Repubblica 17.10.17
“Ho faccia tosta ma sono timido”: la comunicazione secondo il Papa
Esce il libro che raccoglie i suoi dialoghi con i giornalisti
Intervistatemi guardandomi negli occhi
di Francesco
Ho
faccia tosta, ma sono anche timido. A Buenos Aires avevo un po’ timore
dei giornalisti. Pensavo che avrebbero potuto mettermi in difficoltà e
per questo non davo interviste. Ma un giorno mi sono lasciato convincere
da Francesca Ambrogetti, pensando al bene che ne sarebbe potuto venire.
Mi ha convinto e io mi sono fidato di lei. E quindi una volta al mese,
alle nove del mattino, vedevo lei e Sergio Rubín, e alla fine uscì il
libro-intervista “El Jesuita”. Ho sempre avuto timore delle cattive
interpretazioni di ciò che dico. Di quella prima intervista da
arcivescovo di Buenos Aires non mi piacque la copertina, ma rimasi molto
contento di tutto il resto. La storia delle mie interviste da
arcivescovo è cominciata così. In seguito ne ho date altre a Marcelo
Figueroa e
Abraham Skorka. Sempre sulla fiducia nelle persone con le quali dialogavo.
Ero
già Papa quando p. Antonio Spadaro venne a chiedermi un’intervista. La
mia reazione istintiva fu di incertezza, come in passato, e gli dissi di
no. Poi sentii che potevo avere fiducia, che dovevo fidarmi. E
accettai. Con lui ho fatto due lunghe interviste che sono raccolte in
questo volume. Spadaro è il direttore della Civiltà Cattolica, rivista
da sempre strettamente legata ai papi. Lui è stato presente nelle
interviste e nelle conversazioni di questo libro e si è fatto carico
delle mie parole.
Dopo quella prima intervista nell’agosto del
2013 sono venute le altre, anche quelle che do in aereo nel ritorno dai
viaggi apostolici. Anche là, in quei viaggi, mi piace guardare le
persone negli occhi e rispondere alle domande con sincerità. So che devo
essere prudente, e spero di esserlo. Prego sempre lo Spirito Santo
prima di cominciare ad ascoltare le domande e di rispondere. E così come
non devo perdere la prudenza, non devo perdere nemmeno la fiducia. So
che questo può rendermi vulnerabile, ma è un rischio che voglio correre.
Le
interviste per me hanno sempre un valore pastorale. Tutto quello che
faccio ha valore pastorale, in un modo o in un altro. Se non avessi
questa fiducia, non concederei interviste: per me è ben chiaro. È una
maniera di comunicazione del mio ministero. E unisco queste
conversazioni nelle interviste con la forma quotidiana delle omelie a
Santa Marta, che è — diciamo così — la mia “parrocchia”. Ho bisogno di
questa comunicazione con la gente. Là, quattro giorni a settimana,
vengono a trovarmi venticinque persone di una parrocchia romana, insieme
ad altre. Ho una vera e propria necessità di questa comunicazione
diretta con la gente. Concedere un’intervista non è come salire in
cattedra: significa incontrarsi con giornalisti che spesso ti fanno le
domande della gente. Una cosa in cui mi ritrovo bene è anche parlare con
piccole riviste e giornali popolari. Mi sento ancora più a mio agio.
Infatti in quei casi ascolto davvero le domande e le preoccupazioni
della gente comune. Cerco di rispondere in modo spontaneo, in una
conversazione che voglio sia comprensibile, e non con formule rigide.
Uso anche un linguaggio semplice, popolare. Per me le interviste sono un
dialogo, non una lezione.
Per questo non mi preparo. A volte
ricevo le domande in anticipo, ma quasi mai le leggo o ci penso sopra.
Semplicemente non mi viene in mente niente. Altre volte, in aereo,
immagino le domande che potrebbero farmi. Ma per rispondere ho bisogno
di incontrare le persone e di guardarle negli occhi.
Sì, ho ancora
paura di essere male interpretato. Ma, ripeto, voglio correre questo
rischio pastorale. Questo mi succede anche in altri casi. A volte nei
miei intervistatori ho notato — anche in chi si dice molto lontano dalla
fede — grande intelligenza ed erudizione. E pure, in alcuni casi, la
capacità di lasciarsi toccare dal “tocco” di Pascal. Questo mi commuove e
lo apprezzo molto.[…] Desidero una Chiesa che sappia inserirsi nelle
conversazioni degli uomini, che sappia dialogare. È la Chiesa di Emmaus,
in cui il Signore “intervista” i discepoli che camminano scoraggiati.
Per me l’intervista è parte di questa conversazione della Chiesa con gli
uomini d’oggi.
Proprietà letteraria riservata © 2017 Libreria
Editrice Vaticana, Città del Vaticano © 2017 Rizzoli Libri S. p. A. /
Rizzoli, Milano
IL LIBRO, L’INCONTRO Questo testo del Papa è
tratto da Adesso fate le vostre domande ( Rizzoli pagg. 240, euro 19,50)
scritto da Francesco con Antonio Spadaro. In libreria da dopodomani.
Verrà
presentato il 21 ottobre alle 18 a Roma presso La Civiltà Cattolica (
via di Porta Pinciana 1) Con Antonio Spadaro ci saranno Piero Badaloni e
Ferruccio de Bortol