Corriere 2.11.17
Nuovo numero A un secolo dalla rivoluzione d’Ottobre, uno speciale della rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais
«MicroMega» rilancia il marxismo eretico
di Antonio Carioti
Eretici
libertari contro il dogma totalitario: è la chiave di lettura con cui
la rivista «MicroMega», diretta da Paolo Flores d’Arcais, guarda alla
rivoluzione russa, a un secolo dalla presa del Palazzo d’Inverno, nel
numero in uscita oggi. Nulla a che vedere con i tanti che ancora
esaltano la presa del potere da parte dei bolscevichi come un esaltante
momento di liberazione degli oppressi, senza riuscire in alcun modo a
spiegare da dove poi sia scaturito il regime non propriamente illuminato
di Iosif Stalin. Qui invece sono i critici da sinistra dello stesso
Vladimir Lenin, a partire da Rosa Luxemburg per passare all’opposizione
operaia russa e agli insorti di Kronstadt (massacrati nel 1921
dall’Armata rossa), che riprendono la parola in nome del rifiuto di
sacrificare i diritti individuali alla causa del partito onnisciente e
onnipotente.
Più discutibile per la verità l’inserimento in questa
galleria di Lev Trotsky, fautore del libero dibattito quando era
all’opposizione, ma tutt’altro che restio a usare la violenza contro gli
avversari politici quando aveva il coltello dalla parte del manico. E
ingiusta appare tutto sommato l’esclusione di Nikolai Bukharin,
estremista in gioventù e poi passato su posizioni moderate, che in fondo
si può considerare il precursore del marxismo riformista (di fatto
postcomunista) al quale «MicroMega» rende omaggio con l’articolo di
Jacques Rupnik sulla Primavera di Praga e le belle note autobiografiche
(inedite in Italia) del dissidente polacco Karol Modzelewski.
Certo,
Bukharin si schierò con Stalin per difendere le temporanee aperture al
mercato e alle esigenze del mondo contadino della Nep (contrastate da
Trotsky), ma poi fu vittima della svolta decisa del despota del Cremlino
nel 1929 con la collettivizzazione delle terre. Perché il punto
cruciale del fallimento sovietico sta nel fatto che, senza libertà
d’iniziativa economica privata, la stagnazione parassitaria e il dominio
poliziesco della burocrazia sono inevitabili. Non si vede proprio come
una società complessa possa essere governata da consigli operai gestiti
da demagoghi infervorati. Il capitalismo presenta molte brutture, ma
sopprimerlo ne produce di assai peggiori. I rivoluzionari rievocati da
«MicroMega» non lo avevano capito e ne fecero le spese, anche se è
giusto onorarne il coraggio e la buona fede.