lunedì 27 novembre 2017

pagina 99 24.11.2017
Maschi scarsi e aggressivi 
Sessismo | Negli ambienti di lavoro, gli uomini con basse performance tendono ad avere più pregiudizi nei confronti delle donne, sostengono due ricercatori
di Giovanna  Faggionato


Ci volevano un biologo evoluzionista e un diffusissimo videogioco in cui si impugnano mitragliatrici e si lanciano granate per scoprire le origini del sessismo. Nei giorni in cui la collina di Hollywood è l’epicentro di un vero dibattito sul rapporto tra i sessi – non si può dire lo stesso in Italia – Jennifer Berdahl, professoressa di Studi sulla leadership, genere e diversità alla University of British Columbia, ha rilanciato sui social network uno studio dei ricercatori Michael Kasumovic e Jeffrey Kuznekoff che va a indagare il comportamento del maschio in un ambiente competitivo in cui convivono donne e uomini. E quello che succede, secondo la ricerca, è che gli uomini con basse prestazioni sono ostili verso un compagno di squadra donna e invece si mostrano sottomessi nei confronti dei compagni maschi. Sappiamo che i comportamenti sessisti sono prevalenti in quasi tutti gli ambienti di lavoro e dilaganti online, si legge nell’abstract della ricerca, ma anche se i sociologi spiegano che il sessismo è una reazione all’ingresso delle donne in un’arena tradizionalmente maschile questa prospettiva non spiega perché solo una parte degli uomini ha questi atteggiamenti. Così gli autori, il biologo Kasumovic e Jeff Kuznekoff, studioso degli effetti delle nuove tecnologie sul comportamento umano, hanno deciso di analizzare il problema da una prospettiva evoluzionista e di utilizzare un esperimento basato sul videogioco Halo3, un gioco molto famoso della console Xbox. Il videogioco, hanno spiegato, è un’opportunità unica per esaminare le variazioni nel comportamento sessista. A Halo 3 possono giocare l’una contro l’altra squadre composte fino a quattro giocatori rigorosamente anonimi e scelti direttamente dal sistema. A ogni giocatore vengono assegnati automaticamente dei compagni di squadra e un ranking costantemente aggiornato in base alle proprie caratteristiche e alle performance. Lo scopo è uccidere i nemici e farsi ammazzare il meno possibile. L’esperimento ha coinvolto 189 giocatori, tutti uomini. Durante le partite i ricercatori hanno inviato a un gruppo messaggi vocali pre-registrati da una voce femminile, in modo da far credere loro di avere come compagno di squadra una donna. E a un altro gruppo gli stessi identici messaggi, ma registrati da una voce maschile. Tutte le reazioni, i commenti o le domande dei giocatori al compagno di squadra sono stati registrati e poi classificati in positivi, neutrali o negativi. In generale l’atteggiamento verso le compagne di squadra donne era più negativo che verso i compagni uomini. Quando sono andati a guardare le performance del 13% di giocatori che si era dimostrato più aggressivo nei confronti delle donne, i ricercatori hanno scoperto che l’atteggiamento negativo era correlato positivamente con basse performance al gioco. «Nel rapporto con gli altri maschi, gli uomini con scarse abilità seguono una gerarchia navigata», scrivono gli autori. Tra i giocatori più scarsi, infatti, i commenti positivi o neutri nei confronti del compagno di squadra uomo aumentano. Un atteggiamento che i ricercatori definiscono «sottomesso». Mentre nei confronti di una compagna di squadra donna si verifica praticamente l’opposto. Anche nella società moderna la chiave del successo per il maschio, la caratteristica che gli consente l’accesso alle risorse, è essere dominante. Di conseguenza coloro che hanno basse performance sentono minacciato il loro status, coloro invece che hanno rispetto al compagno donna migliori performance sostengono maggiormente l’ingresso delle donne nella gerarchia del gruppo. Un altro dato interessante è che i commenti positivi nei confronti delle donne raggiungono quelli verso gli uomini solo superata una certa soglia di performance positive. Sotto quella soglia, a parità di risultati, i commenti negativi verso le donne sono maggiori. «Studi come questi sono importanti perché, sebbene molte persone non siano sorprese dai risultati, si apre un dibattito più ampio sul problema», spiega via mail Kasumovic, ricercatore dell’Evolution & Ecology Research Centre della università del New South Wales di Sidney. «Nella mia esperienza, poi, mi è capitato tante volte di incontrare persone anche acculturate che mettono in discussione il sessismo. Solo attraverso conversazioni oneste possiamo realmente fare dei passi avanti e assicurare che le persone siano trattate in maniera uguale e giusta». E infatti sta già lavorando a un nuovo studio su come donne e uomini reagiscono dopo una sconfitta in uno scontro diretto con individui del sesso opposto. La riposta alla prossima partita.