Repubblica 2.10.17
Caporalato digitale
Fattorini Amazon, hostess Ryanair e “rider” di Foodora: dietro ai nostri vantaggi ci sono lavoratori senza diritti
I dipendenti invisibili dei servizi low cost
di Brunella Giovara
MILANO.
Apri la porta, ed ecco arrivato il libro ordinato la sera prima su
Amazon. Comodo, comodissimo. Si ringrazia e si saluta il fattorino, che
in questo caso è un sorridente sudamericano, nello specifico un
peruviano di mezza età. Quanto guadagnerà, per questa consegna che alle 8
di mattina non è certo la prima della sua giornata? 35 centesimi, a
fare bene i conti. Perché viene pagato 7 euro l’ora (8,81 lordi), e in
quell’ora – grazie all’algoritmo che gli confeziona il percorso - farà
circa venti consegne.
Quasi sicuramente è dipendente di una
cooperativa, perché Amazon non fa consegne dirette, oppure di una srl.
Ma per lui poco cambia: i prezzi orari viaggiano su quella cifra, e lui
di conseguenza viaggia come una scheggia su e giù per Milano, a bordo di
un furgoncino che la sera deve tornare alla base vuoto, possibilmente.
Nelle nostre vite comode, piene di app che forniscono servizi a tutte le
ore e di prezzi low cost, compaiono (ma a volte nemmeno li vediamo)
quelli che molti definiscono gli “omini”, orribile definizione per
preziosi prestatori di servizi, spesso molto mal pagati.
Grazie a
loro si vive meglio, ma a quale prezzo per loro? In una giornata ideale,
iniziata a Milano, dove tutto fila via veloce e a volte i driver si
schiantano contro un tram perché c’è fretta, bisogna consegnare,
guadagnare, ed ecco arrivare lo shopper. Ore 9, un tizio barbuto porge
le buste del supermercato preferito, la spesa l’ha fatta lui di persona
alle ore 8, a negozio appena aperto. Servizio fornito da Supermercato24,
ormai ex startup veronese che fornisce chi fa la spesa al posto tuo,
basta registrarsi sulla piattaforma online, scegliere il supermercato
(tutti, Eurospin, Carrefour, Coop, Iper, Esselunga…), lui va, sceglie,
paga e arriva a casa. Ma quanto ci guadagna, lui? Dipende dalla spesa.
Per un valore che va da 10 a 30 euro, gliene entrano in tasca 5. E su
su, fino a una maxi spesa da 200, dove a lui ne spettano quattordici, da
pagargli alla consegna.
E se invece abbiamo dimenticato di
comprare un paio di casse d’acqua minerale e ci fiondiamo al
supermercato, ma poi scegliamo di farci portare tutto a casa, eccoci
ritornare ai dipendenti delle cooperative, che raccolgono dai vari
supermercati e consegnano a domicilio, veri eroi dell’ultimo miglio.
Esselunga, ad esempio, fornisce i furgoncini con il marchio, ma chi
arriva a suonare alla nostra porta è un dipendente di cooperativa, e si
torna alla casella furgoni impazziti che attraversano la città. A noi
costa, per una spesa superiore ai 70 euro, 3,10 euro, e ce l’hai a casa
entro un’ora. Il driver guadagna 8,10 euro l’ora, e in quel tempo riesce
a consegnare tre spese. Quindi, 2,7 euro a consegna. Sempre più che per
Amazon, dove il driver è nelle mani di un computer, infatti «la
prossima frontiera », dice Luca Stanzione, Filt Cgil, «è contrattare
direttamente con Amazon l’algoritmo che determina l’organizzazione del
lavoro, e quindi i carichi».
E se nel pomeriggio decidessimo di
prenotare un bel volo Ryanair da Milano Malpensa a Catania, 34,40 euro?
Prezzo molto basso (l’andata, il ritorno non lo è altrettanto). Ma bassa
anche la retribuzione del personale. Spiega la Uil Trasporti che gran
parte dei lavoratori dipende da due società interinali irlandesi,
Crewlink e Workforce, e che un assistente di volo – sempre che voli –
lavora in media 180 ore al mese (di cui 90 di volo) e che viene
retribuito con circa 1.500 euro (a fronte dei 2.500 di tutte le altre
compagnie, compresi i low cost che applicano il contratto regolare).
Quindi: 8,30 euro l’ora.
Poi c’è il cane. Deve uscire due volte al
giorno, ma la sera ci vuole un dog sitter, perché il quattro zampe non
tollera i ritardi del padrone, quindi alle 20 è pronto per fare pipì. Ci
vuole una persona capace e adatta al carattere dell’animale, magari
scelta su una piattaforma come DogBuddy, ma ce ne sono moltissime in
tutto il territorio nazionale. Costo orario? In zona Isola a Milano sono
11,50 euro, di cui dieci vanno alla dog sitter e 1,50 alla piattaforma.
Qui il fornitore del servizio guadagna più o meno la cifra media di un
battitore libero, con sua rete personale di contatti, ma ha una grande
visibilità sul sito, quindi più possibilità di incassi.
E si
arriva all’ora di cena, con il frigo ormai strapieno ma nessuna voglia
di cucinare, tanto meno di uscire. Qui c’è solo l’imbarazzo della
scelta. Il fattorino anche detto “rider”, che lavora per Foodora e vola
in bicicletta – con sprezzo del traffico e del pericolo – verso il
ristorante scelto, apre la borsa termica, ci ficca dentro la cibaria e
ri-vola verso l’indirizzo di consegna, ecco, questo intasca netti 3 euro
e 60, che sarebbero 4 euro lordi. A questo si aggiungono i contributi
Inps e Inail che l’azienda gli pagherà, oltre a un’assicurazione per
danni contro terzi. «Comunque, non viene fuori uno stipendio», dice
Massimo Bonini, segretario della Camera del Lavoro di Milano e
specialista di gig economy, l’economia dei “lavoretti”. «Siamo al di
sotto della sussistenza. Un discorso che vale per tutti, Deliveroo,
Glovo, Justeat eccetera». Aggiunge Stanzione della Cgil: «La nostra
battaglia è inserire i rider nel prossimo contratto trasporto merci». Va
detto che un rider in media riesce a fare 2,2 consegne all’ora, quindi
guadagna circa 8,8 euro lordi l’ora. Se piove o nevica, se ci sono zero o
40 gradi, e soprattutto se pedala.