La Stampa 1.11.17
I migranti vincono i ricorsi per l’asilo
In
più di un caso su due i giudici ribaltano la decisione delle
commissioni territoriali Negli ultimi sei anni i richiedenti che hanno
ottenuto il permesso sono stati quasi 160.000
di Raphël Zanotti
I
dati citati dai politici sono tutti da rivedere. A differenza di ciò
che vuole la vulgata, la maggior parte dei richiedenti asilo lo ottiene
al primo colpo. Ma soprattutto più di un migrante su due, quando
presenta ricorso perché si è vista bocciare la domanda, lo vince.
Lo dicono i dati del ministero dell’Interno, ottenuti da «La Stampa» attraverso un accesso civico.
Tra
il 2010 e il 2016 gli stranieri che hanno chiesto di poter rimanere in
Italia dopo essere fuggiti dal proprio Paese sono stati 364.469. Le
domande vengono esaminate in prima istanza dalle commissioni
territoriali. Queste, sulla base di interviste ai richiedenti, e
valutando la situazione esistente nei Paesi di provenienza, decidono se
le domande sono meritevoli di essere accolte oppure no. I richiedenti
possono ottenere lo status di rifugiato, quando c’è il fondato timore
che in patria sarebbero perseguitati per ragioni di razza, religione,
nazionalità, appartenenza a un gruppo sociale o per le loro idee
politiche. Oppure la protezione sussidiaria, quando non sussistono le
condizioni precedenti ma il migrante dimostri il rischio di subire un
grave danno se tornasse in patria. Infine la protezione umanitaria,
quando sussistono seri motivi per motivi umanitari o risultanti da
obblighi costituzionali dello Stato italiano. Nei primi due casi il
permesso di soggiorno vale cinque anni. Nell’ultimo, di solito, due.
Sempre rinnovabili.
Delle oltre 360 mila domande arrivate negli
ultimi sei anni, quasi il 40% è passato al primo colpo. Il 35% è stato
rigettato. Il resto è ancora pendente. Eppure, guardando bene, quel 35%
non è pieno. I richiedenti possono sempre presentare ricorso di fronte
al tribunale. E così, in questi anni, hanno fatto 67.671 persone. I
giudici ne hanno esaminati e decisi poco meno della metà, 30.754. Ma il
dato più eclatante è che nel 53,17% dei casi i migranti hanno vinto.
Significa, in parole povere, che nella maggior parte dei casi il
giudizio delle commissioni territoriali è stato ribaltato. Non è una
questione di poco conto considerando che in media, un secondo grado di
giudizio in tribunale, conferma la prima decisione nel 90% dei casi.
Cosa
succede? Come è possibile una discrepanza del genere? Le motivazioni
possono essere diverse, ma secondo le associazioni che si occupano di
immigrazione e per gli avvocati che seguono questi ricorsi, il problema è
che le commissioni territoriali sono molto rigide nel concedere l’asilo
rispondendo alle pressioni arrivate negli ultimi anni dalla politica.
A
riprova di ciò, vengono citati gli stessi dati raccolti dal Viminale.
Dal 1990 a oggi le percentuali dei Paesi di provenienza dei migranti non
sono cambiate di molto. Eppure le commissioni territoriali sono
diventate più rigide nel concedere l’asilo. Perché? Sono finite le
condizioni nei Paesi di origine che inizialmente caldeggiavano la
concessione della protezione internazionale? Evidentemente no.
Un
altro problema poteva essere la formazione delle nuove commissioni
territoriali, incrementate di numero per far fronte all’emergenza
sbarchi. Ma questa ipotesi è poco percorribile, le commissioni sono
formate da professionisti preparati. E allora qualcosa è cambiato, ma
solo in prima istanza. Quando il richiedente asilo insiste, promuovendo
un ricorso, alla fine il suo diritto viene riconosciuto nella maggior
parte dei casi. Tutto ciò avviene lontano dai riflettori, si perde nei
mille rivoli delle centinaia di tribunali italiani. Lo sguardo
d’insieme, però, restituisce una verità diversa: dal 2010 a oggi delle
272.035 domande valutate, l’asilo è stato concesso nel 43,6% dei casi, i
rigetti sono stati meno di uno su tre: il 31%.