ininfluenza del Pd
Corriere 7.11.17
Berlusconi: ora la vera sfida è tra noi e M5S
«La sinistra ha fallito, noi la sola alternativa al partito di Grillo»
intervista di Marco Galluzzo
«L’alternativa
in Sicilia era la stessa che si porrà tra qualche mese in Italia, di
fronte al fallimento della sinistra: da un lato il nostro centro destra
moderato, dall’altro i Cinque Stelle con il loro linguaggio d’odio». In
una intervista al Corriere Silvio Berlusconi analizza la vittoria in
Sicilia: «Come in tutta Europa, la sinistra non ha più risposte da
offrire ai problemi della società. Dissapori con Salvini? Falsità. E
spero si vada al voto il prima possibile».
ROMA Silvio Berlusconi
lei è felice, ha esultato definendo la vittoria in Sicilia «un grande
risultato dei moderati che hanno sbarrato la strada a gente che non ha
mai lavorato». Alle Politiche, in primavera, sarà una sfida a due fra
voi e 5 Stelle? Centrodestra contro Grillo?
«Lo sto dicendo da
mesi, l’ho ripetuto nei giorni scorsi agli elettori siciliani, e direi
che mi hanno ascoltato. L’alternativa in Sicilia era la stessa che si
porrà fra qualche mese in Italia, di fronte al fallimento della
sinistra. Un cambiamento serio, costruttivo, affidato a persone
credibili per quello che hanno saputo fare nella vita. Oppure un
pericoloso mix di ribellismo e giustizialismo, nelle mani di chi non ha
mai realizzato nulla. In altre parole, l’alternativa fra il nostro
centrodestra moderato, liberale, cristiano, e il Movimento Cinque Stelle
con il suo linguaggio d’odio, di rancore sociale, di progetti deliranti
per l’economia».
Renzi esce malconcio dal voto siciliano, crede che la sua leadership sia in declino?
«Non
credo che la leadership sia il principale problema del Pd. Il tema vero
è che, come in tutt’Europa, anche in Italia la sinistra non ha più
risposte da offrire ai drammatici problemi della società. Il Partito
democratico in questi anni ha rappresentato il potere che conserva sé
stesso, sempre più lontano e distaccato dagli italiani. Come dimostra il
fatto di aver dato vita a ben quattro governi consecutivi non eletti
dal popolo. Il nome del leader rispetto a tutto questo è un problema
secondario».
Avete definito un accordo politico con Salvini e Meloni?
«Non avevamo bisogno di definirlo, l’accordo politico esiste da sempre e non è mai stato in discussione».
Se tornate al governo avrete un programma comune? Ci dica tre punti.
«Avremo
naturalmente un grande programma di cose da fare, con il quale cambiare
davvero volto all’Italia. Tre punti qualificanti potrebbero essere
questi. Il primo, una profonda riforma fiscale, con un taglio
generalizzato del livello di imposizione e l’introduzione della flat tax
— la tassa piatta che attenua la progressività — al livello più basso
possibile. Il secondo è il blocco vero, non solo annunciato,
dell’immigrazione clandestina. Come eravamo riusciti a fare quando
governavamo e avevamo praticamente azzerato gli sbarchi. Nel 2010 sono
arrivati in Italia tanti clandestini quanti in un solo weekend la scorsa
primavera. Il terzo punto, fra i tanti del nostro programma, sarà un
rapporto diverso con l’Europa: per il rilancio di un europeismo vero,
contro l’Europa dei burocrati, dei vincoli ottusi, dell’identità debole e
confusa».
Renzi sembra pronto ad un passo indietro sulla sua candidatura alla premiership? Lei cosa ne pensa?
«Lo
ripeto, è un problema loro, non credo cambi molto per gli italiani. La
vera sfida è fra noi e i Cinque Stelle, com’è avvenuto in Sicilia. E
come in Sicilia vinceremo ancora noi, vinceranno l’esperienza, la
concretezza, la positività. Il Pd è perdente non per il nome del leader,
ma perché gli italiani hanno sotto gli occhi i risultati fallimentari
degli ultimi anni. Da quando nel 2011, con un vero e proprio colpo di
Stato, ci hanno costretto a lasciare il governo, nel bel mezzo della più
grave crisi economica del dopoguerra. La disoccupazione in Italia era
due punti percentuali sotto la media europea, oggi è 2,5 punti sopra
quella media. Noi eravamo riusciti a portare la pressione fiscale al 39%
— comunque ancora troppo alta — ora è al 43,3%. Quindici milioni di
persone vivono sotto la soglia di povertà, e di loro 4.750.000 in
condizioni di povertà assoluta, cioè totalmente dipendenti
dall’assistenza pubblica e dalla carità privata. Numeri vergognosi per
un Paese avanzato, e nel frattempo il livello del debito pubblico ha
raggiunto nuovi record. Noi avevamo bloccato lo sbarco dei clandestini,
ancora in questi giorni invece, nonostante i proclami del governo il
dramma degli sbarchi continua. Sono questi i fallimenti della sinistra, è
questa la ragione per la quale sono così lontani dai sentimenti, dalle
speranze, dalle paure, dalla rabbia degli italiani».
Cosa vi divide al momento con Salvini, in Sicilia avete anche litigato...
«Apprendo
da lei di aver litigato con Salvini in Sicilia. A me — e alle decine di
testimoni presenti — è sembrato un incontro molto cordiale, amichevole,
addirittura affettuoso. Basato sulla consapevolezza che uniti avremmo
vinto, come infatti è avvenuto. E uniti continueremo a vincere».
Eppure secondo le cronache non siete così compatti.
«Falsità.
In Sicilia ho sentito intorno a me l’entusiasmo, il calore, il
sentimento positivo di una coalizione compatta e vincente. Ho chiesto ai
siciliani di impegnarsi perché il futuro della loro bellissima isola
fosse nelle mani di chi ha dimostrato di avere concretezza, efficienza e
la positività necessarie per farla ripartire. L’ottimo risultato di
Forza Italia ha consentito la vittoria con buon margine di Musumeci e
dimostra che sono stato ascoltato».
Si deve votare a marzo o a maggio?
«Il
più presto possibile, visto che dal 2008 gli italiani aspettano di
poter scegliere da chi essere governati. L’ultimo governo che ha avuto
il consenso degli elettori è stato il nostro, ormai 10 anni fa. Ora che
si è approvata la legge elettorale, una volta fatta la legge di
Stabilità, non c’è davvero motivo di tenere ancora in piedi questo
Parlamento».
È immaginabile una punta in Forza Italia che non sia lei? E nel centrodestra che non sia Salvini?
«Tutto
questo non lo deciderò né io né altri. Lo decideranno gli elettori, con
il voto. Finora gli italiani mi hanno dato in totale, dal 1994, oltre
200 milioni di voti. È per questo che sono in campo da 23 anni, facendo
di volta in volta la punta, il regista, l’allenatore».
Cosa cambia dal 22 novembre, con l’udienza della Corte di Giustizia di Strasburgo?
«Io
confido di avere finalmente dall’Europa quella giustizia che attendo da
anni e che mi è stata negata. Però lo ripeto ancora una volta: il mio
coinvolgimento in campagna elettorale e poi al servizio del Paese
continuerà con il massimo impegno. In ogni caso. Mettendo a disposizione
degli italiani le mie capacità, la mia cultura di imprenditore, la mia
esperienza di governo, le mie relazioni internazionali. È un dovere che
sento verso il mio Paese e gli italiani che mi hanno sempre dato fiducia
e affetto».