Repubblica 29.9.17
L’intervista. Giovanni Impastato
“Con la lista Cento passi Fava offende la memoria di mio fratello Peppino”
Si strumentalizza il ricordo per fini elettorali. È una bugia dire che io ero d’accordo, pronto a denunciare
di Emanuele Lauria
PALERMO.
I cento passi, in un risvolto imprevedibile della storia, stavolta
portano in tribunale. «Denuncio Claudio Fava», minaccia Giovanni
Impastato, il fratello del militante di Democrazia proletaria ucciso
dalla mafia. Non gli è andato giù l’utilizzo del nome del film su
Peppino per la lista del candidato bersaniano alla guida della Regione
siciliana. Ma ha finito per infuriarsi quando Fava ha detto di avere
concordato con lui quest’iniziativa. «Una bugia. Ho atteso una smentita –
attacca Impastato – Adesso vado dall’avvocato». La lite attorno a una
delle più potenti suggestioni della storia siciliana spacca la sinistra e
l’antimafia.
Impastato, sapeva dell’idea di Fava di usare per la sua lista il titolo che richiama la figura di suo fratello?
«Ho saputo dell’iniziativa dalla tv e dai giornali».
Eppure il candidato governatore della sinistra dice di avere “condiviso” quest’idea.
«Guardi, non lo vedo da dieci anni. Fava non ha mai partecipato alle cerimonie per gli anniversari della morte di Peppino».
Perché questa scelta la irrita
tanto?
«Fava
strumentalizza la memoria di mia fratello per fini elettorali.
Un’offesa a me, ai miei familiari e ai compagni di Peppino. Il ricordo
di Impastato si perpetua con una presenza nel territorio, con l’attività
che ogni giorno svolge la mia associazione. Penso alle migliaia di
persone che, a Cinisi, visitano la casa che fu della mia famiglia».
Ma
quella dei cento passi, ovvero la distanza che separa casa Impastato
dalla dimora del boss Badalamenti, è un’espressione artistica che
appartiene a Claudio Fava, sceneggiatore del film.
«Io non contesto il copyright.
Però
Fava è scandalosamente bugiardo, per mutuare un suo motto elettorale.
Doveva coinvolgere, e mente quando dice di averlo fatto, le associazioni
che operano in ricordo di Peppino. La sinistra non si ricostruisce
sbarcando in Sicilia due mesi prima del voto con quattro sigle e uno
slogan. Cinque anni fa il pasticcio della residenza, ora questa
fesseria...».
La storia recente racconta di un’antimafia divisa e rissosa.
A chi andranno i voti del movimento?
«Io
di certo non voterò Fava e neppure la lista di Crocetta: una delusione.
Da questa politica, in realtà, non ci aspettiamo nulla».