giovedì 16 novembre 2017

Il Fatto 16.11.17
Ma cosa c’entrano i radicali con Renzi?
di Daniela Ranieri

Posto che ci sono cose più importanti a cui pensare, ma i Radicali italiani non erano transnazionali? Vederli oggi, nell’incarnazione dei Radicali di Emma Bonino e Riccardo Magi (da non confondere con quelli del Partito Radicale di Rita Bernardini e Maurizio Turco) abbracciare questa riedizione raffazzonata del Partito della Nazione renziano che va da Verdini a Alfano, dalla Lorenzin a (mah) Pisapia, produce un certo sbigottimento.
La nuova lista radicale + Europa (cioè, c’è da presumere dal dato storico, più austerità, meno welfare, più tagli alla Sanità, più impoverimento dei ceti deboli, meno sovranità-che-appartiene-al-popolo) sta pesantemente flirtando con quell’accrocco di partitaglia che fa capo a Renzi e che sta cercando polli da spennare mediante l’abile capacità di tessitura di Piero Fassino, il Cyrano di Renzi che sussurra parole d’amore a manca pur di sfangare le prossime elezioni.
Del resto, quando si fonda una lista che si chiama + Europa (veramente prima era Forza Europa, poi pudicamente scartato), con chi allearsi se non con uno che su suggerimento di un guru sfigato, giusto un anno fa, fece istericamente togliere le bandiere dell’Europa dalla scenografia della conferenza stampa post-terremoto a Palazzo Chigi, incassando i complimenti del Front National di Marine Le Pen? E con chi sottoscrivere apparentamenti pre-elettorali, secondo la terminologia orrenda cui costringe la indecente legge elettorale detta Rosatellum, se non con chi si è appena accusato, come ha fatto Bonino con Renzi, di aver siglato un patto segreto con l’Europa per ottenere più flessibilità in cambio delle proprie coste (“Siamo stati noi a chiedere che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia, anche violando Dublino”)?
I Radicali sono contro la Bossi-Fini, ancora in vigore dal 2002: dunque perché non correre in soccorso del partito di maggioranza del governo che l’ha mantenuta e anzi inasprita col pugno duro di Minniti, che ha fatto anche accordi con le milizie africane perché i profughi fossero trattenuti nei canili libici?
Solo qualche giorno fa Bonino diceva: “È inaccettabile il patto del governo con la Libia. Come si fa a rivendicare il calo degli sbarchi se aumentano i morti in mare e quelli detenuti in Libia?”. Pare che lo abbia accettato, se si è accontentata di strappare a Renzi una delle sue promesse da marinaio, che poi ritratterà senza pudore accampando variegati pretesti. Bonino ha condotto, sempre con onestà e dignità, fondamentali battaglie civili. Ma a guardar bene, era naturale che finisse nelle braccia della gorgone renzista, come ben sanno gli squinternati che leggono Il Foglio, già verdiniano e ormai pornograficamente renziano-totalitario, come fosse il Washington Post. E nemmeno per il motivo che si potrebbe immaginare, e cioè perché nel 2008 i Radicali si allearono col Pd di Veltroni, di cui condivisero il programma. Quanto perché Bonino si candidò con Forza Italia nel ’94, e fino al 2006 amoreggiò col partito del mafioso dell’Utri e di B., del quale Bonino diceva di “apprezzare ciò che fa come premier” (tipo frodare lo Stato che doveva servire e farsi leggi personali per non finire in galera). Comprensibile che Renzi, con tutti i casini giudiziari della sua famiglia e dei suoi amici ministri, volesse accanto, oltre ai lanzichenecchi di Verdini, una garantista autorevole come Bonino, che negli anni si è schierata con B. contro le toghe “komuniste”, a favore dell’amnistia e contro l’autorizzazione all’arresto dei deputati (persino Cosentino). Era anche naturale che Bonino, da sempre favorevole alla deregulation del mercato del lavoro, fosse attratta dall’uomo che ha distrutto lo Statuto dei lavoratori e eliminato l’art. 18.
Pazienza, se ricordavamo i Radicali come paladini del diritto ad autodeterminare la propria morte, mentre come tutti sanno a Renzi la legge sul testamento biologico interessa solo per far contenta Repubblica; se i Radicali sono a favore dello Ius soli, che Renzi usa come specchietto per le poche allodole di sinistra rimaste nel suo potenziale elettorale; se i Radicali sono antiproibizionisti e allegramente cannaroli mentre il Pd di Renzi ha affossato in Commissione la legge sulla cannabis legale votando insieme a Lega, Ncd e Forza Italia (capolavoro denunciato da Benedetto Della Vedova, eletto al Senato nel 2013 con Scelta Civica e oggi a fianco di Magi e Bonino nella trattativa col Pd); se i Radicali, ancora, sono laici e anticlericali mentre Renzi è un cattolico provinciale che va a messa tutte le domeniche. Insomma, se Renzi li vuole con sé, questi democratici schizoidi, e se manderà i militanti dem a raccogliere le 50 mila firme necessarie per fargli presentare il loro simbolo alle elezioni, è per prenderne la parte che gli fa comodo, che non è certo la migliore, in ottemperanza alla sua ormai catastrofica vocazione peggioritaria.