Il Sole 2.2.17
Media. Da oggi tris di azioni per tendere la mano ai publisher
Google cambia modello per gli editori
di Andrea Biondi
Niente
più svantaggio nell’indicizzazione sulle ricerche su Google per gli
editori che hanno un loro modello incentrato sui paywall. Si chiamava
“first click free” il modello che da un lato permetteva agli utenti di
leggere gratuitamente alcuni articoli (almeno il primo) attraverso
Google News prima di far scattare il paywall (il pagamento per visionare
il contenuto), ma che dall’altro chiedeva agli editori di mettere a
disposizione almeno tre contenuti gratuiti al giorno, prima del paywall,
per essere indicizzati al meglio.
Google ha ufficializzato la
fine del programma “first click free” e da stamattina mette agli atti
una azione in tre mosse per tendere la mano agli editori, alle prese con
un momento di grande incertezza dal punto di vista del business che con
il tempo altro non ha fatto che esacerbare i rapporti fra publisher e
Big G e in generale fra gli editori di tutto il mondo e i giganti della
Silicon Valley, spesso messi all’indice come usurpatori di contenuti
senza dividere i benefici economici.
In questo quadro, va detto
che Facebook e Google procedono pressoché appaiati nei loro annunci
volti a creare un clima disteso con gli editori. La piattaforma creata
da Mark Zuckerberg ha confermato qualche giorno fa quanto annunciato a
luglio, dando agli editori l’opportunità di offrire notizie a pagamento
dentro al servizio di Instant Articles su smartphone. Il colosso di
Mountain View dal canto suo, che sul versante del miglioramento dei
rapporti con gli editori annovera la Digital News Initiative (con cui
mette a disposizione fondi per progetti innovativi degli editori, anche
italiani), tende “un ramoscello d’ulivo” con un tris di azioni.
La
prima è il passaggio alla policy “Flexible Sampling” da quella First
Click Free, che chiedeva agli editori di fornire un minimo di 3 articoli
gratuiti al giorno attraverso Google Search e Google News prima di
mostrare il paywall. Il tutto con una mossa che – almeno nelle speranze
dei publisher - dovrebbe portare a un aumento degli abbonamenti sui siti
che richiedono una registrazioni. «In generale – si legge in una nota
di Google – gli editori riconoscono che offrire alle persone l’accesso
ad alcuni contenuti gratuiti è il modo per persuaderli ad acquistare il
loro prodotto. L’approccio tipico al sampling (prova gratuita) è un
modello chiamato “metering”, che consente alle persone di vedere un
numero predeterminato di articoli gratuiti prima che si attivi il
paywall». L’approccio raccomandato è per un un metering da 10 articoli
gratuiti al mese prima di far scattare il paywall.
In aggiunta le
altre due mosse: «Nel lungo periodo, stiamo sviluppando una suite di
prodotti e servizi per aiutare gli editori a raggiungere nuovi lettori,
far crescere gli abbonamenti e il fatturato». Il machine learning può
rappresentare una chiave di volta, all’interno di un porcesso in cui
Mountain View si dice pronta a lavorare con gli editori per «capire come
possiamo semplificare il processo di acquisto e rendere più semplice
per gli utenti di Google sfruttare a pieno all’interno delle diverse
piattaforme Google tutti i vantaggi degli abbonamenti che hanno
sottoscritto con gli editori».