La Stampa 25.11.17
Il vuoto che allarma la Chiesa: mancano ottomila parroci
Tra i motivi dell’emergenza c’è il calo delle vocazioni
Molte diocesi facilitano l’arrivo di seminaristi stranieri
di Domenico Agasso Jr Andrea Tornielli
Ci
dovremo abituare alla scomparsa della tradizionale figura del parroco,
guida unica della chiesa che sorge vicino a casa nostra, factotum per i
sacramenti, il culto, l’oratorio e le attività sociali. Lo dicono i
numeri (forniti dalla Conferenza episcopale italiana e dall’Istituto
centrale per il Sostentamento del Clero): nelle 224 diocesi italiane le
parrocchie sono 25.610, mentre i parroci 16.905. Il bilancio è un meno
8.705, che significa: molti sacerdoti devono guidare due o tre
parrocchie, quando va bene. Quando va male, anche 15, anche 19, come don
Maurizio Toldo nella diocesi di Trento. In loro aiuto ci sono 6.922
viceparroci, ma la coperta resta corta. E senza prospettive di
inversione di rotta: il calo di vocazioni – circa il 12% nell’ultimo
decennio - interessa anche il nostro Paese.
Dunque non è pensabile
mantenere in vita come un tempo tutta la rete capillare di parrocchie e
chiese che intessono le strutture delle città e dei paesi, tantomeno
garantire le messe in orari comodi per tutti. Ma se il modello don
Camillo, immortalato nei romanzi di Giovannino Guareschi e citato anche
da Papa Francesco al recente convegno della Chiesa italiana di Firenze,
appare in declino, questo non significa che le parrocchie rimarranno
senza un prete. Paragonare solo il numero delle parrocchie con quello
dei parroci può servire a prendere coscienza del problema, ma rischia di
essere fuorviante. Infatti ci sono altre cifre di cui tenere conto: i
sacerdoti – secolari, ossia diocesani, e religiosi appartenenti a
famiglie religiose – sono infatti quasi 35mila, di cui, nel 2016, 31.728
attivi, mentre 3.082 sono non operativi per motivi di età o di salute
(senza dimenticare i 399 impegnati nelle missioni del Terzo Mondo).
Poi,
già da diversi anni le diocesi si sono attrezzate per sopperire alla
mancanza di clero: c’è chi ha favorito l’arrivo di seminaristi da altre
nazioni, in particolare dall’Africa, l’America latina e l’Asia. Più di
mille, si legge in un dossier della rivista Popoli e Missione delle
Pontificie Opere missionarie. E c’è chi ha sperimentato le unità
pastorali, come volle fare vent’anni fa il cardinale Carlo Maria Martini
a Milano, unendo alcune parrocchie a due a due, e ponendole sotto la
responsabilità di un unico parroco. Le unità pastorali sono state poi
trasformate in comunità pastorali: la parrocchia resta, con un prete che
vi risiede, ma è inserita in una comunità più grande, che raduna
diverse parrocchie sotto un unico responsabile che rimane in carica per 9
anni e un direttivo che vede presenti gli altri preti, ma anche laici.
«In certi casi – spiegano dalla diocesi di Milano – c’è un’unica
comunità pastorale che raggruppa tutte le parrocchie del paese: come nel
caso di Cernusco sul Naviglio, tre parrocchie unite, o Brugherio,
quattro parrocchie unite. Ogni parrocchia continua ad avere un prete che
vi risiede, ma non è più il parroco». Nella diocesi ambrosiana le
parrocchie sono 1107, i parroci poco meno di 800, i preti – compresi i
religiosi e quelli ritirati – sono circa 3.000.
La necessità di
coordinare meglio le forze esistenti è ben visibile anche nei centri
storici: a Chioggia, in provincia di Venezia, città lagunare con
moltissime chiese, c’è un responsabile unico per quattro parrocchie, ma
in ognuna viene celebrata la messa grazie anche all’aiuto dei sacerdoti
anziani.
Nei paesi di provincia i campanilismi – anche
parrocchiali - sono più difficili da superare, ma ci si dovrà fare una
ragione, perché la tendenza generale è quella per esempio di Carmagnola,
nel Torinese, circa 30mila abitanti: fino a pochi anni fa c’erano 7
parroci per 7 parrocchie, ora i parroci sono 3, aiutati da un
viceparroco e 7 preti tra cui quattro in pensione. Meno battuta è
un’altra via, quella del coinvolgimento dei laici, che costituendo
comunità di famiglie possano vivere nella parrocchia facendosene carico
per tutto ciò che non richiede la presenza del prete.