La Stampa 18.1.18
L’Fbi arresta la spia che ha tradito la rete degli 007 americani in Cina
di Paolo Mastrolilli
La
fuga di Jerry Chun Shing Lee è finita lunedì all’aeroporto Kennedy di
New York, quando l’Fbi lo ha arrestato, chiudendo così la caccia alla
spia più sanguinosa del dopo Guerra Fredda. Almeno una dozzina di agenti
e informatori americani hanno perso la vita, perché lui li ha venduti
alla Cina, nella sfida per il dominio globale che Pechino ha ormai
lanciato da tempo contro Washington.
Era il 2010, quando alla Cia
era scattato l’allarme: la rete di spionaggio nella Repubblica popolare
stava crollando. All’inizio era sembrato un caso isolato, quando i primi
collaboratori erano scomparsi, ma poi l’attacco era diventato
sistematico. Uno dopo l’altro, tutti gli informatori più preziosi dei
servizi segreti Usa erano spariti, e la loro fine era stata drammatica.
Alcuni erano stati rinchiusi in prigione, ma la maggior parte era stata
giustiziata. Non si trattava di cittadini americani, ma di cinesi
reclutati sul posto.
L’emergenza aveva provocato uno scontro tra
la Cia e l’Fbi, perché Langley pensava che Pechino avesse penetrato i
sistemi di comunicazione dell’agenzia, mentre il Bureau sospettava
l’esistenza di una talpa. Poco alla volta, la verità era emersa. I
sospetti si erano concentrati su Lee, un cinese naturalizzato americano,
che dal 1982 al 1986 aveva servito nell’esercito, e nel 1994 era
entrato nella Cia. Nel 2007 aveva lasciato l’agenzia, trasferendosi ad
Hong Kong, e secondo i colleghi era risentito perché la sua carriera si
era arenata. Quindi poteva esser motivato dal desiderio di rivalsa.
Nel
2012 l’Fbi lo aveva attirato negli Usa, con la falsa promessa di fargli
ottenere un nuovo contratto con la Cia. Mentre era in albergo con la
famiglia alle Hawaii, e poi in Virginia, gli agenti avevano perquisito i
suoi bagagli, scoprendo due libri in cui aveva annotato i nomi e i
contatti degli informatori scomparsi nella Repubblica popolare. Gli
inquirenti avevano interrogato Jerry cinque volte, tra il maggio e il
giugno del 2013, ma per qualche ragione che non è mai stata chiarita
avevano deciso di non arrestarlo. Forse perché sospettavano che avesse
dei complici, o speravano che li aiutasse a smascherare i suoi
manovratori. Comunque Lee, che ora ha 53 anni, era rimasto libero e
aveva potuto tornare con la sua famiglia ad Hong Kong, dove era protetto
dalle autorità cinesi.
Per motivi che l’Fbi non ha rivelato, nei
giorni scorsi Jerry è tornato negli Usa, e stavolta è scattata la
trappola. Secondo l’antispionaggio, il suo è stato il tradimento più
grave e sanguinoso dai casi di Aldrich Ames e Robert Hanssen, venduti a
Mosca. Ma soprattutto conferma che la Cina è diventata l’avversario
strategico più determinato e pericoloso per gli Usa.