La Stampa 23.1.18
Abu Mazen guarda all’Europa: “Riconosceteci subito come Stato”
La visita del leader dell’Anp a Bruxelles. L’Ue frena e studia una cooperazione economica
di Marco Bresolin
Abu
Mazen è arrivato ieri a Bruxelles con una richiesta ben precisa:
«Facciamo appello all’Unione europea affinché riconosca lo Stato di
Palestina». E ha usato un avverbio netto: «Rapidamente». Ma dall’altra
parte del tavolo la risposta dei 28 ministri non poteva essere positiva:
l’Ue ha infatti deciso di lasciare il riconoscimento ai singoli Stati,
anche perché non tutti sono sulla stessa linea. Una presa di posizione
collettiva, dunque, non ci poteva essere. Ma a Bruxelles il presidente
dell’Autorità palestinese ha trovato porte tutt’altro che chiuse.
Tra
i 28 ministri degli Esteri Ue - su spinta della Francia -, si sta
facendo sempre più strada l’ipotesi di avviare i negoziati per un
accordo di associazione tra l’Europa e la Palestina. Il che
consentirebbe di evitare il sigillo del riconoscimento ufficiale, ma di
fatto - attraverso una forma di cooperazione economica e commerciale -
l’Europa tratterebbe la controparte come un vero e proprio Stato. «È una
questione di cui non abbiamo parlato oggi - dice Federica Mogherini,
Alto Rappresentante per la Politica Estera Ue -, ma ci sono state
discussioni tra Stati membri nelle scorse settimane sulla possibilità di
lanciare i negoziati». Se ne riparlerà nelle prossime riunioni.
Abu
Mazen ha motivato la richiesta di pieno riconoscimento, dicendo che
«non sarebbe in contraddizione con la ripresa dei negoziati» e che
«incoraggerebbe i palestinesi, aiutandoli ad avere speranza nella pace».
Ci sono «troppe risoluzioni dell’Onu e del Consiglio di Sicurezza su
questo tema - ha aggiunto - che non possono restare solo pezzi di
carta».
La missione del leader palestinese a Bruxelles, comunque,
aveva un obiettivo molto chiaro: «L’Ue è il nostro più importante
partner internazionale e deve giocare un ruolo politico per trovare la
giusta soluzione». Da parte europea non c’è alcuna volontà di tirarsi
indietro, anzi. Mogherini ribadisce che la posizione sul Medio Oriente è
«ferma». Nel senso che è decisa («Questo non è tempo per il
disimpegno»), ma anche che non è cambiata: Bruxelles continua a dire che
servono due Stati con Gerusalemme capitale condivisa da entrambi.
Proprio
dalla Mogherini erano arrivate critiche nette nei confronti
dell’amministrazione Trump, dopo l’annuncio legato allo spostamento a
Gerusalemme dell’ambasciata Usa in Israele. «Noi non lo seguiremo»,
aveva ripetuto a dicembre davanti al premier israeliano Benjamin
Netanyahu nel corso di una sua visita a Bruxelles. Su questo, a parte il
tentennamento di alcuni Stati (Repubblica Ceca in testa), il fronte è
rimasto sostanzialmente compatto. Quel che è certo, però, è che un punto
di incontro con Trump andrà trovato per risolvere la questione in Medio
Oriente: «Gli Usa da soli non ce la possono fare, ma senza gli Usa non
ce la possiamo fare nemmeno noi», ammette Mogherini.