venerdì 20 ottobre 2017

Il Sole 20.10.17
Thyssen, niente sconti ai manager
Inesistenti i presupposti per poter contestare l’errore di fatto
Penale. Respinta la richiesta di rideterminazione della pena avanzata dall’ex ad e da altri tre amministratori
di Giovanni Negri

Non ci sarà alcuna riduzione delle condanne inflitte ai manager della Thyssen - tra i quali l’ex amministratore delegato, Harald Espenhahn - per il rogo avvenuto nella notte tra il 6 e il 7 dicembre del 2007 a Torino nel quale, per la grave mancanza di misure di sicurezza, morirono 7 operai. Lo ha deciso la Cassazione respingendo i ricorsi straordinari presentati dalle difese di 4 ex dirigenti dell’acciaieria contro il verdetto definitivo emesso dalla stessa Corte il 13 maggio 2016.
In particolare, i giudici della Quinta sezione penale con una serie di sentenze (n. 48194, 48195 e 48197), hanno dichiarato inammissibili i ricorsi con i quali si contestavano le condanne per omicidio colposo da parte dei legali dell’ex ad Espenhanh, e dei manager Gerald Pregnitz, Daniele Moroni e Marco Pucci.
La Cassazione mette in evidenza il perimetro applicativo dell’articolo 625-bis del Codice di procedura penale che disciplina l’errore di fatto verificatosi nel giudizio di legittimità, alla base della necessità di correzione e riforma della sentenza pronunciata. A venire ricordato è il precedente delle Sezioni unite del 2002 con il quale veniva chiarito che l’errore, tale da giustificare il ricorso deve essere individuato solo in una «fuorviata rappresentazione percettiva» con una decisione di natura valutativa. In caso contrario l’errore non è di fatto, ma di giudizio.
E allora sono del tutto estranei all’applicazione dell’istituto del ricorso straordinario per errore di fatto gli errori di interpretazione delle norme giuridiche, sostanziali o processuali, oppure l’asserita esistenza delle norme stesse o l’attribuzione a esse di una portata inesatta, anche se dovuti a ignoranza di indirizzi giurisprudenziali consolidati.
In ogni caso, ricordano ora le tre pronunce, non è mai messo in discussione il ruolo cardine della Cassazione nel sistema delle impugnazioni, pur avendo incrinato la regola dell’intangibilità dei provvedimenti della Corte stessa.
E allora, osserva la sentenza, sulla base di queste premesse di diritto, le condanne emesse nei confronti dei manager (di pochi giorni fa la lettera del ministro della Giustizia Andrea Orlando al collega tedesco perchè le pene vengano effettivamente scontate in Germania) sono inattaccabili. Infatti, si legge nel giudizio sull’ex ad, proprio sul tema della rideterminazione della pena la sentenza oggetto di impugnazione ha ampiamente argomentato, ritiene conforme alla legge e adeguatamente giustificata in rapporto ai capi d’impugnaizone, alle singole posizioni degli imputati e alle condotte a loro attribuite. L’errore di fatto allora è del tutto assente.
Quanto all’entità delle pene, Espenhahn - che ha fatto ricorso da solo - era stato condannato a 9 anni e 8 mesi di reclusione, Priegnitz e Marco Pucci a 6 anni e 3 mesi (hanno fatto ricorso insieme), Daniele Moroni (ha fatto ricorso da solo) a 7anni e 6 mesi.