pagina 99 3.11.2017
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Epidemia di solitudine
Ne uccide più la solitudine che l’obesità. O quasi. Un nuovo studio americano, basato sulla meta analisi di altri studi precedenti, ha provato a misurare quanto impatti sulla salute pubblica la crescente solitudine che caratterizza soprattutto le società occidentali. Secondo l’analisi di Julianne Holt-Lunstad, professoressa di psicologia alla Brigham University in Utah, la mancanza di un’appropriata rete sociale aumenta del 50% il rischio di andare verso una morte prematura. Il lavoro è basato sull’analisi di 148 studi precedenti e che hanno complessivamente coinvolto 300 mila partecipanti. Una seconda ricerca, che questa volta mette insieme 70 studi per 3,4 milioni di casi, dimostra che l’isolamento, vivere soli e la solitudine hanno un impatto sulla possibilità di morte prematura paragonabile a quello dell’obesità. «Con l’invecchiamento della popolazione che stiamo vivendo, gli effetti sulla salute pubblica possono solo peggiorare», ha spiegato in un comunicato stampa Julianne Holt-Lunstad, che ha presentato il suo lavoro all’American Psychological Association. «In effetti, la situazione che stanno affrontando diversi Paesi ci dice che siamo di fronte a una epidemia di solitudine». Tra i fattori che aumentano il rischio di solitudine, che cresce nei Paesi più ricchi ma non solo, ci sono tutti gli elementi caratterizzanti le società e le famiglie affluenti: un’aspettativa di vita più lunga, una decrescita del numero di matrimoni, meno persone che decidono di avere figli, l’aumento dei divorzi, la tendenza a vivere da soli. La situazione è tanto grave da suggerire l’intervento pubblico per attutire gli effetti negativi di questa tendenza. In Gran Bretagna da mesi se ne sta occupando una commissione di avvocati che lavora con le categorie più a rischio: anziani, rifugiati, neo genitori, giovanissimi. Secondo Holt-Lunstad è necessario un cambio mentale e culturale: come le persone si preparano alla pensione finanziariamente, così dovrebbero fare a livello di rete sociale, essendo il luogo di lavoro quello in cui nascono la maggior parte dei legami. Allo stesso tempo, è necessario intervenire sugli spazi pubblici incentivando la creazione di luoghi che favoriscono la socializzazione, come piazze e giardini.