La Stampa 19.10.17
Il rischio dello scontro tra poteri
di Federico Geremicca
Benzina,
fino a ieri, per durissime polemiche politiche, il cosiddetto
caso-banche si sta ormai trasformando in qualcosa di diverso e assai più
pericoloso: uno scontro aperto tra poteri dello Stato del quale, in
tutta onestà, nessuno sentiva la mancanza.
Il varo - sofferto e
ritardato - di una Commissione d’inchiesta che facesse luce su crac e
responsabilità, era stato interpretato (forse troppo frettolosamente)
come il tentativo di mettere un silenziatore alle polemiche, rinviando
la resa dei conti alla prossima legislatura. Le cose, invece, hanno
preso una piega diversa: e anzi è proprio a quella Commissione - e al
suo presidente Casini - che Ignazio Visco, paradossalmente, si è ieri
rivolto per difendersi dall’attacco di Matteo Renzi.
Nulla di
ufficiale intorno all’incontro tra Pier Ferdinando Casini e il
Governatore di Bankitalia, ma quel che trapela (come scriviamo su questo
stesso giornale) lascia presagire un possibile e ulteriore innalzamento
del livello dello scontro: al presidente della Commissione d’inchiesta,
infatti, Ignazio Visco avrebbe consegnato file e documenti in grado di
dimostrare due cose. La prima: che a completamento del lavoro di
controllo e ispezione, l’istituto di vigilanza avrebbe girato alla
magistratura atti e segnalazioni intorno ai casi più opachi e discussi.
La seconda: che Bankitalia - come già chiarito in una nota - ha sempre
mantenuto un contatto continuo con il governo: e fin dai tempi in cui a
presiederlo c’era proprio Matteo Renzi.
La mossa di Ignazio Visco
apre dunque uno scenario nuovo: e cioè quello di un Governatore pronto
alla guerra e nient’affatto disposto a passare alla storia come l’unico o
il principale responsabile del crac di sette banche e del verticale
crollo di fiducia da parte dei cittadini nei confronti dell’intero
sistema. Scenario nuovo, anzi del tutto inedito e dagli approdi
imprevedibili. Lo schieramento delle forze in campo, infatti, è più o
meno riassumibile così: contro il Governatore sono all’attacco i leader
del maggior partito di governo (Renzi, appunto) e della principale forza
di opposizione (Di Maio). In difesa di Visco è però intervenuto
addirittura il Presidente della Repubblica; in mezzo - tra ministri che
mugugnano a mezza voce - c’è il governo di Paolo Gentiloni, sorpreso e
infastidito dalla mossa del suo segretario.
Situazione del tutto
inedita, come è chiaro. E se il punto d’approdo dello scontro appena
avviato è difficile da ipotizzare, resta evidente qual è stato il passo
d’avvio: la mozione parlamentare - contestata da alcuni all’interno
dello stesso Pd - con la quale Matteo Renzi ha esplicitamente chiesto la
testa di Ignazio Visco.
Molti sono gli interrogativi intorno alle
ragioni dell’improvviso affondo dell’ex presidente del Consiglio. E
molte e diverse, naturalmente, le possibili risposte. La prima: per gli
scandali bancari (Banca Etruria in testa a tutte) Renzi ritiene di aver
pagato un prezzo altissimo, e crede sia il momento che altre
responsabilità vengano alla luce. La seconda: togliere dalle mani dei
Cinque Stelle - in vista della campagna elettorale - la bandiera della
“guerra” a Visco e al sistema bancario, tema assai sentito da molti
cittadini. La terza: Renzi, banalmente, ha un suo candidato per la
poltrona di Governatore, e per aprirgli la strada deve prima liquidare
Visco.
Non sappiamo qual sia la verità: vediamo, però, gli effetti
determinati dalla mossa del segretario democratico. I rischi che la
polemica degeneri in uno scontro tra poteri sono infatti evidenti, così
come è politicamente evidente il disagio crescente di Paolo Gentiloni.
Apprezzato per lo stile sobrio e silenzioso - tanto da farne il più
quotato aspirante alla sua stessa successione - nel giro di una
settimana il Presidente del Consiglio si è prima visto costretto a porre
la fiducia sul cosiddetto Rosatellum bis ed ora gli viene chiesto di
metter da parte, bruscamente, il Governatore di Bankitalia: ce ne
abbastanza, insomma, per fargli perdere molto di quel placido consenso
che aveva costruito.
Diverse, insomma, sono le possibili
spiegazioni alla mossa renziana. Per la modalità e la pericolosità dello
scontro innescato, il leader pd è certamente meritevole di critiche.
Andrebbe solo rispettata una condizione: che a puntare l’indice contro
di lui non ci siano gli stessi (e sono tanti) che fino a qualche giorno
fa l’indice lo puntavano proprio contro Ignazio Visco. Perché va bene la
campagna elettorale e il diritto a cambiare idea, ma recuperare un po’
di serietà e di responsabilità in questo Paese non sarebbe certo male.