il manifesto 24.10.17
Aumenti a statali e insegnanti: rischio «beffa» sugli 80 euro
Legge
di Bilancio. Non ci sono ancora le risorse per garantirli a chi avrà il
rinnovo contrattuale. La Fiom Cgil chiede lo sciopero generale
di Antonio Sciotto
ROMA
La legge di Bilancio è ancora allo stato di bozze, ma tra le certezze
c’è il fatto che gli statali e i lavoratori della scuola non hanno
ancora scampato il rischio «beffa degli 80 euro». È vero che finalmente
dovrebbe arrivare l’agognato rinnovo contrattuale, atteso da quasi nove
anni (l’ultimo risale al 2009, poi i blocchi sempre confermati), ed è
vero che il governo sembri disposto a stanziare ben 2,9 miliardi per il
triennio 2016/2018, ma dall’altro lato non sono ancora state reperite le
risorse per assicurare il bonus degli 80 euro a chi – proprio in forza
dell’aumento contrattuale: 85 euro lordi – è destinato a passare di
scaglione perdendo così il bonus. Ottantacinque euro lordi a fronte di
80 netti non sembrano insomma un bell’affare, almeno sul piano
strettamente economico.
MA IL DANNO ALLE fasce medio basse, ai
lavoratori e ai pensionati, come denuncia Sinistra italiana, si dovrebbe
giocare anche sul fronte dei tagli al sistema sanitario nazionale, e in
particolare ai Lea, i livelli essenziali di assistenza: «La nuova legge
di bilancio – denuncia il segretario Nicola Fratoianni – propone nuovi
tagli alla salute dei cittadini: 2,6 miliardi di euro tolti alle
regioni, che si scaricheranno su salute e sociale. Senza considerare il
rinnovo del contratto degli statali, che costa 1,3 miliardi di euro, che
verranno sottratti dal Fondo nazionale sanitario, senza immettere
risorse aggiuntive nel sistema». «Una vergogna infinita – conclude –
mentre 12 milioni di italiani sono costretti a rinunciare alle cure».
La
novità più grossa, tornando agli statali, sarebbe previsto (siamo
costretti al condizionale, visto che si tratta sempre di bozze) un
aumento netto mensile di circa 400 euro per la parte fissa della
retribuzione dei presidi scolastici, equiparandoli così agli altri
dirigenti della pubblica amministrazione. Interventi anche per
rimodulare gli scatti dei professori universitari, come anticipato dal
ministero dell’Istruzione nei giorni scorsi, e per assumere circa 1.600
ricercatori (ma non è ancora chiaro se a termine o a tempo
indeterminato). Le bozze prevedono inoltre 15 milioni di euro in più per
i dottorati e 10 milioni in più per il diritto allo studio.
TRA
LE ALTRE MISURE emerse ieri, ci sarebbe poi la sospensione del pagamento
degli adempimenti fiscali per i residenti e per le imprese dei comuni
dell’isola di Ischia colpiti dal sisma del 21 agosto. Ancora, sarebbero
in arrivo detrazioni fiscali per gli abbonamenti ai mezzi pubblici: si
pensa di fissare la detraibilità dall’imposta lorda al 19% per un
importo delle spese non superiore a 250 euro all’anno.
Verrebbe
finanziata anche una delle «cenerentole» della narrazione renziana,
ovvero la ristrutturazione degli edifici scolastici: si prevedono 192
milioni nel 2018 e 96 milioni per il 2019. Il capitolo, tra i primi
lanciati nel 2014 dall’allora appena insediato premier, ma mai
concretizzato, è quello delle cosiddette «scuole belle».
Verrebbe
confermata poi la stabilizzazione della cedolare secca al 10% per gli
affitti abitativi a canone concordato. E contro la manovra stanzierebbe
50 milioni di euro per realizzare un piano triennale straordinario
(2018-20) di costruzione di invasi idrici multiobiettivo e per
interventi volti a contrastare le perdite degli acquedotti.
ALTRO
PASSO, MA NON è ancora la web tax, sarebbe in arrivo – in traduzione di
norme Ocse – una stretta contro le aziende che spostano profitti
all’estero con il solo obiettivo di minimizzare le tasse da pagare. Si
pensa a paletti più rigidi sulla «stabile organizzazione».
Sarebbe
prevista poi la possibilità di prorogare per un anno la cig
straordinaria (da 24 a 36 mesi) per le aziende con un organico oltre 100
dipendenti impegnate in un processo di riorganizzazione con un accordo
al ministero del Lavoro.
E SE RENATO BRUNETTA di Forza Italia
critica il governo per il ritardo nel presentare la legge al Parlamento –
«La scadenza era il 20 ottobre» – l’assemblea generale Fiom ha
approvato un documento che lancia un percorso di mobilitazione, fino
anche allo sciopero generale, «per cambiare la manovra»