mercoledì 21 febbraio 2018

Il Fatto 21.2.18
Turatevi il naso: la comunicazione politica di Renzi
di Peter Gomez


È il caso che qualcuno all’interno del Partito democratico si decida a regalare a Matteo Renzi un manuale di comunicazione politica. Nelle ultime settimane il segretario dei Dem appare sempre più nel pallone. Dopo essere riuscito a sbagliare il rigore a porta vuota rappresentato dal caso delle mancate restituzioni degli stipendi da parte di una decina di eletti 5stelle, Renzi insiste con una campagna elettorale ricca di dichiarazioni suicide. L’ultima è contenuta in una sua intervista rilasciata a Il Mattino di Napoli, in cui afferma testualmente: “Non faremo alleanze con gli estremisti. Questa è l’occasione per seguire il messaggio che a suo tempo diede il grande Indro Montanelli: turatevi il naso e votate Pd”.
Ammettere che il proprio partito puzza non è però una trovata che possa spingere i simpatizzanti a fare la coda ai seggi. Anche perché nel 1976 la celebre frase non fu pronunciata da un leader dello scudocrociato, ma fu appunto scritta da un maestro in giornalismo che non voleva vedere i comunisti al governo. Va detto, però, che Renzi durante l’intervista si è reso conto di averla fatta fuori dal vaso. Tanto che ha provato ad aggiustare il tiro. “In molti casi”, ha spiegato, “non c’è neanche bisogno di turarsi il naso, perché i candidati sono ottimi”. Ma anche qui il chiarimento ha finito solo per peggiorare le cose. A campagna elettorale ormai inoltrata, Renzi si sta rendendo conto di quanto cattiva sia stata l’idea di presentare un trentina di indagati e imputati, più una ventina di voltagabbana (in prevalenza usciti da Forza Italia) e molti figli e nipoti di. E per questo invita i suoi potenziali elettori a ignorarli guardando invece alle candidature buone. Peccato però che la responsabilità di aver inserito nelle liste un numero così alto di impresentabili sia solo sua.
Il segretario del Pd gioca insomma tutto sulla difensiva e nel panico per i sondaggi butta sempre più spesso la palla in tribuna. Lo dimostra un’altra sua improvvida uscita. Quando esplode nei Cinque Stelle la questione dei furbetti dei rimborsi, Renzi dagli schermi di La7, dice: “I grillini sono uguali agli altri, solo meno capaci”. Ma se per un avversario del Movimento è politicamente sensato porre l’accento sulla sua presunta inadeguatezza rispetto alle responsabilità di governo, appare surreale e controproducente che un segretario di partito sostenga l’eguaglianza dal punto di vista morale di tutte le forze politiche in campo.
Non per nulla uno che di campagne elettorali se ne intende, Silvio Berlusconi, piuttosto che dire, come fanno il segretario dem e l’uomo della strada, “è tutto un magna magna”, ricorre alla bugia. Sui cartelloni pubblicitari di Forza Italia affissi in molte città l’ex Cavaliere fa scrivere: “Onestà, esperienza, saggezza”. E quando gli chiedono della sua condanna, sostiene di essere vittima delle toghe rosse e non dice: “Vabbè, ho frodato il fisco, ma lo fanno un sacco di imprenditori”.
Renzi però è in evidente stato confusionale. Il 4 marzo, se il Pd scenderà di molto sotto quota 25%, i suoi gli faranno (politicamente parlando) la pelle. E come sempre accade in questi casi i primi a sparargli addosso saranno i parlamentari in teoria più fedeli. Noi qui ci sentiamo di dargli un solo consiglio: se proprio non vuole leggersi un manuale di comunicazione, anticipi i tempi. Visto che i dem al governo ci torneranno solo in caso di grande coalizione, vada subito ad Arcore e s’inginocchi davanti al pregiudicato Berlusconi. Un corso accelerato di propaganda elettorale glielo farà certamente lui.