il manifesto 3.10.17
István Mészáros, la critica radicale al capitalismo
Addii.
Scompare il filosofo marxista allievo di Lukács, autore di «Socialismo o
barbarie». La sua ricezione in America latina, Chavez lo insignì del
premio «Libertador»
István Mészáros
di Antonino Infranca
La morte, avvenuta il primo ottobre, di István Mészáros, priva la cultura marxista mondiale di una delle figure più rilevanti.
Autore
di decine di libri, di cui solo alcuni sono stati tradotti e pubblicati
in italiano, era particolarmente conosciuto in America latina.
Mészáros,
nacque il 12 dicembre 1930 a Budapest e fu allevato dalla sola madre,
operaia in una fabbrica di motori aerei. A dodici anni, falsificando la
sua data di nascita, riuscì a farsi assumere dalla stessa fabbrica in
cui lavorava la madre, così da migliorare le condizioni economiche della
piccola famiglia.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale e
l’instaurazione del regime comunista in Ungheria, poté frequentare
l’università e diventare prima allievo e poi assistente di Lukács, nella
cattedra di Estetica. Fece parte di quella che si può definire la Prima
Scuola di Budapest, insieme a Agnés Heller, Ferenc Feher, István
Hermann, Dénes Zoltai, Miklos Almasi.
A causa del «Dibattito
Lukács», che costrinse il vecchio filosofo ad abbandonare la vita
pubblica e, quindi, anche l’insegnamento, subentrò nella cattedra del
maestro. Rimase sempre legato affettivamente a Lukács e non lo
abbandonò, nonostante il regime stalinista di Rakosi, lo considerasse
«persona non gradita».
La Rivoluzione del 1956 e la sua partecipazione nelle file anti-staliniste, lo costrinsero a lasciare l’Ungheria.
LA
SCELTA DELL’ESILIO cadde sull’Italia, soprattutto potendo usufruire
dell’aiuto pratico di Cesare Cases e dell’aiuto economico di Lukács, che
gli mise a disposizione i fondi dei suoi diritti d’autore, infine
Norberto Bobbio riuscì a fargli avere una cattedra di Letteratura
Ungherese all’Università di Torino.
In quegli anni pubblicò il suo
primo libro in italiano, Attila Jozséf e l’arte moderna, seguito da La
rivolta degli intellettuali in Ungheria, dove poté esporre sia la sua
personale esperienza che quella del suo maestro Lukács durante i
concitati giorni della Rivoluzione del ‘56.
E sempre in Italia conobbe l’amatissima moglie, Donatella.
PURTROPPO L’UNIVERSITÀ italiana non seppe offrirgli le condizioni adatte, affinché rimanesse nel nostro paese.
Fu
così costretto a trasferirsi in Scozia, prima presso l’Università di
St. Andrew, poi in Canada presso l’Università di York e infine in
Inghilterra presso l’Università del Sussex, di cui era professore
emerito dal 1991, quando ha lasciato l’insegnamento.
I suoi legami
con la cultura italiana sono sempre rimasti stabili, pubblicando
diversi libri nella nostra lingua, quali La teoria dell’alienazione in
Marx, Socialismo o barbarie, Alternative alla società del capitale,
Letteratura, storia, coscienza di classe, dedicato al suo maestro
Lukács.
Infine l’anno scorso la casa editrice Punto Rosso ha pubblicato la sua grande opera: Oltre il capitale (recensita qui).
Sfortunatamente
in italiano non sono state tradotte altre opere fondamentali di
Mészáros, soprattutto i volumi sull’ideologia, sull’educazione, sulla
coscienza di classe e la struttura sociale e una grande monografia su
Sartre.
Aveva iniziato a scrivere una critica allo Stato, di cui
aveva pubblicato un primo volume in portoghese, opera che rimane
incompiuta.
IN AMERICA LATINA, e in particolare in Brasile, aveva
trovato una vasta ricezione, come è diventato consueto in questi decenni
a proposito della diffusione del pensiero marxista.
Chavez lo
aveva insignito del premio «Libertador» per il pensiero critico,
facendone un punto di riferimento della sua rivoluzione politica.
A
differenza degli altri membri della Scuola di Budapest, che hanno
abbandonato il pensiero di Lukács, Mészáros ha mantenuto sempre un
legame speciale con il suo maestro, criticandone alcune concezioni man
mano che andava assumendo una propria fisionomia intellettuale, eppure
rimanendo sempre sia dentro l’universo teorico del marxismo, sia
riferendosi costantemente al pensiero di Lukács.
Con lui conservò
rapporti affettivi e umani che andavano oltre le critiche, dando la
dimostrazione di essere umano intero, con un proprio pensiero sempre più
originale, ma anche cosciente che il suo stesso pensiero aveva, a sua
volta, un’origine, il pensiero di Lukács.
A chi lo ha conosciuto
personalmente, dava la netta sensazione di avere appreso dal maestro la
caratteristica più importante per un pensatore: essere un uomo buono.
MÉSZÁROS
è stato un critico radicale del capitalismo, riuscendo a sviluppare una
critica non eurocentrica, ma aperta alle tematiche della
neo-colonizzazione, dello sfruttamento del Terzo Mondo usato, a sua
volta, come strumento di sfruttamento anche del Primo Mondo.
Si è
schierato per una sempre maggiore democratizzazione dei sistemi sociali
ed economici, spingendo verso un crescente controllo sociale sulla
produzione economica, cercando, quindi, di superare la logica del
profitto.
Nella sua opera magna, Oltre il capitale, ha sviluppato
anche una critica al socialismo realizzato nei paesi dell’Est Europa,
considerandolo come un capitalismo di Stato, asservito alla logica del
profitto.
In questa opera ha ritenuto insufficiente la critica del
suo maestro non accettando l’idea lukacsiana che il socialismo
realizzato potesse essere riformabile. Nella sua critica al capitalismo e
al socialismo realizzato ha ripreso molti temi del Marx dei Grundrisse,
per mostrare come la logica del profitto sia ancora il fondamento di
ogni relazione sociale di lavoro nel mondo di oggi.
Ha posto, quindi, la necessità di creare alternative a questa logica relazionale per superare lo sfruttamento dell’essere umano.
Non c’è dubbio che la perdita di un pensatore della sua levatura sia enorme e difficilmente colmabile.