Repubblica Robinson 22.10.17
Se Gramsci diventa un’opera d’arte
di Olga Gambari
A
Cagliari esposti i lavori dedicati all’autore dei “Quaderni dal
carcere” Un’ennesima prova della centralità della sua figura e del suo
pensiero ancora oggi attualissimo
Gramsci è una figura
contemporanea. Non un personaggio ma un pensiero e un ideale. Le sue
analisi riescono ancora a interpretare il mondo di oggi, una guida
attualissima per i giovani che scoprono in lui un pensatore puro e
libero, un eroe idealista e concreto di cui viene voglia di stamparsi il
volto sulle t-shirt. Anche gli artisti, quelli storici come Alfredo
Jaar e quelli emergenti guardano a lui. A loro si è rivolto il progetto “
I want you for Museum’s Army — Gramsci”, sfociato nella mostra “Verso
Gramsci” al Cartec di Cagliari), promosso dal Comune e dai Musei Civici
con la Fondazione Bartoli Felter, a cura di Alessandra Menesini e
Patrizia Rossello.
A un gruppo di artisti di Piemonte e Sardegna
(le regioni che ne videro la nascita e gli studi) è stato chiesto di
ispirarsi all’eredità di Gramsci. Ne sono nate installazioni che
mescolano linguaggi e diversi piani di lettura. La serie di cartoline di
Antonio La Grotta è un grand tour geografico e poetico attraverso
l’Italia, una ricerca che ha scoperto come la maggior parte delle città
abbia una via o una piazza dedicate a Gramsci, luoghi che lui non poté
visitare. Trentatré cartoline originali del secondo Novecento, lo stesso
numero dei Quaderni dal carcere, più una, per il quaderno che non è mai
stato ritrovato. Altri luoghi, invece, di memoria biografica, quelli
della Sardegna natia del pensatore, da Ales a Ghilarza passando per
Santu Lussurgiu, scandiscono il viaggio fotografico di Marcello Nocera,
virate in rosso quelle di esterni, in bianco e nero quelle di interni
abbandonati. La nostalgia è parte dell’atmosfera che pervade anche il
lavoro di Simone Martinetto, incentrato sulla famosa questione
meridionale, argomento contemporaneo che l’artista ha sviluppato insieme
a tre migranti arrivati in Italia in cerca di lavoro, ma anche di
salvezza e di pace. Nella videoinstallazione il gioco di rimandi tra la
loro voce e le pagine scritte da Gramsci assume la forma di un dialogo.
Concetti e parole che non sono teoria astratta ma mattoni di una
possibile società migliore, come l’edificio di cui getta le fondamenta
Marta Fontana, fatto di libri, uno sopra l’altro. Eppure questa
costruzione è decorata da trappole per uccellini in forma di delicati e
attraenti oggetti. Perché la cultura offre la via dell’affrancamento,
della libertà di pensiero e poi di cuore, ma spesso ha un caro prezzo.
Lo sanno bene le prime donne che tentarono l’emancipazione — a cui sono
dedicati i raffinati dipinti di Cornelia Badelita giocati sul doppio —
come fece il personaggio di Nora in Casa di Bambola di Ibsen. In Nora,
scrivendo una recensione teatrale, Gramsci vide la nascita della nuova
donna. E fu scandalo.
Per lui la cultura in forma di espressione artistica ha la forza e la responsabilità di cambiare le cose.
L’indifferenza è il suo peggiore nemico.