Il Fatto 23.10.17
Il nuovo “balzo in avanti” della Cina: l’economia pianificata con i Big Data
Nella seconda parte del suo mandato il leader Xi trasformerà il Paese in una potenza tecnologica ma senza mercato
di Mario Seminerio
Con
un discorso di quasi quattro ore, il presidente cinese Xi Jinping ha
illustrato al congresso del Partito comunista cinese, che gli conferirà
il secondo mandato quinquennale, il luminoso avvenire che attende il
Paese, dipinto come una forza tranquilla ma determinata a farsi
rispettare e a procedere verso un nuovo “Grande Balzo in avanti”
tecnologico.
La visione di Xi reitera quella espressa nel 2013:
un’economia di mercato ibridata con forti imprese pubbliche e una
progressiva apertura ai capitali internazionali. La presa del partito
sulla società resta saldissima e appare destinata a rafforzarsi con la
definizione di “spina dorsale della nazione”. La Cina aspira addirittura
a sviluppare un soft power, cioè una fascinazione culturale e valoriale
in Paesi terzi, che appare piuttosto singolare, per un Paese a partito
unico.
Più concretamente, utilizza i fondi incanalati nel grande
progetto della “nuova via della seta”: la Belt and Road Initiative e la
Asian Infrastructure Investment Bank, versione cinese delle istituzioni
multilaterali di sviluppo di emanazione occidentale, grande esca per un
emisfero eurasiatico affamato di crescita economica, con l’Africa eterna
Cenerentola ma sulla quale Pechino sta da tempo investendo, e le
forniture di petrolio e materie prime dal Sudamerica della dittatura
venezuelana, dell’affanno economico ecuadoriano e del tentativo di
rilancio argentino. Mentre Donald Trump insegue la distopia
isolazionista e regressiva della Old America a carbone, causando ansia
alle imprese statunitensi, Pechino punta sulle tecnologie verdi come
nuovo strumento di conquista dei mercati globali.
La Cina ha sin
qui vampirizzato la tecnologia sviluppata in Occidente, consentendo
l’accesso al proprio mercato solo dopo condivisione delle tecnologie,
poi sviluppate su base domestica. Ai colossi digitali privati cinesi
(Tencent, Alibaba, Weibo, Baidu) è concesso di prosperare dietro
“collaborazione” con lo Stato costruita su Big Data e intelligenza
artificiale, in un audace esperimento di ingegneria sociale: riprodurre
condizioni di mercato in un’economia a comando statale, grazie a flussi
informativi in tempo reale sull’attività degli agenti economici. I Big
Data come strumento surrogato del valore segnaletico dei prezzi di
mercato: la nuova giovinezza del Pianificatore centrale, che nella
precedente era comunista non era in grado di prevedere la domanda di
mercato e finiva a produrre una “economia della penuria”, che ha fatto
collassare il sistema.
La scommessa cinese è quella di usare le
nuove tecnologie per creare una superpotenza politica ed economica senza
le libertà individuali che hanno sino a questo punto della storia
accompagnato lo sviluppo. La logica dei “nuovi blocchi” avanza,
l’Occidente rischia di essere spiazzato dal “mercato digitalmente
pianificato” cinese.