Il Sole Domenica 8.10.17
Nezami di Ganja (1141-1209)
L’amore che incantò la Persia
La storia di Khosrow e Širin è una delle più romantiche e intense della letteratura dei Paesi islamici
di Giuliano Boccali
Una
delle più romantiche e intense storie d’amore della letteratura dei
Paesi islamici, e non solamente, ci è offerta ora da Ariele in edizione
integrale nella prima traduzione italiana: Khosrow e Širin, dal nome dei
protagonisti, tradotta da Daniela Meneghini rendendo con eleganza un
testo tanto eccezionale quanto complesso e impervio; il che spiega fra
l’altro l’assenza di precedenti versioni, anche antologiche... e
sollecita il plauso alla curatrice e all’editore.
Non di poco
conto è la constatazione che l’autore, Nezami di Ganja (1141-1209), che
compone il poema in neopersiano nella zona nord-occidentale dell’impero
selgiuchide, abbia scelto come protagonisti della vicenda due personaggi
che islamici non sono affatto: Khosrow, cioè Cosroe II Parviz
(storicamente 590-628) ultimo sovrano della dinastia sasanide, di fede
zoroastriana, e Širin, principessa armena di quasi certa identificazione
storica e quasi certamente cristiana. E questa scelta, che riplasma
storie e personaggi molto amati negli ambienti sia cortesi sia popolari
coevi all’autore, è assai eloquente circa la tolleranza religiosa,
l’apertura culturale, la fantasia creatrice di Nezami e dell’ambiente
letterario dell’Islam persiano alla sua epoca.
Come spesso accade
nella narrativa, non solo iranica ma per esempio anche indiana, Khosrow
si innamora di Širin non al vederla, ma udendone la descrizione a lui
fatta dall’amico Šapur, grande pittore e suo consigliere saggio quando
sarà re: «… una fanciulla bella come una fata, anzi di più, come la
luna! … lo Zefiro, soffiando sui suoi riccioli, a volte rivela il bianco
ermellino del suo volto o, a volte, lo copre coi suoi capelli color
castoro… I suoi seni sono due melagrane d’argento sulle quali la rosa
del giardino sparge le dracme dei suoi petali…»
Risalta in questi
versi lo stile di Nezami, molto libero – è già un poeta affermato –,
innovativo e al tempo stesso intonato alla grande tradizione iranica che
mira sovente a costruire il testo poetico con immagini - si direbbe -
archetipiche: la luna, due melagrane d’argento, la rosa del giardino, le
dracme, quasi rappresentando sulla terra un mondo trascendente dove
ogni parvenza è unica e perfetta. La stessa idea poetica (e forse in
ultima istanza metafisica) ispira le mirabili descrizioni naturali in
cui l’autore eccelle, come quelle assai frequenti di albe e tramonti del
sole o della luna. Risaltano così incipit straordinari ai capitoli:
«Quando l’alba, tesoriere di Cina, mise il lucchetto d’oro allo scrigno
di perle…»; è un esordio folgorante: lo scrigno di perle è il cielo che
contiene le stelle e, chiuso dal lucchetto dell’alba, le cela durante la
giornata.
Analogamente emblematico è il senso profondo della
storia d’amore dei due protagonisti, che la curatrice mette in luce con
molta sensibilità nell’introduzione al volume ricca di elementi
culturali e interpretativi: Nezami, infatti, rielabora «una trama
avvincente… per esprimere la sua idea di che cosa sia l’Amore, ovvero il
principio che egli individua come origine e come scopo di ogni
esistenza». Così la vicenda, che si dipana per oltre seimila distici nei
cento capitoli del poema, acquisisce la dimensione di un itinerario
spirituale: dalla vita edonistica e dispersiva del giovane Khosrow, che
ripetutamente propone a Širin l’unione al di fuori di ogni vincolo,
all’assunzione consapevole delle responsabilità di sovrano e infine alla
dedizione «alla conoscenza e all’acquisizione della saggezza». Al tempo
stesso, la narrazione principale rappresenta la storia cornice che
contiene altri racconti, brevi ma non secondari, per esempio quello di
Farhad «lo spacca-montagne».
A innescare e favorire il processo
del suo diletto, e più tardi finalmente sposo, è Širin che lo accompagna
«dall’ignoranza alla conoscenza, dalla superficialità alla profondità»:
un’alchimia d’amore per lei tutt’altro che distaccata o gratuita,
perché la protagonista paga la propria fedeltà e la propria opera con il
pianto infiammato della lontananza, con le maledizioni al proprio cuore
incatenato e alla sorte, con la battaglia contro i demoni oscuri della
solitudine. Con il superamento della delusione più atroce: Khosrow,
infatti, per opportunità politica sposa in prime nozze la principessa
bizantina Maryam, accettando per di più il vincolo della monogamia. A
ferire crudelmente Širin, quasi «calice di vetro che andava verso la
pietraia del dolore», più che la gelosia è il risentimento per non
essere stata trattata secondo il proprio rango, per essere stata
ingannata con promesse non mantenute, non ultima certo quella d’amore.
Il destino interviene con la morte prematura di Maryam; dopo un breve
periodo di (saggia) sospensione, «il cuore di Širin riprese a coltivare
il seme della sua passione», passione d’altronde corrisposta e in realtà
mai sopita nel cuore del re dei re, nemmeno durante l’epoca delle sue
nozze. E sarà finalmente l’unione anche matrimoniale con l’amata,
annunciata da Khosrow con incontenibile gioia e con grande fasto; e
preceduta da una settimana straordinaria di giochi d’amore sottili e
sensuali fra i due promessi senza che l’integrità di Širin sia intaccata
prima della celebrazione ufficiale che avviene in un’atmosfera di
ebbrezza clamorosa.
Oltre e dentro al significato profondo della
storia dei due sovrani innamorati, il lettore è avvinto al testo dal
linguaggio sfarzoso e scintillante di Nezami, dalla sua inventiva
metaforica inesauribile, dall’immaginario smaltato come una successione
senza fine di miniature. E ad affascinare, sul piano
letterario,contribuisce la struttura dialogica del poema scelta
dall’autore e sfruttata in ogni possibile declinazione, dagli scambi di
missive ai colloqui diretti fra i protagonisti, a quelli fra i
menestrelli ineguagliabili che cantano i loro sentimenti, a quelli dove
nel colloquio interiore con se stesso ciascuno sa dare voce anche al
compagno.
Nezami, Khosrow e Širin. Amore e saggezza nella Persia
antica , a cura di Daniela Meneghini, Edizione Ariele, Milano, pagg.
326, € 24