Corriere 4.11.17
Le pressioni nel Pd per allontanare la data del voto 2018
di Francesco Verderami
Indovina
chi viene a cena? C’era Renzi l’altra sera al desco di Berlusconi,
Meloni e Salvini. Di Renzi i tre leader del centrodestra hanno (anche)
parlato. Perché tutto si tiene, perché dal risultato del voto in Sicilia
potrebbe (anche) dipendere la data del voto in Italia.
Il
segretario del Pd è considerato l’alfiere delle urne a marzo, «e senza
perdere altro tempo». Su questi presupposti ha costruito l’intesa per il
Rosatellum con Ap, Forza Italia e Lega, su questa linea procede con una
campagna elettorale aggressiva e già impostata: il faccia a faccia
televisivo con Di Maio, l’annuncio di un ritorno alla «Leopolda delle
origini», l’offensiva sulle banche nella Commissione d’inchiesta, sono
strumenti di cui si servirà per tentare la «remuntada».
Ma farla
in solitudine sarebbe complicato. Perciò, se il Pd dovesse uscir
malconcio dal voto siciliano, dallo stesso Pd verrebbe pressante la
richiesta di cambiar registro. E anche timing. Non è in discussione la
leadership di Renzi, «non ha alternative» concordano (per una volta)
persino Berlusconi, Meloni e Salvini. Però l’idea di andare alle
Politiche senza riorganizzarsi, per molti democratici saprebbe di
avventura, esporrebbe il partito al rischio della disfatta. L’idea che
serva «prendere tempo» accomuna dalla scorsa settimana molti dirigenti
del Pd, che ne hanno discusso tra loro e forse ne hanno fatto cenno al
segretario.
La tesi è che sia necessario strutturare un’area al
momento priva di alleanze. E il Rosatellum — per quanto abbia un
impianto marcatamente proporzionale — spinge a costruire delle
coalizioni per partecipare alla sfida dei collegi. Da questo punto di
vista il Pd non è pronto, mentre gli avversari — grillini a parte — tra
una polemica e l’altra, un arancino e l’altro, si stanno preparando. E
allora, invece di precipitarsi alle urne, sarebbe opportuno spostare
l’appuntamento con il voto di due mesi: sciogliere a marzo — ché i tempi
della legislatura lo consentono — e andare alle elezioni in maggio.
Ecco
cosa sottende il ragionamento svolto ieri dal ministro Orlando a
Repubblica Tv : discutere di «alleanze e candidato premier» nel Pd, dopo
il test siciliano, significa indurre Renzi a ragionare sul cambio di
timing per le Politiche. Le parole del Guardasigilli non preludono
all’apertura di uno scontro con il segretario. D’altronde, dopo lo
strappo nel partito e nel governo sulla conferma di Visco a Bankitalia,
nessuno ha interesse a provocare un ulteriore conflitto interno. Anche
perché nessuno avrebbe la forza di mettere in discussione un leader
appena rieletto e con pieni poteri sulle candidature.
Il pressing
semmai serve a trovare un’intesa, superando la proverbiale diffidenza di
Renzi. Diffidenza che da sempre è fonte di preoccupazione al Nazareno. E
anche a Palazzo Chigi. Lo si desume da un anonimo comunicato del 3
marzo scorso, con il quale si dava conto di una visita di Gentiloni alla
«Casa di Dante» a Roma: il premier, «accompagnato per l’occasione dal
ministro Franceschini», era stato accolto da Napolitano, che «presiede
l’istituzione» e che li aveva ricevuti insieme a un «illustre studioso»
del poeta. Testimoni ricordano però di aver visto solo i tre politici
appartarsi a lungo in una sala. Il comunicato si concludeva annunciando
che il governo prendeva l’impegno di ristrutturare l’immobile in vista
delle celebrazioni per i settecento anni dalla morte di Dante, «che si
terranno nel 2021»...
Insomma, lavorare per un allungamento della
legislatura potrebbe essere interpretato dal segretario dem come un
tentativo di indebolirlo ulteriormente. Ma se l’obiettivo è costruire
un’alleanza e trovare al contempo uno strumento di selezione del
candidato-premier, le primarie di coalizione potrebbero essere il punto
di compromesso: garantirebbero a Renzi un rilancio e la riaffermazione
del suo primato. Si vedrà se il leader del Pd accetterà il cambio di
timing: lui è ancora convinto di poter strappare consensi tra gli
elettori del centrodestra. Non sembra possa accadere in Sicilia. In
Italia, comunque, con il Rosatellum la scommessa non sarà su chi vince
ma su chi arriva primo.