La Stampa 28.10.17
Ford e Kissinger discussero l’entrata del Pci nel governo italiano
Pubblicato
il resoconto segreto dell’incontro tra il presidente e il Segretario di
Stato L’accordo tra comunisti e cattolici ipotizzato da Berlinguer
nell’ottobre del 1973
di Paolo Mastrolilli
Nel
giugno del 1975, almeno per un giorno, la Casa Bianca considera la
possibilità di favorire l’ingresso dei comunisti al governo in Italia.
La proposta, avanzata dall’ambasciatore a Roma John Volpe, viene
discussa nell’Ufficio Ovale dal presidente Gerald Ford, il segretario di
Stato Henry Kissinger, e il vice consigliere per la sicurezza nazionale
Brent Scowcroft. Alla fine viene bocciata, anche bruscamente, ma è la
dimostrazione di un dibattito interno all’amministrazione sul futuro del
nostro Paese che finora non era emerso in questi termini, e di una
forte preoccupazione per la tenuta della democrazia a Roma.
Il
documento che racconta questo episodio è stato pubblicato giovedì sera,
insieme ai files sull’assassinio di John Kennedy rimasti finora segreti.
Porta la data di giovedì 26 giugno 1975, è classificato «segreto», e
descrive un incontro avvenuto nell’Ufficio Ovale tra Ford, Kissinger e
Scowcroft. Il tema, molto delicato, è il rapporto con l’Urss, il
negoziato per l’accordo Salt, la minaccia dei missili sovietici puntati
verso i Paesi occidentali. Nel corso della conversazione, Kissinger
solleva la questione del rapporto col Pci: «Volpe vuole cominciare le
discussioni con i comunisti in Italia». La risposta di Ford è fredda:
«Io questo non lo capisco». Il segretario di Stato prova a spiegare: «È
una questione di politica locale: sarà difficile non includere i
comunisti nel governo». Kissinger si riferisce alla loro crescita
elettorale, e all’opportunità di coinvolgerli attraverso il «compromesso
storico», forse anche per sfruttare la particolare condizione
dell’Italia allo scopo di dividere il Pci da Mosca. «Però - aggiunge
subito dopo - noi non vogliamo giocare». Ford condivide, e chiude
l’argomento: «Sono d’accordo».
La discussione è breve e la
bocciatura rapida, ma è molto significativo che la proposta di Volpe sia
arrivata fino all’Ufficio Ovale. Anche perché in quei giorni tutti i
segnali pubblici andavano nella direzione opposta, e invece
l’ambasciatore americano a Roma era così impegnato a considerare il via
libera al «compromesso storico» da proporlo all’attenzione del
segretario di Stato e del presidente.
Il momento in cui avviene
questa discussione è molto difficile. Negli Usa, dieci mesi prima lo
scandalo Watergate aveva costretto Richard Nixon alle dimissioni, e
l’anno dopo erano in programma le presidenziali poi vinte da Carter.
Nell’Italia già insanguinata dal terrorismo, invece, il Pci fa un balzo
al 33,5% nelle regionali del giugno 1975, sullo sfondo degli scandali
Pike e Lockheed. Il primo, ha rivelato i finanziamenti della Cia ai
politici italiani e al generale Miceli, «per passarli ai neofascisti»;
il secondo, le tangenti pagate dalla compagnia americana per spingere
Roma a comprare i suoi aerei, che trascinano nel fango anche il
presidente Leone. I rapporti che Volpe manda a Kissinger in quel
periodo, ad esempio quello del 4 marzo 1976, sono molto allarmati:
«Forse gli Stati Uniti hanno toccato il nadir della loro popolarità in
Italia dalla fine della Seconda guerra mondiale». Gli scandali non
stanno solo aiutando la sinistra, ma hanno diffuso tra gli stessi
democristiani il sospetto che Washington li abbia alimentati per
liberarsi della DC. Il 30 aprile del 1976 il governo Moro presenta le
dimissioni, e la sera stessa Volpe invia un documento «segreto» di 29
pagine a Kissinger, con cui chiede di «usare tutte le risorse a
disposizione del governo americano» per impedire la vittoria dei
comunisti nelle elezioni politiche imminenti. «L’Italia - spiega
l’ambasciatore - si trova davanti alla possibilità di veder entrare il
Pci nell’esecutivo, attraverso le urne. Se ciò accadesse, sarebbe un
profondo choc per il mondo occidentale». Eppure, nemmeno un anno prima,
Volpe aveva proposto a Ford di consentire il «compromesso storico», per
neutralizzare i comunisti accettandoli nel governo.