Il Fatto 14.11.17
“Almeno per una volta evitiamo di dividerci”
Nicola Fratoianni - La replica al Brancaccio: “Andiamo avanti, non c’è nessuna trattativa sui seggi”
“Almeno per una volta evitiamo di dividerci”
intervista di Tommaso Rodano
Nicola
Fratoianni è il segretario di Sinistra italiana, uno dei tre 40enni
(con Roberto Speranza e Pippo Civati) che hanno lanciato la lista unica
di sinistra. Non ne faranno parte, malgrado l’iniziale adesione, Anna
Falcone e Tomaso Montanari. “Li stimo molto e rispetto il loro percorso –
dice Fratoianni – che abbiamo contribuito a costruire insieme in questi
mesi. Ma non capisco le argomentazioni che hanno utilizzato per
annullare la loro assemblea. Io non mi arrendo, penso ci siano ancora le
condizioni per un campo comune, visto che condividiamo la stessa
prospettiva politica”.
Per Falcone e Montanari, in sostanza,
volete distribuire le candidature col manuale Cencelli: 40% Mdp, 40% Si,
20% Possibile. Non è vero?
Insieme a Falcone e Montanari pochi
giorni fa abbiamo firmato un testo chiaro, netto e condiviso: un
documento politico che è l’impianto su cui costruire il profilo della
lista unitaria. La discussione sulle candidature invece non è nemmeno
cominciata.
Ma in concreto, come le scriverete le liste?
Abbiamo
scelto di convocare un appuntamento popolare e democratico: l’assemblea
nazionale del 2 dicembre. E di farlo attraverso un percorso aperto a
tutti: 100 assemblee in tutte le province del Paese. Per partecipare
basta condividere il documento politico che abbiamo scritto insieme.
Chi elegge i delegati per l’assemblea del 2 dicembre?
Sono
selezionati nelle assemblee provinciali. Ripeto: partecipa chiunque
voglia farlo. Sono convinto che il Brancaccio sappia far pesare la sua
voce nelle assemblee territoriali. Ci sono tutte le condizioni per un
processo innovativo e trasparente.
Falcone e Montanari evocano la lista Ingroia; parlano di un’operazione tutta interna ai partiti.
A
me questa contrapposizione tra partiti e società civile pare un po’
vecchia. Nel percorso del Brancaccio c’erano tanti partiti, compresa
Sinistra italiana. E dentro i partiti ci sono tante persone che
provengono dalle lotte sociali e dai territori. I partiti da soli non
bastano, ma non si possono nemmeno demonizzare.
Si può costruire una sinistra nuova con i vecchi partiti? Con Bersani e D’Alema?
Non
voglio che la nostra lista rappresenti il museo della sinistra
italiana: voglio liste col massimo grado di innovazione possibile. Ma
l’innovazione non si misura sulle carte d’identità o sulle biografie. Si
misura sulla qualità della proposta politica. Insomma: la sinistra
viene presa in giro perché si divide sempre. Per una volta che riusciamo
a trovare una mediazione alta, non ci va bene nemmeno questa?
Vi siete spaccati sulla leadership di Pietro Grasso?
No.
Al di là della prammatica istituzionale, Grasso deciderà cosa fare. La
sua figura potrebbe dare un contributo importante. Su di lui non ho
registrato dissensi radicali.
Dietro l’annullamento del Brancaccio c’è Rifondazione comunista? Sono loro a ostacolare la lista unica?
Rifondazione
non sta aiutando a risolvere i problemi. Nessuno può costruire una
prova muscolare sopra il Brancaccio, piegare un’assemblea a cui hanno
partecipato tante persone e tanti partiti e trasformarla in un campo di
battaglia in cui fare la conta dei voti. Ma anche per loro la porta è
aperta: a meno che non preferiscano due liste separate, si misurino con
noi sui contenuti politici.
Renzi ha riaperto a una coalizione di centrosinistra.
Parla
di coalizione e rivendica Jobs Act e Buona scuola. La coalizione non
esiste, proprio perché ci sono quelle politiche. Sono il vero ostacolo a
una proposta di cambiamento.