La Stampa 5.10.17
La partita doppia allontana il nuovo Ulivo
di Marcello Sorgi
Partita
doppia, con due fronti aperti, per Massimo D’Alema, tornato in campo
nel giorno in cui Mdp ha annunciato la sua uscita dalla maggioranza e ha
messo in forse l’appoggio alla legge di stabilità che il Parlamento
deve votare di qui a fine anno. La manovra passerà, come sono passate
ieri la nota di aggiustamento del Def (con una sorta di appoggio tecnico
dei fuorusciti dal Pd) e la relazione del ministro dell’Economia Padoan
(con i voti dei senatori verdiniani che hanno sostituito quelli
stavolta mancanti di Mdp): da oggi in poi l’opposizione dei
dalemiani-bersaniani potrebbe indurirsi , inaugurando anzitempo la
campagna elettorale.
Il primo fronte di D’Alema è contro Renzi. La
linea del leader Maximo è chiarissima: lotta dura, senza esclusione di
colpi e a qualsiasi prezzo, per imporre al segretario del Pd la più dura
delle sconfitte, una botta finale. In questo senso, se anche dovesse
essere approvata la nuova legge elettorale Rosatellum 2, che con un
terzo di parlamentari eletti nei collegi uninominali spingerebbe il
centrosinistra a coalizzarsi, Mdp dovrebbe presentare suoi candidati in
ogni collegio, puntando a far perdere, o almeno a rendere più ardua
l’elezione di quelli renziani.
Il secondo fronte di D’Alema è
contro Pisapia. Che l’ex-premier e ministro degli Esteri non vedesse di
buon occhio la confluenza del neonato partitino degli scissionisti nel
nuovo Ulivo che l’ex-sindaco di Milano sta cercando di costruire, era
abbastanza chiaro. Dichiarando che non si sarebbe candidato alle
elezioni, Pisapia intendeva rivolgersi alla vecchia guardia ex-Pd, e in
particolare a D’Alema, per spingerlo a fare lo stesso. Inoltre Pisapia
ha sempre insistito sulla necessità di ricostruire un’intesa, sulla base
di un rinnovato accordo programmatico, anche con Renzi: prospettiva
inaccettabile per D’Alema, che mira esattamente all’opposto.
Sottotraccia fino a martedì, questa insanabile divergenza è esplosa a
margine dello scontro in Senato, tal che Pisapia oggi dice: o io o
D’Alema. E spinge perché il leader Maximo (che non ha alcuna intenzione,
e sembra molto appassionato al ruolo di vero capo degli anti-renziani)
faccia dichiaratamente un passo di lato. Il destino del nuovo Ulivo
torna così in alto mare, e la semi-opposizione annunciata martedì da
Speranza e messa in pratica ieri con un voto, sebbene «tecnico», a
favore del governo, e uno contro, non sembra affatto destinata a
rientrare, anche se Gentiloni e Padoan ieri hanno fatto ogni sforzo per
recuperare i riottosi alleati di sinistra.