il manifesto 19.10.17
Asia Argento
Cara sinistra ascolta la denuncia delle donne
Sinistra
e femminismo. Dobbiamo ascoltare un linguaggio che non conosciamo
abbastanza, e riconoscere un sistema etico e di valori che consideriamo,
sbagliando, altro da noi
di Maria Cecilia Guerra
Da
quando l’attrice Asia Argento ha denunciato sul New Yorker il suo
stupratore, un potente produttore di Hollywood, si è verificato qualcosa
di straordinario. Intanto altre vittime dello stesso uomo hanno
parlato, scoperchiando un sistema corrotto.
Un sistema ben
radicato e ben corazzato, nel quale tutti sapevano e nessuno parlava,
alcuni venivano pagati per tacere, altri ancora per insabbiare.
Ma
soprattutto è successo che l’onda di parole femminili, di rivelazioni,
di racconti di violenze, stupri, molestie, ricatti, abusi di potere non
si è fermata a Hollywood e agli Usa. Con l’hashtag #metoo (anche io, è
successo anche a me) centinaia di migliaia di donne e ragazze sui social
media hanno strappato il sipario e rivelato la scena di una
sopraffazione maschile raccapricciante e estremamente diffusa.
Il
dato certo non è nuovo, ma è nuovo questo impetuoso movimento di massa
che attraversa gli oceani e sbatte in faccia agli uomini e al potere la
loro responsabilità e il disgusto che ne accompagna i comportamenti
violenti, con la ferma intenzione di dire basta e di mettere fino a
tutto questo.
Come è possibile, allora, che la politica e le istituzioni non reagiscano, tacciano davanti a questa enorme protesta?
Io
non voglio tacere. Non solo perché sono ben consapevole che ogni
testimonianza è vera e sofferta, ma anche perché sono certa, certissima,
che qui si vede in trasparenza un nodo della crisi della rappresentanza
politica. Un punto politico che tutte e tutti siamo chiamati a
interrogare trovando le necessarie risposte.
In particolare parlo
per me e per i miei compagni, quelli con i quali ho l’ambizione di
costruire una realtà politica a sinistra del Pd che ascolti le proteste e
le istanze di questo Paese.
Non possiamo farlo senza le donne,
non possiamo farlo senza la forza femminile e senza la loro creatività,
senza la capacità delle donne di rovesciare l’ordine del discorso
corrente e di portare nel senso comune voci e istanze di enorme valore
non ancora riconosciute.
Quello che scopriamo impiegando anche
solo mezzora a leggere ciò che viene raccontato con l’hashtag collettivo
#metoo (in Italia anche #quellavoltache) è il risultato di un odioso
abuso di potere sul lavoro, nella scuola, nelle nostre città, nei
servizi pubblici, nelle famiglie.
In ogni parte del mondo, in ogni
contesto sociale e culturale. Ovunque le donne vengono valutate di
meno, pagate di meno, occupate di meno, ricattate di più. Donne che
tacciono per paura di perdere il lavoro, di vedere schiacciati i loro
sogni, di non essere credute, di essere insultate e disprezzate come
succede in questi giorni alla coraggiosa Asia Argento.
Queste
donne non si fidano di noi e non si fidano delle istituzioni: non delle
forze dell’ordine, non della magistratura, non delle loro comunità.
Temono di ritrovarsi sul banco degli imputati al posto del carnefice.
Temono che il provvedimento di tutela e giustizia che chiedono e che
spetta loro arriverà troppo tardi per salvarle. Temono che non arriverà
mai.
Sono preoccupate di vedere le loro figlie passare attraverso
lo stesso inferno e la stessa gogna. Sono sfiduciate, non credono che la
cultura patriarcale cambi, e che la politica faccia la sua parte per
accelerare questo cambiamento.
A questo bisogna mettere riparo, al
più presto. E con il femminismo, con le associazioni di donne, con le
rappresentanze sindacali che si impegnano ogni giorno con le
lavoratrici, dobbiamo aprire subito un confronto. Essere disponibili ad
ascoltare un linguaggio che non conosciamo abbastanza, a riconoscere un
sistema etico e di valori che non abbiamo saputo assimilare e che,
sbagliando, consideriamo altro da noi.
Se non faremo questo, metà
del mondo sarà fuori dal nostro raggio d’azione, dunque la nostra azione
non sarà efficace. E non sapremo rappresentare la parte del paese che
non trova più ascolto nella politica e nelle istituzioni, perché le
donne ne occupano il centro, e non da ieri.
* L’autrice è presidente dei senatori Mdp