sabato 18 novembre 2017

il manifesto Alias 18.11.17
Twain, una storia della buonanotte
Everteen. «Il rapimento del principe Margarina», in Italia con Bompiani, è una storia che nasce da sedici pagine di appunti dello scrittore americano, ritrovate per caso. A finire la fiaba e a reinventarla sono stati i coniugi Stead, scrittura e illustrazione
di Arianna Di Genova

Una foto strappata da una rivista che non fa proprio volare l’immaginazione. È una figura anatomica scelta dalle figlie di Mark Twain (Clara e Susy) e proposta al padre per iniziare una storia della buonanotte. Naturalmente, uno come Twain è riuscito ad animare quel disegno esangue, ma la fiaba – era il 1879 – raccontata al completo quella sera e per altre quattro di seguito, in un hotel parigino, venne poi buttata giù dallo scrittore americano in sedici pagine ingarbugliate, che rimasero allo stato di brogliaccio. Di certo, c’era solo un ragazzo poverissimo di nome Johnny e una serie di semi magici da ingoiare una volta diventati fiore. C’erano anche due minacciosi draghi a custodia di una caverna, e un canguro amico. Di appunti così saranno pieni gli archivi del mondo, se non fosse che un giorno, lo studioso John Bird li ripescò al Mark Twain Papers Archive (Berkeley, California).
Cercava in realtà delle ricette dell’autore e siccome nel titolo di quell’abbozzo di scrittura compariva la parola «margarina» tirò fuori questa strampalata trama, rimasta sospesa. Avrebbe voluto finire lui stesso il racconto, ma quando Doubleday Books for Young Readers comprò i diritti destinò quel manoscritto pasticciato ai coniugi Philip e Erin Stead, per reinventare la storia uno e per illustrarla l’altra, alla loro maniera. E la scelta della coppia (Il raffreddore di Amos Perbacco, tra le loro creazioni) fu quella di inserire un Twain svagato e sospettoso rispetto al «plot» nel libro stesso (fa da contrappunto alla narrazione, riportando il lettore all’operazione editoriale di fiction, in una sorta di straniamento brechtiano), una specie di voce dissonante e interlocutoria che si riprende sotto custodia qua e là i personaggi e le loro avventure.
In Italia, questo libro tutto da riscoprire lo porta fra gli scaffali prenatalizi Bompiani, in uscita per il 22 novembre. Il rapimento del principe Margarina (pp. 160, euro 20, traduzione di Giordano Aterini) è così il risultato – forse un po’ troppo buonista negli esiti – della collaborazione in differita tra gli Stead e Twain (a sua insaputa). Alcune novità introdotte sono lampanti: Johnny, il protagonista, adolescente dall’animo gentile e sconsolato, è nero. Ha un nonno acidissimo che però muore presto. Ha un’amica gallina che è costretto a dar via ma che farà la sua fortuna, quando la vecchietta che l’accoglierà, in un gesto di riconoscenza, regalerà a Johnny alcuni semi fatati. Piantati, sarà necessario mangiare i petali sbocciati. Johnny esegue, affamato e disperato. E tutto, d’improvviso, cambia. Come guida nella sua nuova vita vagabonda per il bosco e in compagnia degli animali selvatici (di cui ora il ragazzo capisce le molte lingue) non ci sarà più l’originale canguro, ma una puzzola, bestiola che può vantare una maggiore «americanità». Il principe da salvare, però, non ha nulla di eroico ma è una peste che la tribù mista (piccolo uomo e animali) si sbrigheranno a riportare indietro, pur di liberarsene.
Per prepararsi all’ardua «manomissione» della fantasia, gli Stead hanno divorato i libri di Twain, la sua autobiografia, sono entrati nel suo orto letterario. Poi hanno proseguito da soli, convinti che la storia, nata dalla tradizione orale, per sua stessa natura fosse suscettibile di cambiamenti.