il manifesto 8.11.17
Cento anni in Piazza Rossa e divisa
1917-2017.
Sfilano per l’Ottobre e contro Putin il Pc russo di Zjuganov, Left
Block (trotskisti), nuova sinistra e delegazioni straniere, esclusi
movimenti gay e femministe. Scontri e arresti a San Pietroburgo
di Yurii Colombo
MOSCA
A Mosca ieri era giornata festiva, non si ricordava però la rivoluzione
russa. Da molti anni il 7 novembre è stato trasformato in giorno di
ricordo della parata militare che si tenne nel 1941 quando le truppe
naziste erano a soli 30 km da Mosca. Motivo sufficiente però per non
concedere la piazza Rossa, simbolo della rivoluzione al corteo
pomeridiano della forze comuniste e di sinistra per il centenario
dell’Ottobre.
IN PIAZZA Pushkin già dalle 13.30 si è concentrato
lo spezzone del Partito comunista di Zjuganov. Il partito ha organizzato
molti autobus dalla provincia per ovviare alla debolezza dei comunisti
nella capitale che ormai da molti anni superano solo faticosamente il 5%
alle elezioni municipali.
Massiccia la presenza della polizia che
vorrebbe che il corteo si svolgesse sui marciapiedi. Nel week-end le
forze dell’estrema destra hanno sfidato i divieti della questura non
solo a Mosca ma anche in altre città. Sono scese in piazza sventolando
bandiere con la croce celtica e ci sono stati incidenti (oltre 500
fermati, 60 arresti, alcuni poliziotti feriti dal lancio di petardi).
OGGI
QUI NESSUNO vuole incidenti, neppure i gruppi di estrema sinistra che
raggruppano in fondo al corteo e intonano slogan contro Putin e per la
democrazia proletaria. In attesa di partire si formano gli inevitabili
capannelli. Si commentano negativamente le parole del deputato comunista
Sergey Obuchov che ha aperto alla possibilità di tenere un referendum
popolare sulla rimozione del corpo di Lenin dal mausoleo sulla Piazza
Rossa. «Lo perderemmo, è quasi certo» osserva una signora che indossa
una sciarpa rossa con la falce e martello.
Ci sono anche un
gruppetto di pensionati che innalzano il poster di Stalin e che le
televisioni occidentali si premurano subito di filmare. Sono tante
invece, anzi tantissime le bandiere rosse dei vari partiti che hanno
aderito: negli ultimi giorni si è alla fine riusciti a trovare un
accordo e il Partito Comunista sfila assieme al Left Block, gli
stalinisti assieme ai trotskisti. Un accordo a cui però i gruppi della
«nuova sinistra» hanno dovuto pagare un prezzo salato: i movimenti gay e
femministi non possono partecipare. Troppo imbarazzanti per Zjuganov,
malgrado ci troviamo nel paese che ha dato i natali ad Alexandra
Kollontaj. Non graditi neppure i nazionalboscevichi di Eduard Limonov
perché considerati da molti neofascisti e per il timore che possano
provocare incidenti.
MOLTE LE DELEGAZIONI straniere. Spagna,
Francia, Cechia, Portogallo, Cuba e naturalmente Italia. Particolarmente
rumorosi i greci, numerosi i turchi. E tanti anche i lavoratori di una
fabbrica vicino a Mosca di ascensori che da 3 mesi lottano per difendere
il loro posto di lavoro. Il serpentone si snoda tranquillo sulla
centralissima via Tverskaya (un tempo via Gorky) e scende fino alla
Piazza Teatralnaya dove è stato approntato il palco per il comizio
finale. Ad attendere il corteo tanta gente che ha potuto raggiungere la
manifestazione solo dopo il lavoro. Gennady Zjuganov prende la parola
che è ormai buio. «Questo paese peggiora sempre di più. Ci vuole un
programma che aumenti la spesa sociale» scandisce. Proprio ieri
l’Istituto per la Riforma economica e politica ha diffuso i dati di una
ricerca in cui si rende noto che «le manifestazioni di protesta in
Russia sono aumentate del 60% nell’ultimo anno». Secondo l’Istituto i
motivi principali sono i licenziamenti collettivi, il mancato pagamento
dei salari ma anche l’inquinamento e gli alti prezzi degli alloggi.
Zjuganov infine conferma che si presenterà ancora una volta alle
presidenziali del marzo 2018. Decisione che lascia l’amaro in bocca al
Fronte di Sinistra di Sergej Udalzov che aveva rilanciato solo due
giorni fa la proposta «di un solo candidato della sinistra, giovane e
fresco».
MENTRE LA MANIFESTAZIONE si scioglie, giunge notizia che a
San Pietroburgo nella manifestazione per il centenario dell’Ottobre i
«limonovisti» hanno cercato di fuoriuscire dal corteo ufficiale per
indirizzarsi sulla Nevsky Prospekt al grido di «Lenin ha fatto la
rivoluzione, possiamo farla anche noi» ma sono stati subito affrontati
dagli agenti di polizia. Bilancio 23 fermati e 3 arresti. Nella notte a
Ekaterinburg, città natale di Boris Eltsin, 4 militanti del partito di
Limonov hanno anche cercato di dare fuoco alla statua in memoria dell’ex
presidente russo. Gli arrestati dovranno rispondere dell’accusa di
terrorismo.