martedì 16 gennaio 2018

il manifesto 16.1.17
Bonino, oggi il sì a Renzi e anche a Gori e Zingaretti
Il Pd e il rebus liste. Oggi la riunione con +Europa, poi la sigla sugli accordi anche per gli altri 'nanetti'. Al Nazareno trattative serrate per le deroghe ai parlamentari di lungo corso
di Daniela Preziosi


«Sarò candidata, non so ancora dove ma lo farò». Ieri a Cartabianca, su Raitre, Emma Bonino teneva ancora aperta la possibilità della corsa solitaria della lista +Europa. Visto dal Nazareno, però, l’accordo sembra ormai arrivato a meta. «Un’intesa è necessaria e possibile»per Piero Fassino. Che stamattina, con Lorenzo Guerini e Maurizio Martina, incontrerà Benedetto Della Vedova, Riccardo Magi e Bruno Tabacci per definire i dettagli. Bonino forse non ci sarà. E non ci sarà Renzi che a pranzo vedrà Albert Rivera, leader di Ciudadanos, riferimento anche per i radicali per il suo europeismo spinto.
Quanto ai «dettagli» dell’accordo, si fa per dire: «Il problema è se si valorizza o no l’apporto politico di +Europa», dice Bonino. Ma anche chiudere sui seggi all’uninominale: il Pd offrirebbe quattro collegi blindati, i radicali ne chiederebbero altri due e non è detto che alla fine non ne portino a casa almeno un altro. Bonino smentisce che la discussione sui numeri sia mai iniziata: «Mai parlato di seggi e spero non se ne parli mai. Il problema è un altro, tra chi vuole chiudere e chi vuole aprire il progetto europeo».
Ma la prosaica questione dei seggi per il Pd è una decisione tutt’altro che banale: dopo +Europa arriveranno a riscuotere gli ulivisti, che per ora hanno incassato tre posti (il socialista Nencini, il verdi Bonelli e il prodiano Santagata). E i i Civici popolari di Beatrice Lorenzin che, imbronciati per l’esclusione dalla coalizione del Lazio, ora ne chiedono sette (la stessa Lorenzin, Casini, Bianconi, Vicinanza, Galletti, D’Alia, Dellai e Olivero). Al Nazareno si esclude l’alleanza con Verdini e i repubblicani.
Ma in ogni caso il Pd si prende ancora qualche giorno: in attesa che i sondaggi stabilizzino il peso dei cosidetti «nanetti». Finora solo «+Europa» si avvicina al 2%. Gli altri restano piantati intorno all’1. La direzione di domani intanto approverà il regolamento per le candidature, poi una seconda riunione il 25 gennaio darà l’ok alle liste. Per quel giorno tutti i rebus dovranno essere risolti, compreso quello delle deroghe ai parlamentari in carica da più di 15 anni (sono in 25 ad averne bisogno, oltre a Gentiloni e i ministri Minniti, Franceschini e Pinotti, fra gli altri Giachetti, Realacci e Fioroni). Il termine delle candidature scade il 29.
Il sì di Bonino e compagni, poi, per il Pd vale tre. I radicali italiani sono pronti a entrare anche nelle coalizioni di Lombardia e Lazio. Stamattina a Milano Marco Cappato terrà una conferenza stampa per parlarne. Lui non si candida (né alle politiche né in Lombardia, «per poter concludere nella massima libertà il processo» dov’è imputato di aiuto al suicidio di dj Fabo), ma l’ok a Gori è praticamente cosa fatta, peraltro dopo una giornata di polemiche contro il leghista Fontana.
Anche con Zingaretti i rapporti sono buoni: qui, forti di un insediamento storico nella Capitale, valutano di correre con un simbolo più vicino alla tradizione radicale. Lo scorso giro, nel 2013, la rottura fra l’allora candidato e Marco Pannella era stata netta: il candidato dem non aveva voluto con sé i due radicali uscenti. In nome di un rinnovamento generale che in realtà serviva a far digerire al Pd il repulisti di consiglieri dalle performance non ineccepibili durante la giunta Poverini.