martedì 17 ottobre 2017

Corriere 17.10.17
Il Professore deluso pure da Pisapia. A giugno gli disse: “Gira l’Italia. Come? Magari usando l’Ape...”
Due volte premier
Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo e del Pd, è stato due volte premier: tra il 1996 e il 1998 e tra il 2006 e il 2008.

ROMA. Prodi non vuole partecipare alla convention europeista del 28 ottobre organizzata dai Radicali guidati da Emma Bonino. Doveva essere l’ospite d’onore, ma per il momento è orientato a rinunciare vista la piega che ha preso l’evento: il lancio di una lista pro Ue che Matteo Renzi immagina coalizzata con il Pd. Per un atto di riguardo verso Bonino, sta pensando di inviare un videomessaggio di saluto, il cui rischio è apparire ancora di più come una plastica presa di distanza.
Se il Professore tiene la sua tenda lontana, lontanissima dal Partito democratico (lo dimostra la sua assenza al decennale di sabato), a maggior ragione non pensa di piantarla nel campo di un partitino alleato o, peggio, di una possibile lista civetta. Nella coalizione disegnata da Renzi, Prodi intravede il contrario delle intenzioni dichiarate e delle sue speranze: una frantumazione del centrosinistra se è possibile più estesa e più confusa rispetto a oggi. È vero che la legge elettorale va verso la logica coalizionale, ma è anche vero che una ritrovata unità si realizza «con la politica, non con le regole », ha detto Prodi agli amici in queste ore. E una politica in grado di ricucire i pezzi del centrosinistra, Prodi non la vede proprio. Nè da parte di Renzi nè da parte di altri. «Il centrodestra lavora da mesi a ricomporre il quadro e adesso che c’è lo strumento, ovvero la legge elettorale, arriva già pronto. Basta leggere giorno per giorno come sono cambiate le parole di Salvini».
Il piano di Renzi potrebbe essere quello di separare, dopo il voto, Berlusconi dalla Lega per fare una maggioranza di governo. Ne ha parlato anche con il Professore. «Mi ha fatto capire che questo è il punto di arrivo — racconta Prodi ai suoi interlocutori — . Per me si sbaglia. Quella sarà una coalizione vera, come la Casa delle libertà. E non si dividerà dopo le elezioni».
La probabile rinuncia di Prodi all’appuntamento del 28 dimostra che a Bologna si nutre poca fiducia su un nuovo centrosinistra in grado di competere e battere le forze della destra. Manca la visione, il progetto e infine la volontà di giungere al risultato. Le dichiarazioni di Renzi del tipo “il candidato premier sono io” non aiutano affatto. Anche Carlo Calenda, altro ospite annunciato della convention, comincia ad avere qualche dubbio: assomiglia troppo all’esordio di un partito. «L’ho detto 60 volte che non mi candido. E ho avvertito gli organizzatori: vengo solo se si parla di Europa e non di elezioni».
Quel giorno dovrebbero prendere la parola anche Enrico Letta, Roberto Saviano e Giuliano Pisapia. Ma le voci sulla nascita di una lista elettorale stanno agitando anche il leader di Campo progressista. La sua presenza non è confermata. Benedetto Della Vedova, uno degli organizzatori, ha colto il pericolo di defezioni a catena. «So che Prodi è arrabbiato per come è stato descritto l’evento», diceva qualche giorno fa. L’effetto dell’arrabbiatura potrebbe essere la definitiva rinuncia.
L’ennesima assenza del fondatore dell’Ulivo e del Pd a un evento legato al centrosinistra dimostra il disincanto del Professore. Si aspettava qualche segnale in più anche da Pisapia. A giugno, richiesto di un consiglio, gli aveva suggerito: «Adesso non ascoltare nessuno. Mettiti a girare l’Italia e basta». L’ex sindaco gli aveva domandato: «Ma come? In treno, in pullman?». «Vuoi un’idea nuova? Usa l’Ape», aveva risposto Prodi. Come dire: stai in mezzo alla gente. L’estate è passata e il giro d’Italia non c’è stato.