venerdì 13 ottobre 2017

Il Fatto 13.10.17
Lava, fotocopia e piega: ecco l’alternanza scuola-schiavitù
Il bilancio dopo il secondo anno - Le aziende sfruttano gli studenti: potranno poi godere degli sgravi sulle assunzioni
Lava, fotocopia e piega: ecco l’alternanza scuola-schiavitù
di Francesca Fornario

Che hai fatto oggi a scuola? “Ho servito ai tavoli e pulito i cessi”, “Ho fatto un mucchio di fotocopie”. “Sono stata quattr’ore in piedi a far niente”. Sono di questo tenore molte delle risposte fornite dagli studenti intervistati dall’Uds (l’Unione degli Studenti) per la ricerca effettuata quest’estate sull’efficacia dell’Alternanza-scuola lavoro sui diretti interessati. Storie che confermano i dati dello studio sui 15mila studenti pubblicato a maggio.
La maggior parte degli studenti – il 57 per cento – ha svolto mansioni che non avevano nulla a che fare con il proprio percorso di studi, come i ragazzi dell’artistico Calò, a Taranto, spediti alla Lega Navale e messi a scartavetrare le navi che avevano bisogno di una riverniciata. Volevi fare il pittore? Accontentato! Il 40 per cento degli studenti ha denunciato una violazione dei propri diritti. In molti casi l’alternanza si è trasformata in semplice lavoro gratuito, alla cassa di un negozio di borse, nella cucina di un fast-food: una conseguenza dell’accordo siglato tra il Ministero e aziende come McDonald’s o Eni, che hanno messo a disposizione 27mila posti per gli studenti in alternanza. “Ma io, di preciso, cos’è che devo imparare di così formativo inchiodato per 400 ore da Zara a piegare le magliette aggratis?”.
Le testimonianzedegli studenti sono sconfortanti. “Molti di loro sono stati costretti a lavorare durante le vacanze”, spiega Francesca Picci dell’Uds. E dice “lavorare”, pure se gratis, perché lavoro gratuito è stato quello dei 2700 studenti che la guardia di finanza di Bassano del Grappa ha sorpreso a cucinare e servire tramezzini nei bar, negli alberghi e nei ristoranti della zona. In quel caso – secondo l’accusa delle Fiamme Gialle – due società di intermediazione con la residenza fittizia all’estero, in Svizzera e a San Marino, hanno anche lucrato: 60 euro per ogni studente piazzato. Lavoro gratuito – al posto del lavoro retribuito e dell’istruzione gratuita prevista dalla Costituzione – è stato anche quello degli studenti dell’istituto alberghiero Gentileschi di Milano, mandati ad agosto in Sardegna a sostituire i lavoratori che erano stati licenziati nei villaggi turistici. Per le aziende la prospettiva di un doppio guadagno: forza lavoro gratuita in alternanza gentilmente offerta dalla scuola pubblica in alta stagione, per tre anni. E poi, se assumi, lauto sconto sui contributi, gentilmente offerto dal ministero del Lavoro: la legge di Stabilità del 2016 lo ha infatti previsto per le aziende che assumono uno studente che ha fatto almeno il 30 per cento delle ore di alternanza presso l’azienda. Che assumono, sì, ma con il Jobs Act: altro sconto. E quando l’agevolazione fiscale finisce, licenzi, come consente di fare entro tre anni il contratto a tutele crescenti, e sostituisci il licenziato con un altro studente in alternanza. Pratico, no?
Non è tutto: il 38 per cento degli studenti ha dovuto sostenere spese “fino a 400 euro”, dice il rapporto Uds, per recarsi presso l’azienda o l’ente dove avrebbe dovuto svolgere l’alternanza. Come è capitato ai ragazzi del liceo classico Colletta di Avellino con l’autobus per trasportare gli studenti all’Università Federico Secondo di Napoli. Al costo di 200 euro a studente.
A questi si aggiungono le decine di casi di sfruttamento già scoperti è raccontati anche da questo giornale: lo studente che a La Spezia si è spappolato un ginocchio perché gli è caduto addosso il muletto che stava guidando, gli studenti dell’alberghiero di Viterbo mandati a servire ai tavoli alla Festa del Pd, le studentesse costrette a subire le molestie del titolare del centro estetico di Monza. Costrette perché la Buona Scuola prevede che l’alternanza sia materia di colloquio all’esame orale e che il “tutor aziendale”, debba fornire “ogni elemento atto verificare e valutare le attività dello studente e l’efficacia dei processi”.
Per questo gli studenti scendono in piazza oggi in tutta Italia, mentre il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, chiede alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli una moratoria sull’alternanza: sono troppi i casi conclamati di abuso, fermiamoci e ragioniamo.
I governi ci hanno ragionato negli ultimi dieci anni, da quando l’alternanza scuola-lavoro è stata istituita nel 2005 dalla ministra Moratti. All’epoca era però in via sperimentale, quindi non obbligatoria, per i soli studenti degli istituti tecnici e professionali. Nel 2015 il governo Renzi, con la ministra Giannini, ci ragiona e obbliga all’alternanza tutti gli studenti delle scuole superiori. Duecento ore per i licei, 400 per gli istituti tecnici, con la “possibilità” di farla anche durante le vacanze. Virgolette d’obbligo, perché gli studenti sono sottoposti al ricatto della valutazione e accettano ogni condizione imposta. Come ha fatto lo studente di Parma mandato a lavorare in un centro sportivo da un istituto tecnico economico: si è ritrovato a trasportare ombrelloni e lettini per sei ore al giorno, sette giorni su sette, mentre i suoi coetanei erano in vacanza. O come ha fatto Tommaso, studente del liceo artistico Enzo Rossi di Roma, che la vigilia di Natale e il primo dell’anno ha svolto, come richiesto, il suo servizio di alternanza al museo di Palazzo Venezia: “Dovevo fare la guida – racconta – in teoria, ma siccome non mi hanno spiegato niente non potevo avvicinarmi ai turisti. Che facevo? Stavo lì, in piedi, fermo, che non potevo farmi vedere distratto o mettermi a leggere, altrimenti la valutazione sarebbe stata negativa”.