il manifesto 15.11.17
Lili Brik, tra Majakovskij poesia e rivoluzione
In
occasione del centenario della Rivoluzione d’ottobre Bordeaux riedita
l’incontro di Benedetti con la «musa». Lucetta Negarville scrive
un’accurata prefazione a questa intervista datata 1977
di Claudia Scandura
«Intronando
l’universo con la possanza della mia voce / cammino – bello, /
ventiduenne». Così scriveva Vladimir Majakovskij nel 1915, l’anno
dell’incontro con Lilja Brik, il grande amore della sua vita. La conosce
nel mese di luglio, insieme al marito Osip Brik, «una data
felicissima», annota nella sua autobiografia e a lei dedicherà poemi (La
nuvola in calzoni, Di questo, Il flauto di vertebre), poesie (Lilicka,
Di tutto), lettere d’amore, disegni.
«La musa dell’avanguardia
russa» concesse nel 1977 una lunga intervista al giornalista Carlo
Benedetti, per molti anni corrispondente dell’Unità da Mosca. Pubblicata
l’anno successivo, quasi in concomitanza con il suicidio di Lili Brik,
nella collana «Interventi» degli Editori Riuniti, l’intervista viene ora
ripubblicata in occasione del centenario della Rivoluzione di Ottobre
(Lili Brik. Con Majakovskij. Intervista di Carlo Benedetti, prefazione
di Lucetta Negarville, edizioni Bordeaux). Un’operazione meritevole
perché ripropone in tutta la sua concretezza il non facile rapporto fra
poesia e rivoluzione, fra quest’ultima e gli intellettuali.
UN
TRAVAGLIATO rapporto che sul piano personale culminò in una serie di
suicidi, fra cui anche quello di Majakovskij stesso, nel 1930. Il pregio
del libro consiste non solo nel ricreare con notevole precisione
l’ambiente storico letterario in cui si dispiegò la vulcanica attività
del poeta rivoluzionario ma soprattutto nel seguirne l’intensa attività
di «ricerche formali» da La nuvola in calzoni a Flauto di vertebre a Di
questo nella poesia, a Incatenata dal film e La signorina e il teppista
(tratto dal racconto di Edmondo De Amicis La maestrina degli operai)
nella cinematografia, fino a La cimice e Mistero buffo nel teatro.
Sorella
di Elsa Triolet che, emigrata in Francia, divenne scrittrice, vinse un
premio Goncourt e sposò Louis Aragon, l’affascinante Lili Brik intrecciò
il suo destino con quello di molti rappresentanti dell’arte e della
letteratura del 900, i poeti Majakovskij e Chlebnikov, i critici
letterari Viktor Šklovskij e Roman Jakobson, la ballerína Maja
Pliseckaja, il pittore Fernand Léger, tutti assidui frequentatori della
sua casa moscovita.
ALTRETTANTO INTENSA fu la vita sentimentale di
questa «femme fatale» che, al primo marito, il critico formalista Osip
Brik, cui fu sempre legatissima e con cui condusse insieme a Majakovskij
un curioso «ménage à trois», aggiunse l’ufficiale Vitalij Primakov e il
biografo di Majakovskij, Vasilij Katanjan, suo compagno fino alla fine
dei suoi giorni.
Nell’intervista concessa a Benedetti, Lili Brik
riconferma certe simpatie già note di Majakovskij per poeti come
Nekrasov e Blok e segnala «una comunanza di sentimenti« che può sembrare
stupefacente fra il poeta della rivoluzione e Dostoevskij, bollato
dalla critica sovietica come «arcaico e reazionario».
Nella
conversazione con il giornalista vengono evocati molti momenti
drammatici e umani che toccano relazioni pubbliche e private, anzi
spesso il pubblico diventa privato e viceversa. Mentre risulta
particolarmente illuminante per quel che riguarda i rapporti di
Majakovskij con gli esponenti dell’avanguardia russa, l’intervista
appare assai contraddittoria nell’ultima parte, quando tratta i motivi
del suicidio del poeta che, secondo Brik, sarebbero quasi esclusivamente
di natura personale e privata: «Volodja (V. M.) non faceva che parlare
di suicidio. Era un’ossessione (…). Lui ripeteva, testardo di non voler
conoscere la sua e la mia vecchiaia».
Una versione questa che non
tiene conto dei numerosi interventi censori di cui fu oggetto il poeta
negli ultimi anni della sua vita con un crescendo spaventoso da parte di
burocrati ottusi, come peraltro viene raccontato.
LILI BRIK ha
attraversato il Novecento portando con sé le sue contraddizioni. Nel
periodo della perestrojka, all’apertura degli archivi in Russia, si avrà
infatti la conferma delle voci che giravano già negli anni 20 di una
possibile vicinanza dei coniugi Brik alla polizia politica e ci si
renderà conto che, come scrisse Majakovskij a proposito del suicidio del
poeta Sergej Esenin nel 1925, «in questa vita non è difficile morire. /
Vivere è di gran lunga più difficile».