La Stampa 6.10.17
La svolta a destra dell’Austria
Kurz: “Cambierò questo Paese”
Quasi
due voti su tre ai partiti conservatori: il popolare 31enne Kurz verso
la cancelleria Crescono i nazionalisti di Strache: pronti a governare
con tutti. Stop per il premier Kern
di Letizia Tortello
L’Austria
svolta a destra. L’onda nazionalista xenofoba e anti-islam dell’Fpö di
Strache, dopo il boom previsto dai sondaggi, si ferma al terzo con il
26% dei voti. Ma guadagna 11 seggi. Vienna ieri ha votato per rinnovare
il parlamento. I socialdemocratici dell’Spö che erano il primo partito e
governavano, considerando gli ultimi dati di ieri sera, tengono con il
26,9%, il peggior risultato di sempre, e finiscono secondi con il
cancelliere uscente Christian Kern che ammette i suoi errori. Con loro,
gli austriaci hanno messo un argine allo strapotere dell’estrema destra.
Comunque vada con la coalizione di governo, la cosa certa è che il
Paese senza sbocchi sul mare farà pressione su Bruxelles per il
controllo delle frontiere e per fermare l’immigrazione illegale. Nel
caso di un’alleanza «nero-blu» delle destre, tra Kurz e Strache, che
insieme hanno ottenuto quasi il 60%, l’Austria potrebbe diventare una
spina acuminata nel fianco della Ue e per la politica di accoglienza di
Merkel e Macron.
È accaduto ancora una volta quel che è capitato
in Olanda prima e in Francia poi, dove l’estrema destra populista non ha
sfondato. I popolari impersonati dal «Re Sole» dell’Övp, il 31enne
Sebastian Kurz, staccano tutti con un risultato ben sopra il 31%. Kurz
vince, ma avrà bisogno di un partner. Martedì si apriranno le
consultazioni con il presidente della Repubblica Van der Bellen, che già
fa sapere: «Certi ministri non sono graditi». Si riferisce ad
un’eventuale nomina del suo rivale alle presidenziali Norbert Hofer
(Fpö). Se il 31enne diventerà cancelliere, sarà il leader più giovane
del mondo. Determinato a proteggere i confini del Paese d’Oltralpe
dall’arrivo dei migranti e a respingere in toto quelli irregolari.
Chiederà alla Ue più sussidiarietà e autonomia per gli Stati dal governo
centrale di Bruxelles.
«Il nostro è un risultato storico, in 50
anni è la seconda volta che arriviamo al primo posto, non succedeva
dagli anni ’70», commenta contento Kurz alla tv Orf pubblica.
Soprattutto se si considera il suo «miracolo»: ministro degli Esteri
uscente, ha preso in mano il partito cristianodemocratico rottamando la
vecchia guardia cinque mesi fa e l’ha fatto balzare in testa.
La svolta
Il
voto dice che la quieta e silenziosa Austria, cerniera dell’Europa, con
un’economia che cresce quasi il doppio di quella dell’Italia e per la
prima volta nel 2017 più della media europea, si è ribellata all’arrivo
di quasi 90 mila migranti nel 2015 (più che in Germania rispetto alla
popolazione). Voleva una svolta. Il vincitore Kurz, enfant prodige della
politica austriaca, a 24 anni sottosegretario all’Integrazione e a 27
ministro, l’ha incarnata. È stato scaltro a rappresentare il
cambiamento. Amico del premier ungherese Orban, con lui ha gioito della
chiusura della rotta balcanica. Ha interpretato l’umore di base della
popolazione, caratterizzato dalla paura, la sua retorica ha messo nello
stesso calderone rifugiati e terroristi islamici, è stato bravo a
soggiogare tutti i temi alla questione migranti, trattandoli come il
capro espiatorio di quel che non va nel Paese. Nel nuovo Nationalrat
guadagnerà 15 deputati. Mentre 11 in più ne prenderanno i
liberalnazionalisti di Strache.
Nazionalisti ripuliti
La Fpö
erede di Haider cresce rispetto a cinque anni fa. Ha quasi eguagliato
il risultato del ’99, quando si coalizzò con l’Ovp e l’Austria attirò su
di sé le sanzioni di 14 Stati europei per i toni xenofobi del suo
governo. Vienna precipitò nel peggior isolamento della sua storia. Ora
l’alleanza potrebbe replicarsi. Strache gioca su due tavoli. Ha
abbandonato il passato giovanile vicino ai gruppi neonazisti, i suoi
toni sono diversi dall’AfD tedesca. «Siamo arrivati al cuore della
società», ha commentato. «Visto che ci hanno copiato il programma, ci
sono possibilità di fare una coalizione». Con i popolari, con cui
condivide la visione sull’immigrazione, o con i socialdemocratici
dell’Spö, che sarebbe un’alleanza certo bipolare: Kern ha posto come
condizione per collaborare una visione non euroscettica.
Ko socialdemocratico
Il
cancelliere uscente ammette «gli errori commessi». Sono «tempi
difficili per i socialdemocratici – dice -, ma considerata la situazione
europea il risultato va bene». L’Austria apre uno scenario di
incertezza, che potrebbe portarla più vicina ai Paesi di Visegrad,
sicuramente lontana dalla confinante Germania, con cui qualunque
cancelliere dovrà fare i conti.