’avversaria: “Io qui ci sono
cresciuta in mezzo ai bambini sudtirolesi. Mica ci vengo in vacanza…
parlo tedesco”.
Ma se l’Svp vince la partita, può perdere il
campionato: “Se perdiamo tanti voti – aggiunge Schiefer – ci giochiamo
un senatore al proporzionale. E non siamo più il primo partito della
Regione”. Dove andranno i voti in fuga? “Ich stimme nicht, io non voto”,
è il rosario che ripetono gli elettori di lingua tedesca per le strade
di Cortaccia. Ma c’è chi passa ai Verdi, unico partito interetnico.
Quello di Alexander Langer che oggi si schiera con Liberi e Uguali.
E
poi ci sono le provinciali di Bolzano in autunno. “Se va bene, la
ferita si rimarginerà. Se resta una cicatrice, sarà un guaio”, prevede
Schiefer. Ma correranno i partiti sudtirolesi meno moderati, come la
Sudtiroler Freiheit che non si presentano alle politiche. Le fortune
dell’Svp sono in mano a Maria Elena Boschi e al collegio Bolzano-Bassa
Atesina.