Repubblica 3.1.18
Dal People’s Party al M5S
Perché cresce l’anti-partito
di Nadia Urbinati
Benché
il partito politico abbia costituito l’ossatura delle democrazie
moderne, la democrazia dei partiti non ha mai goduto di un’egemonia
incontrastata. Scrivere la storia dell’anti-partito, come ideologia e
forma partecipata, significa scrivere quella della democrazia dei
partiti. La storia americana è esemplare: insieme ai partiti
ricostituiti dopo la Guerra civile, nella seconda metà dell’ 800, si
sviluppò la resistenza contro il loro dominio di istituzioni e società.
Il People’s Party — il primo partito populista della storia — si coagulò
intorno a questioni che sarebbero poi ritornate in altri momenti e in
altri Paesi: il dualismo tra “onesti cittadini” e “casta corrotta”, tra
“la gente che lavora” e “chi vive del sudore di chi lavora occupando
posizioni di privilegio”.
Parole simili ritornano nei momenti di
declino di legittimità morale dei partiti organizzati e attecchiscono
quando le identità di partito sono diventate gusci vuoti di obbedienza a
una linea che non corrisponde a null’altro che alla volontà di
sopravvivenza di una classe dirigente, spesso invisa e oggetto di
diffidenza. L’anti- partito è parallelo alla debilitazione dei partiti,
ne è una risultante meccanica. A fine ’ 800 per la crisi dei partiti
oligarchici, oggi per quella dei partiti di massa che si sono fatti
oligarchici a loro volta. È in questo contesto che dobbiamo leggere il
successo di gradimento del Movimento 5 Stelle, che non può essere
esorcizzato demonizzandolo.
Nell’America ottocentesca si
rispondeva all’obiezione per cui i seguaci del Partito del popolo erano
incompetenti con questa massima: l’incompetenza non è dannosa quanto la
corruzione. A questo servono le elezioni: a selezionare non tanto i
competenti quanto i candidati che meglio rispondono al sentire popolare.
E il partito non-partito propone persone “simili” agli elettori. Non
devono essere adusi al potere, esperti di trame. Il potere cerca
l’arcano per poter distribuire posti e favori senza mostrarlo al
pubblico, perché presume che quel che fa non sarebbe gradito né
legittimo. E dunque, il non- partito risponde con la trasparenza:
mettere tutto in Rete, come dicono i pentastellati, mostrare quel che
gli altri politici tendono a nascondere.
La fine dei partiti di
massa nel nostro Paese ha spalancato le porte a questa dimensione di
politica dell’ordinario. L’anti-partito è nato insieme alla democrazia
dei partiti, come diffidenza a priori. Poi quella diffidenza ha messo
radici, conquistando quel che restava dei partiti tradizionali,
desiderosi di cambiar nome, di togliere la parola “partito”, di essere
vicini alla “società civile”.
La scesa in campo di Berlusconi nel
1993-94 fu prorompente nel plasmare l’Italia dell’anti-partito, anche se
l’uomo di Arcore era figlio della democrazia dei partiti e fondatore di
un partito che non era per nulla post. Eppure il linguaggio che mise in
circolo fu segnato da una visione anti-partitica: un linguaggio fatto
di “odio” e “amore”, di emozioni esposte senza mediazione; la
demolizione della persona pubblica con l’arma dell’epiteto, dell’offesa,
del nomignolo. Pochi programmi molte emozioni.
Oggi l’Italia è
figlia matura di questa realtà. In questo terreno il Movimento 5 Stelle
si è stabilizzato, filtrando nella sua identità quel che è stato
edificato ( o distrutto) da trent’anni — passando dalle piazze urlanti
di Grillo al pacato stile di Di Maio, concludendo una parabola di
mutazione da opinione-contro a forza per governare. Il Movimento
gentista per eccellenza, che può affermare che l’incompetenza fa meno
danni della corruzione; e quindi non sembra soffrire le conseguenze di
amministrazioni comunali non governate benissimo. Ma, come per i
neofiti, anche per i politici che si formano artigianalmente, fuori dei
partiti, vale quel che vale per tutti noi a scuola: sbagliamo ma
apprendiamo. La forza del Movimento sta in questo. Non comprendere
quanto radicata sia nella vicenda convulsa di democrazia post- partitica
significa non comprendere il bacino largo e trasversale di
simpatizzanti di queste visioni semplici.