giovedì 25 gennaio 2018

La Stampa 25.1.18
Vicini a ripeterlo con l’uomo. Ma non servirebbe a nulla”
Il genetista Novelli: “La nostra specie sparirebbe. Invece ora potremo testare nuove terapie”
di Valentina Arcovio


«Tecnicamente siamo vicini alla possibilità di clonare gli esseri umani, ma farlo non ci porterà alcun vantaggio». È così che il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’Università Tor Vergata di Roma, risponde ai timori sollevati in seguito all’annuncio della clonazione di due scimmie utilizzando la stessa tecnica che ha permesso la clonazione della pecora Dolly.
Professore, abbiamo già gli strumenti per clonare gli esseri umani?
«Con questo lavoro pubblicato dai ricercatori cinesi possiamo dire di esserci molto vicini. Del resto le scimmie sono animali molti simili a noi. Ma attenzione: questo non significa che domani verranno clonati anche gli esseri umani».
Perché lo ritiene improbabile?
«Perché non ci sarebbe di alcuna utilità nel farlo. A cosa può servire creare esseri umani tutti identici? A niente. Non ne trarremmo alcun vantaggio, né dal punto di vista sanitario né dal punto di vita culturale. Abbiamo bisogno che la vita umana sia solo frutto dell’incontro tra due gameti. In gioco c’è la nostra stessa sopravvivenza».
In che senso?
«Creare esseri umani identici ridurrebbe la nostra variabilità genetica. E sappiamo che una riduzione della variabilità genetica può portare addirittura alla scomparsa di un’intera specie. Quindi, perché dovremmo mettere a rischio la nostra specie clonando esseri umani in laboratorio?»
Cosa ci garantisce che i ricercatori cinesi non ci sorprendano ancora, ma questa volta clonando un essere umano?
«Anche i ricercatori cinesi sanno che non ne trarrebbero alcun beneficio. Nello studio in cui descrivono come sono riusciti a utilizzare la tecnica di clonazione usata con la pecora Dolly per clonare le due scimmie hanno spiegato bene che lo hanno fatto solo per migliorare la ricerca. Il loro scopo quindi è dichiaratamente diverso da quello di creare esseri umani identici in laboratorio».
In che modo la clonazione di scimmie può aiutare la ricerca?
«Clonando le scimmie avremmo modelli di malattie umane che potremmo utilizzare per testare nuove terapie, come quella dell’editing genetico. Lo scopo è quello di cercare nuove cure contro malattie oggi incurabili. Inoltre, clonando le scimmie si avrebbe anche il vantaggio di utilizzarne sempre meno per le sperimentazioni umane, in quanto avremmo dei modelli sperimentali molto affidabili e soprattutto riproducibili. L’implicazione etica di cui dovremmo invece dovremmo discutere è un’altra: è giusto creare animali simili a noi come le scimmie per utilizzarle nelle sperimentazioni?»
Secondo lei, è giusto farlo?
«A mio avviso è giusto farlo solo se servono per sperimentare terapie contro malattie oggi incurabili. E quindi solo per salvare la vita di esseri umani. È su questo che si dovrebbe aprire un serio dibattito etico».