domenica 1 ottobre 2017


pagina 99 30.9.2017
Tanti ricercatori poche idee

«Produrre nuove scoperte e invenzioni è sempre più difficile». L’unico modo per colmare questa mancanza senza rallentare il progresso scientifico e tecnologico «è stato coinvolgere un numero sempre maggiore di ricercatori», ma questo ha avuto delle ripercussioni non trascurabili sulla crescita economica degli Stati Uniti. Sono le conclusioni di Nicholas Bloom, studioso presso l’istituto di ricerca sulla politica economica dell’università di Stanford e coautore di un paper sul tema per il National Bureau of Economic Research. «Che oggi qualcuno possa creare qualcosa di rivoluzionario come la locomotiva è semplicemente inconcepibile», afferma Bloom. Servono laboratori, strumentazioni, persone e, soprattutto, tanti soldi. Per intenderci, a fine Ottocento, Thomas Edison ha veramente inventato e costruito da solo la lampadina. Oltre un secolo dopo e appena dieci anni fa Steve Jobs ha pensato e presentato l’iPhone, ma per realizzarlo sono state necessarie decine di ingegneri, informatici, designer. «Il numero degli americani impegnati in ricerca e sviluppo è salito di oltre 28 volte dal 1930 a oggi, ma nel frattempo la loro produttività collettiva è calata di circa 41», continua Bloom. Se la crescita economica è legata al progresso tecnico-scientifico, significa che soltanto l’aumento degli investimenti – e quindi l’impiego di un maggior numero di ricercatori – ha compensato la scarsità di nuove idee e le sue ripercussioni sul sistema produttivo degli Usa. Ma anche che un’ulteriore spiegazione della recessione potrebbe essere proprio la diminuzione della produttività della ricerca. Bloom e gli altri autori del paper hanno esaminato gli sforzi di ricerca nelle società quotate in Borsa e la produttività della ricerca a livello nazionale in tre campi: tecnologia, ricerca medica e agricoltura. «Il nostro lavoro empirico mostra chiaramente che la crescita della produttività sta rallentando perché le idee stanno diventando più difficili da trovare», sostengono gli studiosi. L’indagine si conclude con un calcolo, che è anche un’indicazione di governance: gli investimenti complessivi in ricerca dovrebbero raddoppiare ogni 13 anni non per aumentare il tasso globale di crescita economica, ma per mantenerlo stabile. (fgs)