Il Fatto 19.10.17
“Catalogna anno zero: Madrid è irremovibile”
Klaus-Jürgen Nagel. Il politologo: “Dal governo centrale solo muri”
Oggi
scade l’ultimatum. Il presidente Puigdemont dovrà chiarire al primo
ministro Rajoy (a sinistra) se la Catalogna si è proclamata indipendente
“Anche una riforma in senso federale della Spagna appare improbabile”
di Andrea Valdambrini
Puigdemont
e Rajoy come in un western di Sergio Leone: uno di fronte all’altro,
pronti al duello, ma chi sparerà per primo? Di questa snervante impasse
tra il governo centrale spagnolo – che ieri ha proposto all’esecutivo
regionale di rinunciare ad attivare l’articolo 155 sul
“commissariamento” di Barcellona in cambio della convocazioni di
elezioni anticipate – e quello della regione della Catalogna, che
potrebbe vedere oggi una prima svolta con lo scadere dell’ultimatum agli
indipendentisti, parliamo con Klaus-Jürgen Nagel, politologo
dell’Università Pompeu Fabra di Barcellona.
A che punto è il ping-pong tra Rajoy e Puigdemont?
I
catalani si trovano davanti un muro, parlino di indipendenza o
semplicemente di tenere una consultazione. Ma anche se il gioco è di
fatto da una parte sola, è vero che entrambi cercano di capitalizzare al
massimo.
Di chi è la colpa?
Non dei catalani, basta mettere
in fila i fatti. Nel 2010 la Corte Costituzionale negò gli articoli
essenziali dello Statuto di Autonomia negoziato nel 2004 e approvato con
un referendum in Catalogna, seppur in una versione depotenziata. Da
allora i nazionalisti hanno perso fiducia nella speranza di autonomia e
chiesto un referendum sull’indipendenza. Quando si sono resi conto che
non l’avrebbero mai ottenuta, sono arrivati all’idea della dichiarazione
unilaterale. Pronti a bloccarla, se il governo spagnolo accettasse di
trattare.
Al di là dei proclami e delle schermaglie, come andrà a finire?
Soluzioni
a portata di mano non ne vedo. La Generalitat potrebbe rinunciare
all’indipendenza solo nella prospettiva di un referendum negoziato con
Madrid. Il governo spagnolo e i partiti di opposizione rifiutano però
sulla base del principio di sovranità della Spagna e discutono solo del
grado della repressione. Finché regge il fronte di popolari, socialisti e
Ciudadanos (e che include anche Podemos), e l’Ue permette a Rajoy di
ignorare le richieste dei catalani, gli unici dubbi riguardano il grado
di repressione da parte del governo centrale o i modi e tempi della
possibile applicazione dell’articolo 155 della Costituzione per
eliminare l’autonomia della regione.
Poniamo si arrivi a un vero
punto di non ritorno. Non sarebbe un problema anche per Puigdemont,
ostaggio degli oltranzisti della secessione e senza, per questo,
ulteriore margine di manovra?
L’uso della violenza politica il 1°
ottobre non ha scosso particolarmente il fronte dei partiti spagnoli,
anche se ha creato un clima internazionale di simpatia verso i catalani.
Se la repressione si intensificasse, tutti gli indipendentisti si
unirebbero e potrebbero controllare la regione, in accordo con la legge
che il parlamento catalano ha predisposto. Sul fronte opposto, i partiti
spagnoli che sostengono il governo, inclusi alcuni esponenti del Psoe,
non chiedono niente altro che maggior uso della forza.
Crede che una riforma della Spagna in senso federale sia possibile?
Mi
sembra un’eventualità più improbabile dell’indipendenza catalana.
Sarebbe necessaria la modifica della Costituzione con l’accordo dei
maggiori partiti e lascerebbe da parte l’opinione dei catalani stessi,
che rappresentano il 16% della popolazione. La federazione sarebbe
inutile, se non riconoscesse il carattere plurinazionale della Spagna.