La Stampa 1.12.17
Il dossier che avvelena le elezioni
di Marcello Sorgi
Pierluigi
Boschi, padre della sottosegretaria Maria Elena e vicepresidente di
Banca Etruria, non partecipò alle riunioni degli organi dirigenti che
deliberarono i finanziamenti che poi portarono l’istituto alla
bancarotta. E la Banca d’Italia, prima di procedere al commissariamento,
valutò l’eventualità di far fondere Etruria con la Popolare di Vicenza,
anche questa traballante e poi finita malissimo.
Nella seduta
clou della commissione d’inchiesta, dedicata al più spinoso - per
implicazioni politiche - e recente crac bancario, e concentrata
sull’audizione del procuratore della Repubblica di Arezzo Rossi, il Pd
ha segnato due punti a suo favore: ha visto sostanzialmente scagionato
dalle accuse più gravi papà Boschi, bersaglio delle opposizioni per la
presenza al governo della figlia, prima come ministra delle Riforme e
adesso come sottosegretaria alla presidenza del Consiglio; e ha
ascoltato le perplessità («Ci è sembrato un poco strano») del magistrato
responsabile delle indagini su Etruria rispetto al comportamento di
Bankitalia, che prima di procedere al commissariamento avrebbe
incoraggiato la fusione tra due banche afflitte dagli stessi problemi e
finite entrambe in liquidazione.
Il caso Etruria è la ragione per
cui è nata la commissione parlamentare, con l’obiettivo di far luce
sulla truffa ai piccoli risparmiatori raggirati e in parte risarciti dal
governo. Renzi (che a fine ottobre, per questo, aveva osteggiato in
Parlamento, senza però trovare ascolto dal governo né dal Presidente
della Repubblica, la riconferma del Governatore Visco) ha sempre puntato
a dimostrare che quanto è avvenuto è dipeso dalle carenze della
Vigilanza di Bankitalia e della Consob, che nel corso dei lavori
parlamentari si sono difese anche scaricandosi vicendevolmente le colpe.
Le opposizioni, e soprattutto il Movimento 5 stelle, miravano invece
sulla Boschi e sul governo presieduto dal leader del Pd.
Ieri, per
quanto il presidente Casini si sia adoperato per tenere il lavoro dei
parlamentari entro i canoni di un’inchiesta parlamentare, la durezza
dello scontro politico tra il 5 stelle Sibilia e i membri renziani della
commissione ha confermato che non sarà facile chiudere il dossier
Etruria e il tema banche resterà caldo per tutta la campagna elettorale.
Sibilia ha cercato di incalzare il procuratore Rossi su Boschi padre,
mentre la delegazione Pd, capeggiata dal presidente del partito Orfini,
ha sottolineato, parlando di «fallimento», le presunte carenze di Banca
d’Italia, che in serata a sua volta con un comunicato ha precisato di
non aver mai sostenuto la fusione tra Etruria e Popolare di Vicenza.
A
questo punto il lavoro della commissione d’inchiesta volge al termine,
visto che anche la legislatura, dopo l’approvazione della legge di
stabilità e della legge sul testamento biologico, si chiuderà a cavallo
di fine anno. Ma prima della conclusione arriverà l’audizione-chiave di
Visco, chiamato a chiarire il ruolo di via Nazionale di fronte a quanto è
emerso via via dall’inchiesta parlamentare. In quell’occasione si
capirà se nella relazione finale (o nelle relazioni, perché potrebbero
essere più di una, di maggioranza e di minoranza) della commissione a
prevalere sarà la linea di difesa dell’Istituto di emissione: aver fatto
il possibile, con più di 75 interventi diretti e liquidazioni di banche
nel corso dei lunghi anni di crisi, scontando le reticenze degli
amministratori infedeli, alcuni dei quali, come ad esempio proprio i
vertici della Popolare di Vicenza, nascondevano agli ispettori della
Vigilanza i documenti comprovanti lo stato di dissesto dei propri conti e
i finanziamenti oggetto di accordi obliqui con clienti semi-falliti.
Oppure se ad averla vinta sarà lo schieramento dell’accusa, con in prima
linea il Pd renziano, che contesta a Visco la responsabilità dei danni
subiti dai risparmiatori, attratti fraudolentemente a investire in
titoli-spazzatura, da banche che approfittavano della fiducia dei loro
correntisti, e secondo Renzi Bankitalia avrebbe dovuto fermare in tempo.