il manifesto 27.10.17
Bolzaneto e Asti, la tortura è nelle carceri
Strasburgo. Stop all’impunità. La legge non basta contro i torturatori
di Patrizio Gonnella
Oltre
4 milioni di euro di risarcimenti e l’ennesima brutta figura
internazionale. A 16 anni di distanza dal G8 di Genova, dopo le sentenze
sulla Diaz, e 13 anni da quanto accaduto nella prigione di Asti,
arrivano altre due condanne da Strasburgo, le ennesime, per tortura. Non
una parola qualunque ma tortura.
Stavolta, tuttavia, ci sono
alcune sostanziali differenze rispetto al passato nella decisione della
Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
In primo luogo le condanne
sono state due, per due fatti ben diversi tra loro. Da una parte ci sono
le vicende del G8 di Genova e della caserma di Bolzaneto. Già in
passato per le torture e le violenze avvenute nel luglio 2001 l’Italia
era stata condannata dalla Corte di Strasburgo, sia per gli episodi
della scuola Diaz che proprio per quanto avvenne a Bolzaneto. Dall’altro
le brutalità commesse nelle prigioni di Asti nel 2004.
Ciò che
accomuna tuttavia i due casi è che riguarda delle prigioni. Nel caso di
Bolzaneto un carcere improvvisato. Nel caso di Asti una galera vera e
propria (per la prima volta l’Italia viene condannata per tortura in un
carcere). Prigioni dove sono avvenute violenze brutali, minacce
fasciste, fino allo scalpo verificatosi nella sezione di isolamento del
carcere piemontese.
La seconda novità rispetto al passato è
l’entità dei risarcimenti alle vittime che superano di gran lunga quelli
a cui finora la Corte di Strasburgo ci aveva abituato, arrivando in
alcuni casi a riconoscere fino ad 85 mila euro ad un singolo ricorrente.
Al
di là della cronaca dei fatti, tuttavia, la doppia sentenza di oggi
fotografa ancora una volta il clima di impunità che si era strutturato
in Italia. Per lunghi anni nel nostro paese non c’è stato modo di avere
giustizia e, ancora una volta, abbiamo dovuto aspettare una decisione
europea.
Ora l’Italia da qualche mese ha una legge e il termine
tortura è stato introdotto nell’ordinamento giuridico italiano.
Tuttavia, come abbiamo avuto modo di dire già all’indomani
dell’approvazione, il testo è molto lontano da quello della Convenzione
delle Nazioni Unite che era quello che chiedevamo.
Altro elemento
di queste sentenze che non può essere tralasciato è quello dell’impunità
per gli autori delle violenze. Alcuni dei responsabili degli episodi
oggi giudicati come tortura dalla Corte Europea sono ancora in servizio e
a rispondere dei loro atti criminosi sarà solamente lo stato italiano
dal punto di vista pecuniario.
Nei prossimi giorni l’Italia andrà
sotto osservazione dinanzi al Comitato delle Nazioni Unite contro la
tortura. Antigone ha presentato un rapporto indipendente sulla
situazione del Paese sul quale vedremo come risponderanno le autorità
italiane dopo questa ennesima condanna. In ogni caso, quello che oggi
chiediamo è: che sia adottato un codice di condotta per i comportamenti
in servizio di tutti gli appartenente alle forze dell’ordine; che ci sia
sempre l’identificabilità di tutti coloro che svolgono compiti nei
settori della sicurezza e dell’ordine pubblico; che si interrompano le
relazioni sindacali con quelle organizzazioni che difendono, anche in
sede legale, i responsabili di questi comportamenti; che dinanzi a
questi casi lo Stato si costituisca parte civile; che vengano assunti
tutti i provvedimenti amministrativi del caso contro gli autori delle
violenze; che venga istituito un fondo per il risarcimento delle vittime
di tortura.
* presidente Antigone