La Stampa 27.11.17
Il boom di siti a rischio ma in Italia manca la legge per fermarli
Oltre 300 mila i gruppi web che dispensano consigliper perdere peso; in Francia vietati dal 2008
di Federico Genta
«Se
non sei magra, non sei attraente. Essere magri è più importante che
essere sani. Compra dei vestiti, tagliati i capelli, prendi dei
lassativi, muori di fame, fai di tutto per sembrare più magra. Non puoi
mangiare senza sentirti colpevole. Non puoi mangiare cibo ingrassante
senza punirti dopo. Conta le calorie e riducile di conseguenza. Quello
che dice la bilancia è la cosa più importante. Perdere peso è bene,
guadagnare peso è male. Non sarai mai troppo magra. Essere magri e non
mangiare sono simbolo di vera forza di volontà e autocontrollo». Eccolo
qui il decalogo per anoressici. Ripetuto come un mantra su migliaia di
siti internet e blog. Quelli dei Pro Ana e Pro Mia: i seguaci, quasi
esclusivamente ragazze, delle diete fai da te per chi dell’anoressia e
della bulimia ne fa qualcosa di molto simile a una religione.
Sono
stimati in più di 300 mila, soltanto in italia, i gruppi che dispensano
consigli su chi vuole arrivare a «sentirsi le ossa». Spesso si tratta
di semplici pagine, con i riferimenti a chat private. Come quella di
Giovanna, aperta il 16 giugno: «Contattatemi e mandatemi i vostri numeri
per un gruppo WhatsApp dove aiutarci a vicenda. Io personalmente pesavo
tanto e grazie ad Ana sono riuscita a dimagrire 20 kg in 1 mese».
Seguono più di duecento messaggi: per lo più cellulari e riferimenti ad
altri blog sul tema. È un fenomeno noto da anni e che aveva spinto la
stessa Camera dei Deputati a presentare una proposta di legge
bipartisan. L’articolo 580 bis del Codice Penale, infatti, punirebbe con
un anno di carcere e sanzioni fino a 50 mila euro chi viene
riconosciuto responsabile di «istigazione a pratiche alimentari idonee a
provocare l’anoressia o la bulimia». Pene che raddoppierebbero se il
reato è commesso nei confronti di una persona minore di 14 anni oppure
se priva della capacità di intendere e di volere.
Ma il
condizionale è d’obbligo visto che la legge, che vede prima firmataria
la deputata Pd Michela Marzano, non è mai stata approvata. Ecco spiegato
perché, per la ragazza di Porto Recanati che ha rischiato di uccidere
una quattordicenne di Ivrea, ancora oggi in cura da uno psicologo, si
procede per istigazione al suicidio. In Francia, invece, i siti Pro Ana
sono vietati già dal 2008.
Così il metodo, sui siti italiani,
continua ad espandersi alla velocità di un virus. E oltre ai dieci
comandamenti spuntano i suggerimenti più folli. Qualche esempio? «Sapevi
che un pacco di sigarette fa bruciare 200 calorie? Se non siete
fumatrici mi dispiace per voi». E ancora: «Siedi dritta, brucerai il 10%
in più che sedendo curva. Al bar o in autobus stai in piedi». E, visto
che il messaggio è il più delle volte rivolto a giovanissime, non
mancano nemmeno le tecniche dettagliate per non farsi scoprire dai
genitori. «Prima di vomitare, legati i capelli. Eventuali tracce sono
per gli altri un segnale inequivocabile di quello che fai. Tira lo
sciacquone almeno 2 volte. Apri la finestra, così da cancellare
eventuali odori.Usa la doccia, o apri la doccia, in modo da attutire gli
eventuali rumori».
Una follia che trova terreno fertile nel
disagio. Tra chi si sente sola e derisa dai compagni di scuola. Ana come
soluzione e rivincita: «Le persone si ricorderanno di te come quello
“bello e magro”. I ragazzi vorranno conoscerti, non ridere di te e
andare via. Potrai vedere finalmente le tue splendide ossa».