La Stampa 13.10.17
Bersani: “Che delusione Gentiloni
Ha perso tutta la sua credibilità”
“Il premier è complice o è stato obbligato da qualcuno fuori di qui”
di Francesca Schianchi
Alle
sette di sera, quando stanno per iniziare le dichiarazioni di voto
finali sulla legge, Pier Luigi Bersani sguscia fuori dall’Aula e imbocca
un corridoio laterale. Poco prima si è alzato in piedi, ha preso la
parola suscitando uno dei rarissimi momenti di silenzio nell’emiciclo:
«Con il cuore in mano, dico ai deputati di questa nuova maggioranza che
ci stanno portando dove forse nemmeno loro vogliono andare: se ci
fermiamo non si va nel caos, ci sono soluzioni abbordabili e rispettose
della Costituzione anche negli ultimi mesi». Riflettete, predica,
evitate in extremis di approvare quella che definisce un «hapax
legomenon», scandisce in Aula tra le espressioni interrogative dei
colleghi: «E’ una parola di greco antico – spiega rispolverando gli
antichi studi classici – vuole dire una parola detta una volta sola:
questa legge è un marchingegno sconosciuto, una roba che in tutto il
mondo non è mai esistita, questo volevo dire», sospira scendendo le
scale. Ai tempi dell’Italicum, dalle parti di Renzi si diceva che quella
legge l’avrebbe copiata mezza Europa: «Questa invece appena la leggono
strabuzzano», scoppia in una risata amara.
«Ne abbiamo viste di
tutti i colori, vediamo anche questa», e se non è la prima volta nella
legislatura che si mette la fiducia sulla legge elettorale, «questa è un
po’ peggio, perché siamo a fine legislatura e anche perché allora c’era
l’alibi che l’Italicum era una iniziativa del governo». Stavolta,
invece, il premier Paolo Gentiloni aveva promesso di limitarsi ad
«accompagnare» il percorso, salvo poi occuparsene nel modo più invasivo
possibile sul finale, imponendo il voto di fiducia. Deluso? «Una delle
tante delusioni è certamente lui, assolutamente», ammette l’ex
segretario Pd, oggi tra i leader di Mdp, il movimento appena uscito
dalla maggioranza. «Purtroppo Gentiloni ci ha rimesso in credibilità,
perché a questo punto i casi sono due: o si è reso complice di una
forzatura di questo genere, oppure è stato indotto, sequestrato…». Da
chi, Bersani, dal segretario dem Renzi? «Da qualcuno fuori di qui, e
peggio mi sento a pensare una cosa del genere di un presidente del
consiglio».
Anche in Aula ha parlato di credibilità: quella del
Parlamento, requisito indispensabile per «ricomporre il Paese diviso»
fuori dai Palazzi. «Qui è saltato tutto: la credibilità, temo, non solo
del governo. Quando la gente si sentirà illustrare la legge, ci sarà una
distanza tra cittadini e istituzioni bestiale», aggiunge preoccupato.
Poco prima, in Aula, ha sintetizzato i «guasti» del Rosatellum, dai
«vaghi apparentamenti per raccogliere voti con reti a strascico» al
fatto che «stiamo dicendo a un cittadino: tu con un segno decidi tre
cose e due possono non piacerti». Fermatevi, il suo appello. «Non sta
perdendo credibilità solo Gentiloni: qui stiamo facendo un Parlamento di
nominati, e questo non sarà accettato», ripete preoccupato. Due ore
dopo, la legge approvata passa al Senato.