martedì 16 gennaio 2018

Repubblica 16.1.18
On Trump si passa oltre la soluzione dei due stati
di Federico Rampini


L’asse fra Trump e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, con in più la sponda dell’Arabia saudita, sta reggendo. Pence andrà quindi a raccogliere gli applausi del governo israeliano e buona parte della sua opinione pubblica, che considera l’annuncio su Gerusalemme la presa d’atto di una realtà. Nelle altre due tappe – in Egitto e in Giordania – il vicepresidente degli Stati Uniti potrà misurare la tenuta delle allenze americane in un’area dove di recente l’avanzata dell’influenza russa è la vera novità.
Il profilo di Pence
Il profilo ultra-religioso di Pence è utile per capire il patto di ferro tra il partito repubblicano e la destra israeliana. Oltre alle considerazioni strategiche e geopolitiche, si è saldata da tempo un’intesa stretta fra i cristiani evangelici e Israele.
Gli evangelici, che sono una constituency fedele del partito repubblicano (entrarono nella “maggioranza silenziosa” ai tempi di Ronald Reagan, ne sono diventati una colonna portante sotto George Bush Junior), nella loro interpretazione letterale della Bibbia trovano riferimenti alla situazione attuale del Medio Oriente, sposano senza riserve gli insediamenti dei coloni israeliani nei territori occupati.
Ma a quale esito puntano la destra americana e quella israeliana? Trump, imbeccato dal genero Jared Kushner a cui lui delega il futuro piano di pace americano, ha accennato al superamento possibile dello scenario dei due Stati. Anche dentro il governo Netanyahu questa ipotesi non è più un tabù.
Paradossalmente, però, trova una sponda in alcuni dirigenti palestinesi. Perché se si abbandona la prospettiva dei due Stati, e la totalità dei territori viene di fatto annessa nello Stato d’Israele, viene al pettine la questione dei diritti politici dei palestinesi. Una volta annessi anche loro, dovrebbero poter votare. E allora Israele può dirigersi verso equilibri politici molto diversi.
L’alternativa è l’apartheid.
Prima o poi le teste pensanti della destra americana e israeliana dovranno pronunciarsi.