Corriere21.10.17
«Così entro nella testa di Hitler e Mussolini»
Sokurov pronto a girare un film sull’incontro tra i due dittatori: voglio svelare i segreti dei loro caratteri
di Giuseppina Manin
Cosa
pensava Mussolini quando si incontrò per la prima volta con Hitler a
Venezia? E il Führer, fisicamente complessato, che sensazioni provò di
fronte a quel Benito macho e muscoloso, così diverso da lui? E Churchill
e Stalin, quanto si detestavano in segreto? «A guardare a fondo in
quegli animi, la storia forse svelerebbe altre ragioni insospettabili»
suggerisce Alexandr Sokurov, Leone d’oro a Venezia per un Faust
visionario, grande esploratore del secolo breve e dei suoi tragici eroi,
da Hitler ( Moloch ) a Lenin ( Taurus ) a Hirohito ( Il Sole ).
Un’indagine
sul potere e le sue anime morte che il regista siberiano ora porta
avanti in Italia con un nuovo film, scritto con la sua collaboratrice di
sempre, Alena Shumakova, coprodotto tra Russia e Italia, partner Rai
Cinema, l’Istituto Luce e Avventurosa.
La risata tra le lacrime
(titolo non definitivo) è un nuovo passo nell’orrore del Novecento, che
vedrà Mussolini a confronto con altre tre figure cardine, Stalin,
Hitler, Churchill. «Mi sono spesso chiesto quanto le loro decisioni,
così fatali nella Seconda guerra mondiale, fossero dettate dal loro
carattere. La mia ambizione è entrare nella “cucina dei tiranni”, capire
cosa pensavano, cosa mangiavano, cosa preparavano. Per farlo devo
penetrare le loro menti, dar voce ai pensieri più intimi, paure,
desideri nascosti».
Impresa temeraria, i morti non parlano più.
«Eppure il cinema può farli rivivere. Le loro immagini, le loro voci,
sono ancora tra noi. Imprigionate in pellicole pronte a svelare segreti
inconfessati e inconfessabili». La grande ricerca di Sokurov è così
negli archivi del cinema. Di Mosca e Pietroburgo, della Cineteca del
Friuli, del cinema amatoriale Home Movies, della Resistenza, della
Fondazione Ansaldo. «E naturalmente del Luce, fondato dallo stesso
Mussolini. Dove il Duce compare in un’infinità di materiali. Anche
inediti, dove è colto in situazioni private, di solitudine, di svago, in
vacanza, in famiglia. E così anche per gli altri protagonisti. Ciascuno
reciterà se stesso, le loro voci fuori campo permetteranno di sentire
il loro mondo interiore, i cambiamenti d’umore, i deliri di grandezza».
L’incontro
tra Hitler e Mussolini a Venezia è emblematico: il Führer esangue nel
goffo impermeabile e cappello floscio guarda con ammirazione il Duce
muscoloso, in calzoni alla zuava, fez e stivaloni. «Tanto Benito appare
disinvolto e sicuro di sé, tanto Adolf smorto e privo di carisma. Si può
immaginare la sua invidia per quell’incantatore di serpenti che era
Mussolini». Una seduzione di cui Sokurov si chiede le ragioni. «Perché è
diventato leader? Chi era quell’uomo venuto dal nulla capace di sedurre
folle povere e semianalfabete? Non era il diavolo. Piuttosto un attore,
capace di mettere in scena lo spirito del suo popolo come nessun altro
dittatore. Una figura interessante, ambigua, contraddittoria».
Per
studiarla Sokurov ha lavorato sui gesti, sul volto del Duce, dilatando
le immagini, isolando particolari. «Ma per entrare nella sua testa ho
usato anzitutto la voce, ampliandone le frequenze fino a incontrare
inquietanti aree acustiche. Lo spettro della sua voce è stato il luogo
d’accesso al cervello di un intero popolo».
Il film nascerà così.
«Senza girare una sequenza, utilizzando esclusivamente suoni e immagini
di repertorio, da trasformare con effetti digitali in racconto di
finzione. Per smascherare la sacralità dei “mostri della storia” e
rivelarne la loro natura umana, ragione e causa di ogni tragedia ».