La Stampa 14.10.17
Il Pd e la grande beffa dei collegi
Renzi spiazzato: “Non ci credo”
Nei
sondaggi i democratici col Rosatellum ne conquisterebbero meno di
centrodestra e M5S. Effetto negativo di Mdp nelle regioni rosse
di Fabio Martini
Al
Pd la chiamano già la “beffa dei collegi”. Dopo che proprio Matteo
Renzi si è battuto per inserire nella legge elettorale (approvata
l’altroieri alla Camera) centinaia di collegi uninominali, ieri mattina
la lettura di un ampio sondaggio della Ipsos ha suscitato qualche
brivido sulla schiena dei notabili Pd. In base ad una elaborazione
spalmata su tutto il territorio nazionale, affiorano tre dati
spiazzanti. Il primo: se si votasse oggi, nei collegi il Pd e l’alleato
Alfano se ne aggiudicherebbero pochi (58), molti meno della coalizione
di centro-destra (108 collegi-Camera), ma a sorpresa meno anche del
solitario Movimento Cinque Stelle (70). Una cattiva performance, quella
del Pd, che è determinata dalla seconda sorpresa: nelle regioni “rosse”
il Pd non farebbe il consueto “cappotto”, in particolare in
Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Liguria e anche Campania. Terza
sorpresa. Lo studio Ipsos dimostra che con l’Italicum “corretto”, la
legge elettorale attualmente in vigore e ricavata dalle sentenze della
Consulta, il Pd conquisterebbe alla Camera 178 seggi, mentre il
Rosatellum in via di approvazione gliene assegnerebbe 163.
Quando
Matteo Renzi ha letto il sondaggio, pare che abbia espresso profondo
scetticismo: «Non ci credo...». Nel senso che il leader del Pd è
impegnato nel tentativo di creare una coalizione di liste attorno al suo
partito e proprio grazie a questi convogli aggiuntivi, si immagina di
invertire il destino “cinico e baro” suggerito dallo studio Ipsos.
Destino inatteso perchè a partire dal 1996, i partiti di centrosinistra
sono andati sempre bene nei collegi. In particolare nelle “regioni
rosse”, dove l’antico insediamento del Pci ha consentito ai suoi eredi
politici risultati ragguardevoli. Nel 1996 in Emilia-Romagna l’Ulivo (a
trazione Prodi) vinse in 31 collegi su 32, nel 2001 (quando le elezioni
le vinse Berlusconi), il cappotto si ripetè: 30 contro i 2 collegi vinti
dal centrodestra. Ed ecco la sorpresa: col Rosatellum voluto da Renzi,
in Emilia il Pd vincerebbe in meno metà dei collegi (5 su 11). Nelle
Marche, nel 1996 l’Ulivo conquistò 11 collegi su 12, oggi ne prenderebbe
2 su 7, in Liguria 10 su 14 nel 1996 e oggi 2 su 7. L’en plein sarebbe
confermato soltanto in Toscana con 12 collegi vinti su 14.
Una
caduta che ha una spiegazione quasi “meccanica”. Sostiene Piero Martino,
già portavoce del Pd durante la segreteria Franceschini e che da
qualche settimana è passato con Mdp: «Nei collegi delle regioni “rosse”,
le percentuali che vengono attribuite a Mdp sono superiori a quelle
della media nazionale e dunque quando al candidato del Pd venisse a
mancare un 6-8 per cento in un collegio, questo finirebbe per diminuirne
le possibilità di vittoria».
Certo, Renzi medita di rimontare,
almeno un po’, con la predicazione del “voto utile”. E anche con le
liste alleate del Pd, che nelle sue intenzioni sono destinate a
coagulare una coalizione con una somma finale superiore a quella del
centro-destra. Ma per ora siamo ancora ai preliminari. È sfumata la
suggestione di una lista-Calenda, un agglomerato capace di “parlare” al
mondo delle imprese: il ministro dello Sviluppo economico ha declinato
l’offerta del Pd. Carlo Calenda potrebbe partecipare al “laboratorio”
della lista Pisapia-Bonino ancora in mente dei? Da quelle parti si
attende la manifestazione dei Radicali italiani del 28 e 29 ottobre,
nella quale sono previsti come relatori, oltre a Carlo Calenda e Roberto
Saviano, anche Enrico Letta e Romano Prodi. Una lista che, se mai si
facesse, sarebbe alleata del Pd, ma - il segretario lo sa - anche quella
capace di sottrarre più voti al partito di Renzi.