il manifesto 16.1.17
Niger, anche la Lega di Salvini si accoda al Pd
L'Italia in Africa. La ministra Pinotti:«Non sarà una missione combat, andiamo lì per addestrare»
di Carlo Lania
Niger,
Tunisia e Libia, ma anche il Sahel e, più in generale, il Mediterraneo.
Sono queste le nuove aree prioritarie per l’Italia. A spiegarlo è stata
la ministra della Difesa Roberta Pinotti intervenendo davanti alle
commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato dove da ieri sono
all’esame le missioni internazionali del Paese. Quella in Niger, ha
spiegato Pinotti, «non sarà una missione combat, andiamo lì per
addestrare le forze di sicurezza del Paese». E sempre da ieri al fronte
dei favorevoli ai nuovi impegni militari, dove già sono allineati Pd,
Forza Italia e Ap, si è aggiunta anche la Lega. «Io sono a favore» ha
spiegato Matteo Salvini. «Ogni intervento italiano in giro per il mondo,
che serve a difendere i confini o l’interesse nazionale, avrà il voto
favorevole della Lega».
Dopo essere stato annunciato alla fine
dell’anno dal premier Paolo Gentiloni, l’impegno africano dell’Italia
comincia dunque a concretizzarsi. Contemporaneamente il governo vuole
alleggerire la presenza di soldati italiani in Iraq e Afghanistan,
arrivando nel primo caso fino al dimezzamento dell’attuale contingente
forte di 1.500 uomini. Tutto avverrà gradualmente: i primi 250 soldati
lasceranno l’Iraq entro marzo, seguiti da altri 450 entro settembre.
Duecento, invece, i soldati in meno previsti in Afghanistan. Daesh, ha
spiegato Pinotti, «è stato sconfitto militarmente, anche se rimane alto
il pericolo di terrorismo».
Saranno invece 470 i soldati impegnati
in Niger, la più importante delle nuove missioni. I primi a partire una
volta avuto il via libera del parlamento saranno 130 uomini, seguiti a
giugno dal resto del contingente. La missione costerà 49,5 milioni di
euro per il 2018, trenta dei quali già stanziati fino a settembre.
Ma
cosa faranno i soldati italiani in Niger? «Non è una missione combat –
ha detto la ministra – né una missione in cui pensiamo di mettere 470
uomini come sentinelle ai confini. Il Niger ha detto di avere un
problema nel controllo dei confini, ma non vogliono che li controlliamo
noi. Vogliono diventare in grado di controllarli e sentono di avere
bisogno di noi».
La missione avrà la sua base all’aeroporto di
Niamey mentre i rifornimenti avverranno soprattutto via mare. Per questo
è stato individuato come punto di imbarco e sbarco il porto di Cotonou,
in Benin, a 1.300 chilometri di distanza dalla capitale nigerina. La
missione potrà inoltre contare sui 130 mezzi terrestri, tra i quali
anche carri Lince e due aerei per il trasporto truppe e merci. Il
contingente comprenderà un gruppo di addestratori, un team sanitario e
personale del genio, oltre naturalmente agli uomini addetti all
sicurezza della base. «Esistono missioni europee, esiste un intervento
della Francia come degli Stati uniti», ha proseguito la ministra. «Noi
ci coordiniamo con la strategia che riguarda il G5 Sahel (la nuova forza
militare formata da truppe di Niger, Mali, Mauritania, Burkina Faso e
Ciad, ndr) ma si tratta di uan missione bilaterale». Il ministro degli
esteri Angelino Alfano ha invece annunciato uno stanziamento italiano di
100 milioni di euro al Niger, che intensificherà l’azione di contrasto
dei flussi di migranti diretti in Italia. «I risultati ci sono già e
parlano chiaro: drastica riduzione dei flussi dai 330 mila del 2016 ai
62 mila del 2017», ha detto il titolare della Farnesina.
Per
quanto riguarda la Libia, ai 370 uomini già impegnati con la missione
Ippocrate (spedale a Misurata) e con la Guardai costiera libica, se ne
aggiungeranno altri 30 con funzioni sempre con compiti di addestramento
alle forze di sicurezza libiche. In Tunisia, invece, l’Italia
parteciperà alla missione Nato e contribuirà alla costituzione di un
comando di livello di brigata.
Mercoledì è previsto il voto alla
Camera, mentre per il Senato sarà probabilmente sufficiente il voto
espresso dalle commissioni. La decisione di riaprire le camere per
consentire il voto alle missioni ha però sollevato critiche a sinistra.
«Una scelta di questa natura – ha detto il vicepresidente della
commissione Esteri della Camera Erasmo Palazzotto (LeU) – non può essere
assunta da u parlamento che non si trovi nel pieno delle sue finzioni
senza che questo determini un vulnus per la nostra democrazia».