Repubblica 10.11.17
Mibact, i ritardi del concorsone 70 assunzioni su 800 previste
La paralisi per la pioggia di ricorsi al Tar e la concorrenza tra precari che corrono per più posti
A
un anno e mezzo dalla prova architetti, archivisti e altri esperti
restano (per adesso) a casa. E a risentirne è il sistema della tutela
di Francesco Erbani
ROMA
Viene presentato come il punto di svolta nella tutela dei beni
culturali in Italia. Un punto di svolta atteso da troppi anni, che il
ministro Dario Franceschini esibisce come un vanto della propria
gestione. Ma il concorso per assumere 500 nuovi funzionari nelle esangui
soprintendenze, in archivi e biblioteche ridotti al lumicino stenta a
dare i suoi frutti. Bandito nel maggio 2016, avrebbe dovuto produrre
effetti già alla fine di quell’anno. Nel frattempo il ministro è
riuscito a portare da 500 a 800 i nuovi innesti. E spera di arrivare a
quota 1000 con la nuova legge di stabilità. Ma anche il 2017 è avviato a
chiudersi e appena una settantina sono le assunzioni realmente
effettuate: una cinquantina di bibliotecari e una ventina di
antropologi. Languono invece tutti gli altri, architetti, storici
dell’arte, archeologi e archivisti.
Le prove si sono svolte e le
commissioni si sono pronunciate. I vincitori sono stati proclamati, le
graduatorie sono state fissate e pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale.
Accanto ai vincitori compaiono gli idonei. Però qualcosa si è inceppato.
Trascorrono le settimane, i mesi e, nonostante le sollecitazioni di chi
ha superato la prova e attende l’immissione in ruolo, nulla accade. Né
si capisce con certezza dove siano gli intoppi.
È la prima volta,
si sottolinea al ministero, che si bandisce un concorso di queste
dimensioni e il motivo del ritardo nelle assunzioni, s’insiste, sono i
ricorsi al Tar. Alcuni dei quali contestano i requisiti richiesti ai
candidati o la posizione in graduatoria. Ma può essere solo questo il
motivo? C’è chi ricorda che anche dopo precedenti concorsi furono
presentati ricorsi. Eppure si procedette ugualmente alle assunzioni con
riserva. Al Mibact ribattono che non è possibile operare in questo modo e
che molto invece dipende dalle diverse interpretazioni dei giudici
amministrativi. Inoltre, assicurano, le assunzioni avverranno entro la
fine di quest’anno. Aggiungendo che nel frattempo sono stati reclutati
45 nuovi funzionari amministrativi (non provenienti però dal concorso).
In attesa che la situazione si sblocchi continuano a fioccare gli
interrogativi su come opera il ministero. Un’altra ragione del ritardo
può essere di tipo burocratico. E risale a un paradosso. Molti
candidati, che da anni sono impiegati come funzionari, ma in modo
assolutamente precario, hanno acquisito grandi competenze. E questo li
ha indotti a presentare domanda per diverse classi di concorso, per
esempio, sia come archivisti sia come bibliotecari. E ad aver vinto per
entrambi i ruoli. Insomma, potrebbe essere stata la spiccata
preparazione di tanti concorrenti ad aver messo in crisi gli apparati
ministeriali?
Il Mibact ha urgentissimo bisogno di rinforzare i
propri organici, sia a Roma, nelle sue strutture centrali, sia
soprattutto nelle soprintendenze territoriali o negli archivi, dove si
esercita concretamente la tutela. Ma il compito è arduo e con poco
personale si fa anche fatica a smaltire le pratiche post concorso. E
così 91 archeologi hanno vinto il concorso e altri 112 sono risultati
idonei, ma nessuno di loro ha effettivamente preso servizio. Lo stesso
accade per gli storici dell’arte (40 vincitori e 41 idonei, nessuno
assunto), per gli archivisti (95 vincitori e 136 idonei, nessuno
assunto) e per le figure di promotore e comunicatore (30 vincitori e 79
idonei, nessuno assunto). Per gli architetti siamo ancora più indietro.
Il bando prevedeva 130 posti, ma si è ancora in attesa che venga
pubblicata la graduatoria di merito. Come pure per i restauratori, ai
quali si attribuivano 80 posti, ma è appena uscita la graduatoria degli
ammessi all’orale.
La situazione in molti uffici del ministero si è
fatta pesante. In particolare in tante soprintendenze delicate, alle
prese, senza il personale sufficiente, con le semplificazioni
procedurali decise dalla riforma Madia, che impongono tempi brevissimi
per le autorizzazioni paesaggistiche. L’età media dei funzionari supera i
55 anni e fra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo sono in
tanti ad andare in pensione. Le nuove assunzioni non avrebbero coperto
tutte le necessità. Ma una boccata d’ossigeno l’avrebbero comunque
assicurata. Sempre che giungano in porto al più presto.