lunedì 6 novembre 2017

internazionale 3.11.2017
La reazione dei baschi 
Lo scontro sull’autonomia catalana dimostra che lo stato spagnolo non è democratico. Il commento del quotidiano della sinistra indipendentista 
Gara, Spagna 

Nel conflitto tra la volontà democratica del popolo catalano e il monopolio della forza dello stato spagnolo, la dichiarazione d’indipendenza catalana e l’applicazione dell’articolo 155 della costituzione spagnola aprono una nuova fase. Come in ogni conflitto, la battaglia per imporre la propria narrazione sarà fondamentale. Democratici contro autoritari, repubblica catalana contro monarchia spagnola, pacifici contro violenti, eletti contro imposti, progressisti contro reazionari, popolo sovrano contro legge coloniale, libertà contro carcere: sono tutti elementi favorevoli a chi pensa che la Catalogna sia una nazione che ha diritto a scegliere il suo futuro e a cercare la sua strada. La situazione in Catalogna incide profondamente su quella dei Paesi Baschi. I tradizionali discorsi di tutte le famiglie politiche basche hanno perso ogni senso. oggi possiamo affermare che la classe politica ha sprecato sei anni nella battaglia per affermare la propria narrazione. Non era un compito facile, ma sono stati commessi degli errori. La responsabilità è collettiva, ma non tutti hanno le stesse colpe. In quel periodo i leader della sinistra indipendentista erano in prigione per aver voluto aprire una prospettiva di pace. Questo fatto avrebbe dovuto far pendere la bilancia verso una precisa narrazione. Ma la politica basca non l’ha capito: alcuni per interesse, altri per il loro atteggiamento dogmatico. Il presidente basco Iñigo Urkullu, un nazionalista moderato, ha giocato al ribasso con le aspirazioni della società basca. Nonostante il suo successo elettorale, ha commesso un errore dopo l’altro. L’ultimo è La reazione dei baschi Gara, Spagna Lo scontro sull’autonomia catalana dimostra che lo stato spagnolo non è democratico. Il commento del quotidiano della sinistra indipendentista stato cercare di fare da mediatore tra Madrid e Barcellona, tra il lupo e l’agnello. Per ora è stato solo tosato, ma non si rende conto che potrebbe essere sbranato. Non lui personalmente, ma quello che rappresenta per le istituzioni autonome basche. La narrazione che ha subìto il colpo più duro nella crisi catalana è quella dell’autogoverno. La concertazione, concetto tanto caro a Urkullu, è possibile solo se si accetta di essere subordinati al potere centrale. Non c’è autonomia possibile se le decisioni del tuo interlocutore sono vincolanti per te e non viceversa, se il limite della tua volontà democratica è l’autoritarismo dello stato centrale. Un grande cambiamento La sinistra indipendentista ha sempre il riflesso di dire “l’avevamo detto”. Ma per quanto abbia oggettivamente ragione, questa non è stata un’arma efficace dal punto di visto politico. Sarebbe ora di cambiare copione. Uno scontro con il Partito nazionalista basco di Urkullu rafforzerebbe elettoralmente entrambe le forze, ma non cambierebbe lo scenario. esigere un cambiamento dagli altri presuppone la capacità di cambiare profondamente se stessi. La narrazione dell’unionismo democratico è morta prima di nascere. Non ci sono condizioni né oggettive né soggettive per democratizzare lo stato spagnolo. È semplicemente impossibile. Il Partito popolare non ha remore. Sa che in Catalogna è in gioco anche la questione basca e vuole incutere paura. I Paesi Baschi hanno bisogno di un racconto di emancipazione democratico, inclusivo, culturalmente potente, socioeconomicamente possibile, istituzionalmente articolato, entusiasmante e capace di trascinare i cittadini. Può somigliare al discorso catalano, ma non può essere lo stesso. Una delle chiavi del successo di un processo costituente è offrire un progetto migliore di quello dell’avversario. e oggi questo avversario è lo stato spagnolo. fr