Corriere 19.10.17
I piani per una Cina felice
Xi disegna la Cina fino all’anno 2049 «Belli e armoniosi»
di Guido Santevecchi
Xi
Jinping ha aperto, con un discorso di tre ore e mezza, il Congresso del
Partito comunista cinese. Ha promesso un Paese «più felice, bello e
armonioso» e tracciato piani fino al 2049. Al termine del Congresso, che
dura una settimana, Xi Jinping verrà rieletto e con ogni probabilità il
suo pensiero verrà scritto nella Costituzione.
PECHINO
Quale leader mondiale di questi tempi può promettere «una vita migliore
e più felice» al suo popolo? Un Paese «più bello e armonioso»? Lo ha
fatto Xi Jinping aprendo il 19° Congresso del Partito-Stato che domina
la Cina dal 1949. E dichiarando che il socialismo con caratteristiche
cinesi è entrato in «una nuova era» di successi, Xi ha anche tracciato
piani fino al 2020, poi fino al 2035 e ancora fino al 2049.
Ha
parlato per tre ore e mezza, con un tono di voce più pacato del solito,
ispirato da una fiducia basata sui risultati. Il segretario generale e
presidente della Repubblica popolare ha subito rivendicato che sotto la
sua guida, negli ultimi cinque anni, il Pil cinese è salito da 8,2 a 12
trilioni di dollari. Il 30% cento della crescita globale è dovuto alla
Cina, ha ricordato tra gli applausi. La missione del Partito è
«provvedere alla felicità del popolo» ha assicurato. Nel discorso
l’espressione «vita migliore e più felice» è risuonata 14 volte.
Superata solo dalla «nuova era» con 36 citazioni e dal «Partito
comunista».
Xi ha fissato obiettivi al 2020, vigilia dei cent’anni
dalla fondazione del Partito, e poi al 2035 e ancora al 2049, il
centenario della Repubblica popolare. Il primo traguardo è sempre quello
caro alla retorica cinese: finire la costruzione di una «società
moderatamente prospera». Dovranno seguire altri 15 anni di lavoro duro,
ha avvertito il leader, aggiungendo un modo di dire cinese: non sarà una
passeggiata nel parco. Ma il premio, nel centenario della Repubblica
proclamata da Mao nel 1949, sarà l’edificazione di un Paese socialista
moderno, forte militarmente, democratico (in senso cinese, ndr ),
culturalmente avanzato e «bello».
Sembra chiaro che per le prime
due tappe Xi vorrebbe essere presente e magari guidare ancora il Paese. E
chissà, potrebbe esserci nel 2049: è nato nel 1953 e ieri al suo fianco
era seduto l’ex presidente Jiang Zemin, 91 anni: lo hanno dovuto
sorreggere mentre si sedeva ma poi, sistemato sulla sua poltroncina
rossa, ha ascoltato con attenzione, assopendosi solo per un attimo.
Intanto
questo Congresso rieleggerà Xi alla guida del Partito, con ogni
probabilità iscriverà il «Pensiero di Xi» nella sua costituzione. E se
gli esperti avranno ragione, il segretario generale resterà al vertice
anche dopo il 2020, per altri cinque anni almeno. Ne sapremo di più a
conclusione del Congresso, con la presentazione del nuovo Politburo il
25 ottobre.
Qual è la via per raggiungere gli obiettivi dei due
centenari? Più forza al Partito e al suo capo indiscusso e
indiscutibile. E per garantire la legittimità comunista a governare Xi
insiste che la campagna anticorruzione deve continuare. Il 10% dei
membri del Comitato centrale è stato epurato, 280 dignitari di rango
ministeriale o superiore sono finiti in carcere; 1,3 milioni di
burocrati di medio o basso livello sono stati puniti. Xi ama chiamare i
grandi mandarini corrotti «tigri da abbattere», i piccoli funzionari
ladri «mosche da schiacciare» e ieri ha aggiunto «le volpi da stanare»,
riferendosi a chi è fuggito all’estero con centinaia di miliardi
sottratti al popolo. Il passaggio sulla lotta ai corrotti ha ricevuto
l’applauso più lungo.
Sul fronte geopolitico la Cina dovrà essere
una potenza globale, con «un esercito costruito per combattere», anche
se Pechino «non cercherà mai egemonia ed espansionismo». Nemmeno un
accenno a Nord Corea e Trump. Citazione per Taiwan che deve tornare alla
madrepatria. Poi, di nuovo, il tema della Cina da fare «bella»,
proteggendo l’ambiente con uno «sviluppo verde». Qui Xi, visto che il
cielo sopra Pechino è coperto dallo smog, ha ammesso che i livelli di
inquinamento sono malsani. Ma subito ha aggiunto che ogni dirigente del
Partito respira la stessa aria del popolo.
In campo economico Xi
ha assicurato che la Cina continuerà ad aprirsi, che tassi d’interesse e
cambio dello yuan saranno più basati sul mercato. Ma sulle sue promesse
riformiste del 2012 nessuno in Occidente fa più conto. Il controllo del
Partito sulle imprese si sta facendo ancora più invasivo.
Resta
la crescita sempre confortante: 6,9% nella prima metà dell’anno. È con
questi numeri che Xi può permettersi di dire che il Partito ha come
missione di provvedere alla felicità del popolo. La nuova era è l’era di
Xi.