Il Fatto 22.10.17
Biotestamento, le dimissioni mancate (sette volte) che bloccano la legge
Radicali - Cappato: “Se la De Biasi mollasse la commissione si finirebbe in Aula”
di Lorenzo Giarelli
Quel
limbo sterminato che divide Camera e Senato ha risucchiato da mesi
anche la legge sul biotestamento, che dovrebbe concedere la possibilità
ai malati terminali di decidere sul proprio fine-vita e sull’eventuale
sospensione delle cure. Lo scorso aprile la Camera, coi voti del Pd e
dei 5 Stelle, aveva approvato la legge, ma da mesi il ddl è ferma in
Commissione al Senato e lì rischia di impantanarsi, dovendo fare i conti
con l’ostruzionismo delle opposizioni che hanno presentato oltre 3.000
emendamenti. Eppure una soluzione ci sarebbe: “Basterebbe che Emilia
Grazia De Biasi si dimettesse da presidente della commissione Sanità del
Senato e così la legge sarebbe subito mandata in Aula”. Lo spiega il
radicale Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni che
negli ultimi anni ha più volte sollecitato la necessità di una legge sul
fine-vita, sostenendo le cause di diversi cittadini che hanno scelto di
interrompere le cure. Il problema è che, come segnala l’associazione
Luca Coscioni, da giugno a oggi De Biasi ha annunciato già sette volte
le proprie dimissioni, senza però mai dar seguito concreto alle parole.
Il motivo, secondo Cappato, è ormai chiaro: “La legge è finita vittima
delle esigenze delle coalizioni e delle correnti interne dei partiti”.
Il
peccato originale, ancora una volta, è ritrovarsi a discutere una legge
fondamentale per i diritti a fine legislatura, con un calendario pieno e
logiche di partito, specie in prossimità delle elezioni siciliane, che
mettono in secondo piano il merito della legge.
Una melina
infinita per una legge che, a detta di Cappato, è pure molto prudente:
“Si limita a recepire le indicazioni della Corte Costituzionale sui casi
Welby e Englaro”, con un’opinione pubblica ormai “largamente favorevole
persino all’eutanasia, figurarsi al testamento biologico”. Quella sul
fine-vita è una delle battaglie di disobbedienza civile che Cappato ha
raccolto in Credere, disobbedire, combattere (Rizzoli). C’è il caso di
Dj Fabo, che Cappato aiutò ad ottenere il suicidio assistito in
Svizzera, ma anche lotte per l’aborto, per le unioni civili, per la
depenalizzazione delle droghe leggere: “Quando il cittadino impone la
propria storia e le proprie emergenze, anche al costo della
disobbedienza civile, allora supplisce alla paralisi della politica,
assorbita da troppe logiche di potere”.
Le stesse logiche che
stanno bloccando la legge sul fine-vita in Commissione e che preoccupano
Cappato: “Ogni giorno che passa senza le dimissioni della De Biasi è un
giorno perso”. Ora o mai più, senatrice De Biasi.